“Ho letto con profondo dispiacere il duro atto di accusa verso la categoria di una persona che, una sera, ha dovuto accompagnare a Como da Cernobbio dei turisti perché non c’era più un taxi (qui l’articolo). E l’ho trovato proprio fuori luogo”. Le prime parole di Francesco Mattei, presidente di categoria di Confartigianato Imprese, si allacciano a una segnalazione pubblicata su ComoZero.it alcuni giorni fa. Una denuncia che puntava l’indice verso la categoria sottolineando come sia praticamente sempre difficile – al netto del fatto che in quei giorni ci fosse anche sciopero – trovare mezzi disponibili. Da questa considerazione parte l’analisi del presidente sullo stato di fatto del servizio in città, e non solo.
“Siamo 45 nel capoluogo (35 RadioTaxi e 10 sotto altre due sigle, Ndr) a fronte di centinaia di migliaia di turisti, oltre all’utenza cittadina che chiede il servizio. Potrei fermarmi qui con l’analisi del problema. La domanda forse da porsi è come mai a Cernobbio, ad esempio, ci siano solo 7 taxi e perché in altri Comuni addirittura non esista proprio il servizio. È ovvio che da parte nostra venga data preferenza alla città e poi al resto. Ciò però non significa che per rispondere alle esigenze si debba liberalizzare la categoria. Il nostro è un servizio pubblico sempre più complesso in una città dove, ad esempio, l’offerta ricettiva è in continua esplosione e poi le persone dovranno pur muoversi. Urge incontrarsi a breve con il nuovo sindaco”, spiega Mattei.
Il riferimento è al motivo scatenante dell’ultimo sciopero, ovvero l’articolo 10 del Decreto Concorrenza che apre alla liberalizzazione del settore e che i conducenti di taxi vogliono stralciare. Il timore è che così facendo dovranno combattere con la concorrenza di servizi di noleggio con conducente e di App che si scaricano sugli smartphone, come “Uber” e “Lyft”, che mettono in contatto clienti e autisti privati.
I passaggi contestati dell’articolo 10 sono principalmente due: il primo è quello dove si menziona “l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”; il secondo invece è “la promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati”.
Altrettanto chiaro è il pensiero espresso da Alberto Tabacco, presidente dei tassisti di “Cna Fita”.
“Dobbiamo ridiscutere l’intero settore, è inevitabile. A partire da Como per estenderci ai Comuni di cintura, molti dei quali senza mezzi a disposizione. Noi facciamo corse ovviamente anche fuori città, verso Grandate, nella cintura urbana o sul lago. Ma ciò deve coordinarsi con il rispetto del servizio da offrire a Como, dove noi 45 tassisti operiamo – spiega Tabacco – andiamo dunque oltre i 10 chilometri dal centro e sono ovviamente corse buone, ma non è possibile scoprire Como e soprattutto impegnarci in spostamenti da ore. Manca il servizio in molte parti del territorio e quello cittadino va rivisto. Anche perché poi il turista che subisce un disagio torna a casa e non farà una bella pubblicità a Como”, spiega Tabacco che sottolinea quindi un ultimo aspetto.
“Come evidente a tutti, l’aumento del turismo è un vantaggio. Ma faccio un esempio: ci sono sempre più bed and breakfast che aprono, ben venga. Sempre più turisti attratti dal lago che arrivano e si fanno portare in questi nuovi luoghi di villeggiatura che magari, non è raro che accada, si trovano in posti impervi e difficili da raggiungere, insomma non proprio a Como come vengono pubblicizzati – prosegue il presidente. – Ebbene, una volta lasciati lì, i visitatori cosa pensate che faranno? Ammirato il lago dalla finestra per 10 minuti poi magari vorranno farsi un aperitivo e come raggiungeranno Como? Semplice, chiamando, magari da fuori città, un taxi. E così accade migliaia di volte e noi non possiamo certo rispondere a tutti. O si calibra meglio l’offerta, correlando tra loro i servizi disponibili, o si soccombe. Penso ad esempio all’ultimo bus la sera da Bellagio che più volte ho visto viaggiare pieno per non lasciare a piedi gli sventurati che non hanno altri mezzi per rientrare a Como”.
