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Anche il comasco Nello Scavo tra i giornalisti intercettati (e mai indagati) a Trapani nell’inchiesta Ong: “Inquietante, minata la riservatezza”

“Andrea Palladino, cronista di sicura affidabilità e professionalità, sulle pagine del quotidiano Domani ha rivelato come, nell’ambito di una inchiesta sulle Ong condotta dagli inquirenti di Trapani, sarebbero state intercettate le conversazioni di diversi giornalisti. Chi e perché ha disposto tali misure? Si volevano scoprire le fonti, violando il segreto professionale? A che titolo sono state trascritte le intercettazioni relative ai colloqui tra la cronista Nancy Porsia e la sua legale Alessandra Ballerini? Perché, particolare ancora più inquietante, sono stati trascritti brani relativi alle indagini su Giulio Regeni?”.

Sono domande serie, pesantissime, quelle che in queste ore ha posto la Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi). Lo ha fatto dopo la notizia pubblicata dal quotidiano Domani.

Andrea Palladino rivela come nelle intercettazioni della procura di Trapani (che indaga su ruolo delle Ong Jugend Rettet, Save The Children e Medici senza frontiere) sarebbero finiti diversi giornalisti, oltre all’avvocato della famiglia di Giulio Regeni, Alessandra Ballerini.

QUI L’ARTICOLO INTEGRALE SUL DOMANI

Tra questi il comasco Nello Scavo, giornalista di punta di Avvenire, specializzato in inchieste internazionali sulle rotte migratorie, criminalità connessa, rapporti tra Italia e Libia. Nello da tempo è sotto protezione delle forze dell’ordine. (Tra gli altri colleghi intercettati la notissima freelance Nancy Porsia, Antonio Massari del Fatto, Francesca Mannocchi, Sergio Scandurra di Radio radicale, Fausto Biloslavo del Giornale e Claudia Di Pasquale di Report).

Lo chiamiamo: “Non mi sorprende questa notizia – ci dice – al contrario mi sorprende e inquieta che tanti giornalisti vengano intercettati mentre svolgono il loro lavoro, mentre parlano con contatti fonti, eppure, per ammissione degli stessi magistrati, non c’è notizia di reato nelle conversazioni. Viene minato il principio di riservatezza nelle relazioni dei giornalisti”. Non indagati, lo ribadiamo.

Nello perché non sei stupito? “Perché quello che è successo anche dopo la mia vicenda personale e professionale (l’essere appunto finito sotto protezione) significa che occuparsi di Mediterraneo, mafie, Libia, Italia e interessi criminali significa toccare nervi scoperti di un sistema che non vuole essere toccato”.

I fatti sono disgiunti temporalmente ma vien da riflettere, lo stesso Stato che oggi ti protegge solo qualche anno fa ti ha intercettato, come abbiamo detto, senza alcuna ragione giudiziaria. “Ribadisco la mia piena gratitudine ha disposto la mia tutela e a chi ogni giorno se ne occupa direttamente. Su ordine di qualche magistrato, ricordando che in questi pochi anni la Trapani ha cambiato tre procuratori, ha ritenuto di voler fare le intercettazioni. Le forze di polizia in quel caso devono fare quello che dicono i Pm, la domanda è una sola: perché?”. Già.

Nello Scavo sotto protezione per l’inchiesta sulla Libia. Comasco, giornalista che ama la verità, nostro grande amico: siamo con lui

Conclude la nota della Fnsi: “Non spetta a noi emettere sentenze, ma riteniamo opportuno che le autorità di garanzia chiedano chiarimenti e li rendano pubblici. La Federazione nazionale della Stampa italiana fornirà alle colleghe e ai colleghi ogni supporto e sosterrà tutte le iniziative che intenderanno promuovere”

QUI L’ARTICOLO INTEGRALE SUL DOMANI

LE INCHIESTE DI NELLO SCAVO, DUE INTERVISTE DI COMOZERO:

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Un commento

  1. Il tema delle intercettazioni è un tema spinoso soprattutto perché è irrilevante il numero delle intercettazioni che hanno un minimo di valenza in Giudizio. Tra l’altro, l’intercettazione delle telefonate dei giornalisti può essere vista come una chiara manifestazione di inadeguatezza: li intercetto per cercare di individuare quelle fonti che altrimenti le strutture preposte alle indagini non sarebbero in grado di individuare da sole. Come dire, ho letto sul giornale quello che io non ero ancora riuscito a scoprire, sich! La storia, anche non recente, del nostro Paese ci ha insegnato che molti grandi misteri sono partiti da inchieste giornalistiche, si pensi al Piano Solo negli anni ’60 o alle inchieste della Cederna sulla Presidenza Leone, tuttavia, copiare il compito del compagno di banco, significa in primo luogo ammettere che lui è più bravo di me. È questo che lascia l’amaro in bocca e che dovrebbe lasciarlo a chi crede ancora ciecamente che la Giustizia italiana sia perfetta così e non debba essere profondamente riformata.

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