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Como, i custodi della storia e il ciclone sul centro storico: Rusconi, Brumana, Re. “Qui è cambiato tutto”

Dopo l’appello di Tina Beretta che, dalle nostre pagine, lanciava l’allarme per la progressiva e inarrestabile desertificazione del centro storico e purtroppo, dopo la tristissima notizia della tragica scomparsa di Paolo Pusterla, titolare della storica ferramenta di via Indipendenza, ritorna d’attualità il tema della progressiva scomparsa, all’interno delle mura, delle tradizionali botteghe dei commercianti comaschi.

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Una trasformazione che, nel corso degli anni, ha portato molti negozi a mutare tipologia commerciale e, in diversi casi, a veder calare per sempre le saracinesche. Ma ecco cosa ne pensano alcuni rappresentanti di quelli che “resistono”, in forza di una tradizione di lunga data della capacità di aver fidelizzato i propri clienti.

“Il centro si è trasformato, è innegabile. La prima radicale mutazione si è avuta con la progressiva scomparsa dei negozi di alimentari fagocitati dalla grande distribuzione – racconta Giovanni Rusconi alla guida dello storico negozio Modellismo Mantovani di via Vittorio Emanuele dopo 21 anni da commesso, da oltre dieci è diventato un socio dell’attività – Poi lentamente molte altre tipologie merceologiche non hanno resistito. E infine si è definitivamente trasformato il mondo del commercio che ha completamente ribaltato le regole. Faccio solo un esempio: un tempo il negoziante classico aveva i suoi orari di lavoro, con le pause e tutto il tempo per riposarsi nei week end. Oggi la lotta è impari. Prima i centri della grande distribuzione sempre aperti, poi anche i negozi che hanno iniziato, non saltuariamente, ma sempre più spesso a rimanere operativi anche durante il fine settimana. A quel punto la concorrenza è diventata incessante e bisogna capire cosa conviene mettere in gioco. Utile in tal senso, come magari nel nostro caso, avere un settore specifico e curare quindi i clienti di sempre”.

Sempre in pieno centro storico opera da decenni lo storico fiorista Pietro Re. “La città di oggi non ha nulla a che fare con quella del passato. Il centro si è trasformato, ha perso molti pezzi, si è chiuso e purtroppo non dà segni molto positivi di ripresa – spiega Pietro Re – Io sono qui dal 1953 e, come è naturale che sia, le mutazioni ci sono state e sono state numerose. Ma negli ultimi anni il centro, tra chiusure e nomi storici scomparsi, ha assunto una fisionomia completamente differente. Un tempo via Vittorio Emanuele e via Indipendenza erano molto più ricche di negozi e l’offerta era ampia, oggi il numero delle botteghe, dei negozi che forniscono servizi si è drasticamente ridotto”.

Passeggiando per le strade del centro si arriva infine in piazza Mazzini in un altro storico luogo del commercio comasco, il negozio di abbigliamento Brumana. “Le trasformazioni della città sono sotto gli occhi di tutti. Nel corso degli anni hanno resistito quasi esclusivamente i bar. Molte altre attività sono lentamente scomparse. Solo chi è riuscito a creare una clientela fidata è riuscito a resistere. E quindi chi magari porta avanti il lavoro da generazioni, come nel nostro caso, ha avuto, certe con molti problemi, la capacità e la forza di proseguire, nonostante evidenti difficoltà come l’ultima tragica emergenza sanitaria”, conclude Roberta Brumana.

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2 Commenti

  1. Il problema è che chi governa, pensa solo all’economia e senza pensare, autorizza qualsiasi attività ovunque… successe con la città murata e ora con il numero pazzesco di nuovi supermercati..

  2. Non vedo come si possa fermare o anche solo rallentare questo fenomeno. O si tolgono di mano ai cittadini telefonini e computer, impedendo gli acquisti via internet, oppure è una lotta impari. Finiremo nelle mani di Amazon, che fornirà tutto ma proprio tutto e poi saremo finiti, totalmente schiavi di un unico capo/fornitore di qualsiasi servizio.

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