12 Commenti
Quando andrete a votare, ricordatevi di chi ha difeso a spada tratta la casta dei tassisti e voluto lo stralcio dell’art. 10 dal ddl concorrenza.
Anni addietro prendendo un taxi ho conosciuto il sig. Tabacco, davvero una bella persona. Peccato che gli tocchi difendere l’indifendibile: non ha ragione di esistere la licenza o concessione. E’ un servizio che deve andare totalmente in concorrenza, senza limitazioni. Il servizio a Como è a livello di terzo mondo, caro senza un motivo visto che in concreto si tratta di guidare una macchina con google maps che dice dove andare. Detestabili.
andate a farvi un giro nei paesi civili del nord Europa, poi ne parliamo, l’unica categoria a cui non si può fare concorrenza
Date un po’ di licenze ai cinesi e vedrete che copriranno tutti i servizi, e senza piagnistei…le licenze vanno aumentate e basta, anche se i taxisti ci perdono perché le loro varranno meno. Como città turistica implica scelte e anche innovazione.
È quindi se liberalizzare il settore non è la risposta quale sarebbero le altre soluzioni?
Serve eliminare i privilegi di una casta che non è in grado di soddisfare le esigenze dell’utenza cittadina e men che meno di quella turistica. Siamo indietro anni luce rispetto ad altri Stati. Serve un’App per cercare e prenotare in modo snello un’auto. All’estero è da anni che è possibile farlo. Basta caste e si al mercato libero e alla concorrenza, quella vera, dove modernità, voglia di lavorare e rispetto per il cliente siano alla base.
Lotta dura per non avere più concorrenza e poi si lamentano che sono in pochi. La liberalizzazione non è la soluzione ma la colpa è di chi osa aprire un b&b dove i taxi non vogliono venire e del povero turista che malauguratamente ne vuole chiamare uno.
Abbiamo perso l’ennesima occasione per liberarci di una tra le tante caste di questo paese.
La corporazione dei taxisti non racconta tutta la verità, in un mondo normale quando un taxista va in pensione dovrebbe restituire la licenza al Comune che glie l’ha concessa, ma nella realtà non è cosi, la licenza viene rivenduta dal taxista al miglior offerente a cifre che a Milano arrivano anche a 300.000 €
Capiamo tutti che chi l’ha comprata a quei prezzi non vuole perderci, ma il sistema non è corretto la licenza è del Comune non del taxista e non può essere comprata e rivenduta come se fosse un bene privato!
Ecco quindi spiegato il motivo per il quale lor signori non vogliono la liberalizzazione delle licenze è solo interesse di parte, ma il mondo va avanti e dovranno farsene una ragione….
Peccato si dimentichi di dirci un motivo, uno del perchè la liberalizzazione non sarebbe la risposta.
Bè semplice: gli attuali tassisti per prendersi una licenza (che il Comune distribusice gratis), hanno scelto di andare a comprarla da altri vecchi tassisti (spesso e volentieri in nero, ovviamente) e ora guai a chi tocca quella che loro considerano la propria liquidazione.
Ossia rivenderla a loro volta in nero una volta che vorranno andare in pensione.
Niente a che vedere col servizio, motivi esclusivamente personali: intascarsi il malloppo a fine carriera sperando di trovare un pollo a cui vendere la licenza.
Che ricordiamo, il Comune ha dato gratis!
Casta indifendibile.
Bla bla bla.
Non vogliono perdere privilegi e fatturati da capogiro, e la città viene penalizzata.
Chiunque abbia utilizzato in altre città e all’estero Uber o Lyft ha potuto constatare il livello elevato del servizio e i costi più contenuti.
Liberalizzazione immediata
Condivido sono veramente vergognosi