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Borgovico, la piccola Brera è solo su carta. Dopo anni di promesse, residenti e imprenditori: “Ora un progetto definitivo”

Via Borgovico vecchia è attualmente un cantiere. I lavori, avviati lo scorso 7 marzo per i sottoservizi, hanno infatti cambiato il volto della strada, o meglio, hanno pressoché desertificato il passaggio. Ma se gli interventi erano da fare – come specificato senza polemiche dagli intervistati – ciò che preoccupa residenti e commercianti è capire quando finiranno e soprattutto quale aspetto assumerà quella che in passato è stata definita come la piccola Brera comasca.

Da tempo il futuro di questa via è infatti un tema dibattuto. A inizio marzo è stata avanzata l’idea di un concorso di idee per ridisegnare la pavimentazione, l’arredo urbano e dare più spazio alle attività commerciali. Ipotesi che dovrebbero concretizzarsi a luglio, con l’obiettivo di appaltare i lavori nelle prime settimane del 2023 e avere la nuova Borgovico vecchia per l’estate 2023. Nel frattempo però la discussione è aperta. C’è allora chi la immagina come una strada totalmente pedonale, molto pochi a dire la verità, e chi invece ipotizza un suo ripensamento globale. Proprio per cercare di tratteggiarne il futuro, l’associazione Borgovico Street, nata anni fa per vivacizzare la strada e organizzare eventi culturali e non solo, in passato ha fatto un sondaggio per capire quale visione immaginare.

“Prima però di parlare di pedonalizzazione o chiusura spot, il tema principale è capire quando finiranno i lavori e come verrà lasciata la strada – spiega un residente, il signor Giuseppe Pistolese – perché adesso si sta lavorando, ma il timore è che, dopo lo stop al cantiere previsto per agosto, regni l’incertezza sul riavvio del cantiere e sull’effettiva chiusura”. Nel frattempo ancora tanti automobilisti imboccano la strada senza rendersi conto, o meglio, senza leggere i cartelli dello stop presenti. Ne contiamo una decina in pochi minuti. “Sul tema futuro, concordo con la maggioranza di quanti risposero al sondaggio e vedrei bene una via con il limite di velocità a 30 chilometri orari e con il manto stradale rifatto ad arte conservando il vecchio porfido. Ottima anche l’idea di organizzare eventi, ipotizzando delle chiusure nei weekend, ma sono necessarie risposte certe da parte dell’amministrazione comunale sui tempi”.

Da sempre attiva nella via è Ester Negretti, fondatrice dell’associazione Borgovico Street. “Vorremmo conoscere le intenzioni del Comune a lavori finiti. Ad oggi non esiste un progetto concreto – spiega – in passato presentammo una nostra idea ma non se ne fece nulla. Il timore è che quello attuale possa trasformarsi in un altro cantiere infinito. E soprattutto non vorremmo vedere dei rattoppi in diversi punti della via ma un lavoro eseguito a dovere. Per il futuro, una pedonalizzazione complessiva non è tra i nostri pensieri ma delle chiusure per eventi, così come accaduto in passato, certamente sì”. Ansie e paure che hanno spinto l’associazione a chiedere un intervento ai futuri candidati sindaco con una lettera aperta. “Siamo consapevoli che questa decisione sarà in mano alla nuova amministrazione. Ci farebbe tanto piacere sapere cosa vogliono fare in concreto i candidati sindaco esprimendosi sulla fattibilità tecnico economica del rifacimento della via: le tempistiche, i fondi stanziati e come loro stessi immaginano il futuro di Borgovico”, conclude.

“Quello che chiediamo è chiarezza totale – spiega Giuseppe Conconi, alla guida di due ristoranti nella via – i lavori non vengono messi in discussione da esercenti e residenti. Magari potevano darci indicazioni più tempestive e soprattutto ciò di cui abbiamo bisogno, noi come imprenditori, così come i cittadini, e capire quando tutto ciò finirà. I clienti devono poter arrivare da noi, ad esempio, e in generale la strada deve essere accessibile e utilizzabile con tutti i servizi connessi, a partire dai parcheggi”.

