Agricoltura e caro bollette, un binomio che purtroppo sta producendo effetti devastati. I prezzi esorbitanti per le fonti energetiche stanno mettendo in ginocchio diversi settori produttivi e anche in questo comparto i problemi sono in costante aumento. “Non è esagerato affermare che l’aumento dei costi energetici e delle materie prime mette a rischio una stalla su quattro – dice il presidente di Coldiretti Como-Lecco, Fortunato Trezzi – Va certamente aggiunto che le imprese zootecniche del territorio sono ancora in ulteriore affanno per le grandinate della scorsa estate che le ha private di parte dei raccolti ed ora sono costrette ad acquistare a prezzi altissimi sui mercati i foraggi necessari ad alimentare il bestiame”.
I rincari dell’energia, preoccupano molto le imprese perché si vanno ad aggiungere agli aumenti che stanno colpendo in maniera generalizzata le materie prime necessarie alla produzione e al packaging. “Una situazione che, più in generale pesa sulla programmazione di tutti i settori per la prossima stagione e che aggiunge incertezza al periodo già imprevedibile a causa della pandemia. Un esempio è il comparto florovivaistico, dove il caro bollette ha un doppio effetto negativo, perché riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie e aumenta anche i costi delle imprese agroalimentari in modo particolarmente rilevante col perdurare del freddo e dell’inverno”. Già all’inizio dell’anno il caro energia ha messo “a rischio ciclamini e primule, oltre che le piante verdi da interni che, per l’intero loro ciclo produttivo e l’approntamento alla vendita, necessitano che si mantengano determinate temperature in serra”, spiega Trezzi.
Il costo dell’energia si riflette su tutta la filiera agroalimentare e oltre alle attività agricole riguarda anche la trasformazione, la distribuzione ed i trasporti. “Per le operazioni colturali gli agricoltori sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività. Inoltre, l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Da raddoppiato (+100%) da 350 a 700 euro a tonnellata”.
L’aumento dei costi, oltre al riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi e alla filiera florovivaistica riguarda anche l’alimentazione del bestiame, “ma ad aumentare sono pure i costi per l’essiccazione dei foraggi, delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne. Il rincaro dell’energia si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti, solo per fare alcuni esempi”, chiude Trezzi. Una situazione dunque che non potrà essere sopportata a lungo e per la quale si invocano interventi immediati da parte del Governo.