Alle prime luci dell’alba del 10 ottobre il Nucleo Carabinieri Cites di Ponte Chiasso unitamente ai militari del Gruppo Carabinieri Forestale della provincia di Como e Lecco coordinati dal Tenente Emanuele Barbaro, hanno dato esecuzione alle operazioni di confisca e trasferimento di tredici esemplari di wallaby (Macropus rufogriseus) detenuti illecitamente all’interno del lago di Pusiano presso l’Isola dei Cipressi. Le operazioni, svolte con l’ausilio di personale altamente specializzato, si sono svolte a salvaguardia della sicurezza e del benessere degli animali.
I wallaby, nativi dell’Oceania centrale e meridionale, sono piccoli marsupiali appartenenti alla famiglia Macropodidae le cui dimensioni non sono sufficienti per essere considerati canguri nonostante l’estrema somiglianza con questi ultimi. Gli esemplari presenti sull’isola sono stati introdotti negli anni novanta nel numero iniziale di due esemplari, costituendo nel corso del tempo una vera e propria colonia ed attestandosi, al momento della loro cattura, a tredici unità.
Al termine di una lunga vicenda giudiziaria e su parere della commissione scientifica CITES, gli esemplari presenti sull’isola sono stati destinati in Toscana all’interno di una struttura idonea convenzionata con il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, dove potranno vivere liberi e nel rispetto delle loro esigenze etologiche.
I carabinieri Forestali in esecuzione a quanto disposto dal Ministero hanno provveduto a sovraintendere le operazioni di cattura e marcatura dei marsupiali presenti sull’isola mediante un idoneo sistema di identificazione. Gli esemplari, infatti, discendenti da un’unica coppia, occupavano l’isola in numero fino ad oggi indefinito ed in violazione alla normativa vigente che ne vieta la detenzione in quanto considerati animali pericolosi. Invano il tentativo del proprietario dell’Isola di opporsi al provvedimento emesso dal Tribunale di Como, il cui ricorso in Corte di Cassazione è stato respinto.
“La norma definisce la pericolosità degli animali, non solo in stretta correlazione alla loro aggressività, ma anche a precise ragioni di ordine sanitario. Si vuole sempre più evitare il contatto diretto tra uomo ed animale selvatico al fine di impedire potenziali rischi alla salute pubblica in conseguenza al salto di specie di virus e patologie, come probabilmente già accaduto con il covid. Gli esemplari, assicurano gli esperti, saranno liberi di condurre una vita tranquilla ed in linea con le loro esigenze”, recita la nota del Gruppo Forestale dei Carabinieri.