Chi in questa via lavora da sempre è Sergio Riccadonna, alla guida del negozio di famiglia. Una bottega storica di ferramenta che a settembre compirà 100 anni di vita. “Il timore è che una volta richiusi gli scavi possano presentarsi ulteriori problemi – spiega – e questo vorrebbe dire dover intervenire nuovamente. Il tutto in un periodo che porterà a un cambio di amministrazione. La speranza è che ci possa essere continuità in futuro e che il tema Borgovico non venga messo da parte. Questa è una parte di città particolare. Un esempio su tutti è il porfido che conferisce una caratteristica alla via e che tale dovrà rimanere. L’asfalto si usa sulle tangenziali”.

E infine un ricordo del passato. “La via, come è normale che sia, è cambiata molto negli anni. Qui molto tempo fa c’erano tre macellerie, tre fruttivendoli e altrettanti alimentari, giusto per fare un esempio. Poi la strada si è svuotata per ricominciare a riempirsi negli ultimi anni. Decisivo continuare a garantire un’identità a questa parte di città. Ben vengano delle chiusure nei weekend o in occasioni speciali. Ciò consentirebbe a chi ha delle attività anche di poter mettere più tavolini fuori all’aperto. Insomma noi siamo qui pronti, abbiamo però bisogno di certezze dal Comune”.

LA STRONCATURA DI GIADA: “CHIUDERE ALLE AUTO: FOLLIA, TRAGEDIA”

Alla fine di via Borgovico vecchia un’altra attività sta affrontando i pesanti disagi causati dai lavori in corso ormai da oltre un mese. Il cantiere infatti è una presenza sempre più ingombrante per quanti vivono del passaggio dei clienti e della possibilità di questi ultimi di sostare con l’auto per svolgere delle semplici commissioni e fare acquisti.

E dietro a una di queste vetrine c’è Giada Pappalardo di Virtus Animi, studio di traduttori e interpreti professionisti. Anche lei membro dell’associazione Borgovico Street, anche lei molto preoccupata per il futuro che si potrà tratteggiare per la strada, che rappresenta però l’ala più radicale tra quanti si stanno impegnando per mantenere intatte le caratteristiche della via per il futuro. Ed è proprio la diretta interessata a spiegare il suo punto di vista.

“Chiudere la strada sarebbe pura follia. Basta guardare fuori dalle vetrine adesso, per vedere come ci sia il nulla. Qui non passa ormai più nessuno. Adesso la causa è ovviamente legata ai lavori in corso, ma qualora si dovesse concretizzare una pedonalizzazione, poco cambierebbe. Magari i ristoranti o i bar ne avrebbero dei benefici, anche se dubito, visto che poi non tutti i clienti vogliono raggiungere a piedi il locale prescelto. Detto questo, per tutte le altre attività commerciali sarebbe un vera tragedia. Ovviamente noi compresi”, spiega Pappalardo.

“Inoltre in passato, con l’associazione, facemmo proprio un sondaggio per capire l’opinione dei cittadini su una possibile chiusura e molti residenti temevano che diventasse un luogo con solo dei bar, tanti tavolini all’aperto e tanti giovani, dando vita a una ‘movida’ magari anche poco gestibile. Ma, ribadisco, per gli altri equivarrebbe al deserto”, aggiunge Giada, che conclude ribadendo il concetto e andando anche oltre.
Davanti infatti a quanto sperimentato in passato con delle chiusure programmate nei weekend o in determinate occasioni, non muta comunque il pensiero.

“Rimango dell’idea che la via non debba mai essere chiusa – puntualizza Giada Pappalardo – Se si iniziano a creare delle situazioni particolari, come nei weekend, poi il passo successivo è discutere della pedonalizzazione. A mio avviso rappresenterebbe la fine della strada”.

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