La battaglia della Lega e del sindaco di Cantù Alice Galbiati contro la comunità islamica incappa in un’altra sconfitta. Il Tar della Lombardia – fanno sapere gli avvocati Vincenzo Latorraca e Michela Luraghi – con sentenza depositata il 26 ottobre ha accolto il ricordo dell’associazione Assalam per chiedere l’attuazione, da parte del Comune di Cantù, della sentenza con la quale il Giudice Amministrativo aveva già annullato anche il secondo diniego al rilascio del permesso di costruire per luogo di culto.
Il Collegio ha integralmente accolto il ricorso evidenziando che, nonostante il decorso di oltre sette mesi dalla pronuncia, “non vi è stata ottemperanza a quanto disposto alla sentenza, avendo l’amministrazione unicamente comunicato all’Associazione Assalam, in data 25 settembre 2024, l’avvio del procedimento, ai sensi degli artt. 7 e 8 l. n. 241/1990, sulla domanda di permesso di costruire del 9.12.2014″.
Il TAR ha evidenziato che il Comune “chiamato a provvedere per la terza volta sull’istanza, non può che rilasciare il titolo edilizio”.
L’Amministrazione “dopo aver subito l’annullamento di un proprio atto, può rinnovarlo una sola volta, e quindi deve riesaminare l’affare nella sua interezza, sollevando, una volta per tutte, tutte le questioni che ritenga rilevanti, senza potere in seguito tornare a decidere sfavorevolmente neppure in relazione a profili non ancora esaminati (…)”.
Come ancora si legge nella sentenza, il Comune “dovrà, pertanto rilasciare il permesso di costruire nel termine di trenta giorni decorrenti dalla comunicazione, o notificazione se anteriore, della presente sentenza; decorso tale termine provvederà, in luogo dell’amministrazione rimasta inadempiente, il commissario ad acta che si nomina, sin d’ora, nella persona del Prefetto di Milano, o suo delegato, appartenente alla medesima amministrazione e munito di adeguate competenze professionali, il quale dovrà provvedere al rilascio del titolo edilizio nei trenta giorni successivi al proprio insediamento, con la precisazione che, in base alla decisione dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato n. 8 del 2021, resta in capo al Comune di Cantù il dovere-potere di provvedere anche dopo l’insediamento del commissario e comunque di collaborare con lo stesso (in tal caso, però, sopportando comunque i costi corrispondenti al compenso ed alle spese sostenute per le prestazioni effettivamente svolte da quest’ultimo) (…)”.
Il Comune è stato altresì condannato alla rifusione delle spese di lite in favore dell’Associazione, ma intanto il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, leghista e canturino, dice subito no alla riapertura e ipotizza un grande referendum popolare.
Un commento
Non ci sono le “intese” con lo stato Italiano ma il Tar si esprime a favore……piu’ autolesionismo di cosi’……..