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A Como un polo del cinema con sale, studi, ristorante e hotel: così Beatrice fa rinascere il Politeama in rovina

Beatrice Cipolletta vive a Cantù ed è nata nel 2000. Quando ha chiuso il Politeama aveva 5 anni. Da alcuni mesi lavora per la cooperativa MondoVisione, segue progetti di sviluppo culturali e di politiche giovanili. Guarda caso, MondoVisione è nata lo stesso anno in cui al Politeama venne presentato l’ultimo spettacolo. Da allora per il cineteatro – ora acquisito dal Comune – soltanto oblio e degrado.

Lì dentro Beatrice non è mai potuta entrare. “Però me ne parlava spesso mia nonna, era il suo preferito”. Per una serie di coincidenze, proprio il Politeama sarebbe comunque entrato nella vita di Beatrice, tanto che ora vorrebbe che il suo progetto di “Cinepolo sostenibile” all’interno del Politeama, arrivasse sul tavolo del sindaco di Como, Alessandro Rapinese.

Un anno fa Beatrice si è laureata all’Università di Pisa in Comunicazione e spettacolo proprio con una tesi su una riqualificazione possibile e sostenibile del Politeama. Il tema le era stato suggerito da Ugo di Tullio, illuminato docente di Organizzazione e Legislazione dello Spettacolo Cinematografico all’Università di Pisa. La tesi si è poi trasformata nel libro “Il Cinepolo di Como. Una nuova vita per il Politeama di Como” per Felici Editore.

Beatrice, è passato un anno esatto dalla pubblicazione del suo libro. Il Politeama è ancora lì, nel medesimo stato, ma ora almeno è tutto di proprietà del Comune. E’ poi riuscita a fare leggere il suo libro al sindaco?
Purtroppo non ancora, ma non demordo, e spero ci sia occasione per un incontro, magari dopo questo articolo. Sono positiva, d’altra parte anche il mio studio del Politeama è iniziato solo per una serie di incredibili coincidenze. A Pisa, e su spinta di un docente originario di Napoli.

Può dare una definizione un cinepolo?
Si tratta di una struttura polifunzionale, attiva nel settore cinematografico, che operi anche secondo un’ottica di risparmio e riutilizzo. L’espressione cinepolo, infatti, si riferisce a uno spazio multifunzionale adibito alla produzione filmica e, allo stesso tempo, alla divulgazione e conservazione del patrimonio culturale audiovisivo. Il complesso convoglia al suo interno disparate funzionalità in due aree di attività principali: quella commerciale e quella culturale. Nel cinepolo insomma trovano spazio uffici diversi, che fanno vivere la struttura stessa nell’ottica dell’economia circolare. Si occupano di definire tutte le pratiche sostenibili da applicare allo spazio culturale, oltre a gestirne la comunicazione interna ed esterna, perfino dei trasporti. Sono due le aree previste; la sezione commerciale, nella quale si collocano i teatri di posa, gli studi di registrazione, le stanze di postproduzione, il production services, un magazzino per il trucco e i costumi, una zona ristoro, con bar e ristorante, delle stanze d’albergo e un’area shopping. L’area culturale, invece, è costituita da una multisala, una scuola di alta formazione e una cineteca. Il cinepolo è a servizio sia della produzione cinematografica sia dell’attività educativa e formativa degli utenti e crea maggior valore al territorio che lo accoglie, attraverso il suo carattere green.

Ci sono altri esempi di cinepolo in Italia?
Un’idea simile di cinepolo è già in fase progettuale a Napoli. L’intervento è però su un’area più vasta. Nella nostra invece, all’interno del Politeama vengono solo rigenerati tutti gli spazi che erano già presenti nel progetto iniziale, straordinario per l’epoca. Dalla ristorazione all’albergo. Il cineteatro lariano nacque già con una missione diversa dagli altri teatri grazie alla visione di alcuni comaschi. Con il cinepolo, questa sua funzione aumenterà ancora. Pensi soltanto alla platea, con sedie facilmente rimovibili per spettacoli di diverso tipo.

Davvero affascinante, anche il discorso che il cinepolo di fatto si potrebbe autofinanziare. Como, poi, certo non brilla per gli spazi dedicati alla cultura e ai giovani.
C’è un’offerta di grande qualità, come il teatro Sociale, è tornato l’Astra, ma la convalle è completamente sguarnita. Ai primi del Novecento questo smosse i cuori dei comaschi. Nel 1908 Gaetano Scalini e i fratelli Pietro e Luigi Baragiola costituirono la Società Anonima del Politeama di Como, avevano già individuato l’area. La progettazione venne assegnata all’affermato architetto Federico Frigerio, che disegnerà il Tempio Voltiano e aveva contribuito a rinnovare l’assetto urbano della città di Como. I lavori iniziarono nel luglio del 1909 e l’edificio venne costruito in poco più di un anno. In un articolo della Provincia del 1910 si legge: “Il Politeama vuole e deve essere un teatro essenzialmente popolare”. E ancora, “noi salutiamo il nuovo edificio che colma una lacuna veramente sentita dal buon popolocomasco”. Corsi e ricorsi storici? Io ci credo ancora.
E davanti a tutto questo entusiasmo non resta che augurare buona fortuna a Beatrice e al suo cinepolo.

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11 Commenti

  1. Un investimento oggetto di analisi per determinare sia la redditività che l’ammortamento del capitale investito , il resto è una piacevole Poesia .
    Buon lavoro Beatrice.

  2. Cara Beatrice dovrebbero essere più giovani intraprendenti e amanti del proprio territorio, ad affiancarla in questo progetto (spero non sogno utopico) .., e spero anche che il comune possa agire velocemente. In bocca a lupo

  3. Cioè nn abbiamo UNAPISCINA X DISABILI e bambini ..nn abbiamo tantissime cose che servono ..e siccome sono già stati BUTTATI milioni nel cesso x questo rudere mo vogliono pure spenderli x far questa idiozia che già solo x averla pensata ci hanno buttato soldi …..sempre peggio

  4. Bellissima iniziativa, mi auguro che le istituzioni, costituzionalmente preposte a sostenere tali progetti, non facciano mancare l’apporto politico, tecnico e finanziario a questo meraviglioso futuro.

  5. Non si preoccupi signora Beatrice, con l’attuale sindaco Alessandro Rapinese rivedremo il Politeama ai suoi antichi splendori, però questo Comozero non lo dice vero?

    1. Ma se non ti sta mai bene quello che questa testata pubblica puoi anche evitare di leggerla e soprattutto di lasciare commenti come questo!

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