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Terragni: “Casa del Fascio museo? Come dire tomba”. Borghi (Lega): “Non sarà così”

“Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire”. Ecco, l’architetto Attilio Terragni molto spesso è questo, il Jep Gambardella (il protagonista del film “La Grande Bellezza” che pronuncia questa battuta) della cultura comasca, soprattutto quando si toccano certi temi “patrimonio” della sua famiglia.

Perché, mentre tutti (ma sarà davvero così?) festeggiano la notizia dello stanziamento, nell’ultima legge di bilancio, di un fondo pari a un milione di euro per realizzare nella Casa del Fascio il tanto atteso Museo internazionale del Razionalismo e dell’Astrattismo, lui demolisce completamente il progetto. Dalla scelta della sede al contenuto fino ad arrivare alla gestione, è tutto da cestinare, con buona pace di chi si immaginava in solluchero il pronipote di Giuseppe Terragni, massimo esponente di quel periodo nonché progettista dell’edificio di Piazza del Popolo.

“Sono i classici slogan elettorali, le solite boutade dette sotto le elezioni per rimbambire la gente – spara a zero Terragni – non hanno fatto niente per cinque anni e ora escono con questo progetto, una cosa che richiede anni di progettazione seria, fatta da esperti, e non di qualcuno che si domanda come fare a ottenere più voti”.

La parola museo gli fa venire l’orticaria, soprattutto se pronunciata abbinandola a quel capolavoro che è la Casa del Fascio: “Dire museo è come dire tomba, non è una cosa bella soprattutto se per farlo devi snaturare un edificio che è nato per essere altro – dice – Bisognerebbe farlo progettando un edificio nuovo, al passo con le nuove concezioni espositive. Quanti anni sono che a Como non abbiamo una struttura che non sia recuperata dal passato?”.

Inutile anche ricordargli il progetto, ancora non ufficializzato ma piuttosto concreto, di acquisire l’adiacente edificio ex Uli per ampliare la superficie espositiva: “Sono anni che se ne parla e non si è mai fatto niente e ora, dopo aver rispedito al mittente l’ipotesi di portare qui l’Archivio del Moderno di Mendrisio, tornano con questa proposta? È una contraddizione”.

A pesare sul giudizio tranchant di Terragni anche le condizioni in cui versa un altro capolavoro cittadino, opera del prozio, l’Asilo Sant’Elia, che da anni giace nell’attesa di lavori di recupero: “Per portare avanti un progetto ambizioso si dovrebbe avere almeno un curriculum all’altezza, mentre la vicenda dell’Asilo dice esattamente il contrario – spiega l’architetto – al momento non esiste neppure un’idea di gestione e il rischio che possa essere compito del Comune è preoccupante perché a gente così non verrebbe voglia di affittare neanche casa propria visto che, statisticamente, tutto quello che toccano lo distruggono”.

“Spero che il prossimo sindaco fermi questo progetto insieme a molti altri ipotizzati oppure serviranno generazioni e generazioni per rimediare ai danni – conclude Terragni – la cosa migliore che possono fare è finire come hanno iniziato: facendo niente”.

All’architetto comasco ha replicato, durante il consiglio comunale di lunedì scorso, il deputato e consigliere leghista Claudio Borghi, principale artefice del reperimento dei fondi per trasformare il capolavoro degli anni ’30 in museo del Razionalismo e dell’Astrattismo.

Museo del Razionalismo alla Casa del Fascio, la svolta. Borghi: “Ok ai fondi. Si farà e non costerà al Comune”

“Terragni dice che il progetto non può funzionare perché il Comune non può farsi carico della manutenzione – ha premesso Borghi – ma in realtà la Casa del Fascio rimarrà demaniale e dunque a carico dello Stato. Semplicemente passerò dal Ministero dell’Economia a quello dei Beni culturali, quindi il palazzo non peserà per niente sul Comune di Como”.

“Se poi riuscissimo a trovare noi come amministrazione una nuova sede alla Guardia di Finanza – ha aggiunto Borghi – saremmo noi a incassare l’affitto”.

 

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

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8 Commenti

  1. Il problema non è dove collocare la GdF: ci sono un sacco di palazzine pubbliche a disposizione (tipo le Caserme).

    Il punto è cosa farci una volta liberata la Casa del Fascio: museo è una parola tanto bella quanto vuota; che ci mettiamo dentro? Come la si gestisce? Cosa ne facciamo? Chi copre le spese?

    Elemento fondamentale del razionalismo è la funzionalità: una struttura ha senso pieno quando si integra con la sua funzione. Idee estemporanee come le solite di Borghi, meglio lasciarle perdere.

  2. Ps Anche se da analista dico al Dottor Claudio Borghi che ci sono spazi ed azioni per dimostrare che dai territori si può ricostruire il centrodestra, puntando a riallacciare il tessuto connettivo tra la politica e la società, in nome del buon governo, che non esclude ma include, che non allontana ma avvicina, che non urla ma amministra. Dico anche che se fosse stato Assessore alla Cultura fin dal primo minuto, non avremmo avuto questi anni difficili. Un abbraccio forte a Tutte e Tutti. Un abbraccio forte.
    Davide Fent
    @davidefent

  3. Cari Ragazzi, Care (e)Lettrici e Cari (e)Lettori, buonasera. Da analista, sono perfettamente d’ accordo con il
    Grande Professor Attilio Terragni. Non aggiungo nulla. Dopo 5 anni di assordante silenzio, su molti temi, ora i miracoli in curva prima delle elezioni ? che sono a breve. Siamo
    Seri, e Dignità.
    Cordiali saluti con Stima e Affetto
    Davide Fent
    @davidefent
    Ps Non che magari si riesce a rendere balneabili il primo
    bacino? Così tanto per Sognare …

  4. Chiedendo pubblica venia, ripropongo, con poche modifiche, parte del commento che scrissi in coda all’articolo di ComoZero del 18/11/21, riguardante lo stesso tema:

    il Comune di Voghera (39.000 abitanti), nel 2019, è riuscito nell’impresa di trovare idonea collocazione alternativa ad una caserma della Guardia di Finanza. Lì fu sufficiente sottoscrivere una convenzione tra il Sindaco protempore e il Colonnello Provinciale della Guardia di Finanza per lo spostamento della caserma in un altro edificio, della cui ristrutturazione si incaricò il Comune (con una spesa allora di circa 500 mila euro, a fronte del pagamento di un canone annuale d’affitto stabilito in 31 mila euro) comportante la realizzazione oltre che degli uffici, anche degli alloggi per il Comandante e il Vicecomandante.

    In effetti, il Comune di Como potrebbe comperare, alla Società che ne ha la proprietà, il primo piano dell’edificio della Banca d’Italia di piazza Perretta, ristrutturarlo e poi affittarlo, ad un congruo canone, al Comando provinciale di Como della Guardia di Finanza.
    Bastano quindi solo la buona volontà ed il consenso di due soggetti: il Comune ed il Comando Generale della Guardia di Finanza.

    1. Non capisco il senso di tale triangolo: che sia direttamente la GdF ad acquistare un’immobile dove farci la sede, che stare perennemente in affitto è puro spreco di denaro pubblico.

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