Le polemiche sui lavori di ristrutturazione dell’Asilo Sant’Elia non accennano a placarsi e escono (nuovamente) dai rassicuranti confini della città murata a riprova che i “panni sporchi”, quando si parala di un monumento di importanza mondiale, non si possono lavare in casa.
A mettere in dubbio la qualità degli interventi erano scesi in campo, già a giugno dell’anno scorso, personaggi del calibro di Pierre-Alain Croset, professore di Architettura e Studi Urbani al Politecnico di Milano e Flavio Mangione, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma (raccontavamo qui).
A ottobre, poi, si era aggiunta la voce dei 400 firmatari della petizione (tra cui quelle di Vittorio Sgarbi e Stefano Boeri) promossa dall’architetto Attilio Terragni. Mica paglia.
Da lì lo stop ai lavori (era ottobre dell’anno scorso) a causa dell’“improprietà di alcune lavorazioni”, come aveva spiegato il dirigente ai Lavori Pubblici di Palazzo Cernezzi, Andrea Pozzi.
E oggi, a cantiere ripreso da poche settimane, sull’ultimo numero della prestigiosissima rivista di architettura Abitare la Terra è comparso un lungo articolo dal titolo “Oltraggio a Terragni, salvare l’Asilo Sant’Elia” che è una sorta di pietra tombale per un cantiere nato sotto una pessima stessa.
“Salviamo l’Asilo Sant’Elia, viene manomesso da un restauro approssimativo”, si legge nelle prime due righe, e già questo basterebbe. Ma se, con una buona dose di autolesionismo, si vuole andare avanti nella lettura, ecco le fatidiche domande: “Per mano di quale barbarie? Per quale nemico barbaro e sfrenato? Persino il tempo, tenace distruttore, lo avrebbe lasciato durare in eterno. Come mai nel territorio comasco presidiato, oltre che dalle istituzioni preposte alla tutela dei beni culturali, anche dalla Fondazione Archivio Terragni … Ancora oggi l’ente locale non è in grado di programmare e deliberare un progetto globale coordinato di restauro pur avendo a disposizione le migliori risorse intellettuali e professionali? L’emergenza, la crisi e la frammentazione della rappresentatività politica, la continua competizione elettorale hanno ridotto la capacità progettuale delle istituzioni locali e la loro visione di insieme e strategica ricorrendo a scorciatoie burocratiche amministrative che ignorano la complessità di interventi di restauro quale quello che richiede l’Asilo Sant’Elia”.
“Daremo battaglia a livello nazionale. Su questa vicenda devono sentire la pressione di un mondo inorridito da come si stanno comportando”, è il commento lapidario di Attilio Terragni. E, conoscendolo, c’è da scommettere che lo farà.