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Camera con vista, sull’ecomostro nascosto. Le 300 firme di Mimma: “No a un’altra Ticosa”

I residenti che alla spicciolata arrivano davanti ai civici 25 e 27 di Via Torriani sono un fiume in piena, gonfio di indignazione, nonostante siano solo una quindicina dei circa 280 condomini dei tre palazzi affacciati direttamente su Viale Innocenzo, il depuratore di Como ma, soprattutto, sui ruderi sbrecciati dell’ex stamperia Artigiana.

La struttura, abbandonata da ormai dieci anni porrebbe seri rischi sanitari e di sicurezza, secondo chi vive il quartiere tutti i giorni.

Le testimonianze della convivenza quotidiana con il degrado della stamperia che lambisce il condominio sono varie. Ma il profondo malcontento è diffuso e si riassume in cori di frustrazione che invocano l’azione delle istituzioni. “Si faccia qualcosa” è il messaggio degli abitanti.

Dall’alto di un balcone all’ultimo piano di uno dei condomini, Mimma Razzano ci mostra quello che i residenti sono costretti a vedere ogni giorno.

“Chi passa da Viale Innocenzo, dalla strada, non si rende conto della situazione”, ci spiega Razzano, fautrice tra l’altro di una petizione che nel corso del tempo ha raccolto 300 firme di residenti e che chiedeva la risoluzione del problema. “Questo è quello che vediamo ogni giorno. Bello vero?” Chiede ironica.

Il paesaggio che si stende sotto le finestre non è quello che ci si potrebbe aspettare da un quartiere appena fuori la Città Murata. Muri collassati e travi marce crollate sotto il peso di tegole sbiancate dal sole e dalla pioggia, il tutto invaso dalla vegetazione che si sta riappropriando della spianata, diverse centinaia di metri quadrati altrimenti invisibili ai passanti e automobilisti.

Nel tempo, la struttura è servita da ricovero informale per senzatetto, piazza di spaccio e magazzino per biciclette rubate, a detta dei residenti, le cui case sono in totale continuità strutturale con la stamperia dimenticata – o con quello che ne rimane – salvo per un muro di alcuni metri eretto per contenere eventuali incendi che potrebbero scoppiare nella stamperia.

In passato ho visto persone che vivevano tra le rovine scavalcare il muro della fabbrica, salire sui tetti dei nostri box per andare a prendere dell’acqua da un lavandino che abbiamo nel garage del condominio”, racconta Gaetano de Rosa, residente. “Abbiamo dovuto risolvere piombando gli accessi che collegavano il nostro cortile alla stamperia”.

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Che facciano quello che vogliono, purché facciano qualcosa“, dice Stefania Sperandini che vive al quarto piano e che dispone di un posto in prima fila sullo sfacelo delle rovine. “Fino a che gli stranieri ci vivevano dentro poteva ancora andare visto che si trattava di persone in una situazione di bisogno. Ma adesso che tutto è crollato, mi chiedo che senso ha tenere delle macerie che ogni tanto collassano. La situazione della Ticosa ci ha dimostrato che questo tipo di cose sono difficili da sistemare. Vogliamo che il Comune faccia qualcosa. Un parcheggio piuttosto”.

Stando agli abitanti, le traversie della stamperia artigiana hanno trovato un orecchio drammaticamente sordo alle segnalazioni, anche formali, inoltrate al Comune.
“La prima segnalazione al Comune risale al 2011”, spiega Daniela Formigoni, amministratore del condominio. “È seguita l’ordinanza della Giunta Lucini nel 2013 che imponeva al proprietario di provvedere alla messa in sicurezza. Non è stato però controllato che l’ordinanza venisse osservata”.

Il Caso Torriani, potremmo chiamarlo, è stato sollevato nuovamente dal consigliere di Fratelli d’Italia Matteo Ferretti, presente al breve incontro con residenti. “La questione degrado è il classico cavallo di battaglia da campagna elettorale che però viene poi dimenticato”, Ferretti ha detto a ComoZero, illustrando i prossimi passi per risolvere la situazione. “È fondamentale che il Comune emetta un’ordinanza che non sia il solito documento fantasma a cui non segue nessun tipo di controllo”.

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