La Cascata della Vallategna sorge al confine tra i comuni di Asso e Canzo, in provincia di Como, segnando un punto di passaggio simbolico tra la Brianza e la Valassina.
Questa cascata, con un’altezza di 30 metri, è un elemento di interesse ambientale di origine naturale, tutelato da un vincolo urbanistico. In questi giorni, dopo le piogge incredibili della settimana scorsa è uno spettacolo unico (qui presentavamo l’apertura del parco).
Il video dalla pagina Fb Il Lago del Segrino e dintorni:
Il salto d’acqua è alimentato dal torrente Foce, che attraversa una morfologia rocciosa e una ricca vegetazione. La sua discesa crea un piccolo laghetto prima di confluire nel fiume Lambro. L’area circostante è ulteriormente valorizzata dal vicino Orrido del Ponte Oscuro, una formazione naturale di grande suggestione, che raggiunge il suo massimo splendore durante le giornate di piena.
Storia, arte e industria: il legame con la Cascata di Vallategna
La storia di questo luogo è densa di riferimenti artistici e industriali. Nelle sue memorie di viaggio del 1818, lo scrittore Stendhal descrisse la Vallategna e il Ponte Oscuro, menzionando una somiglianza con il suo amico Pissevache e un’opera teatrale ambientata nella zona. Anche il poeta Giuseppe Parini compose molte delle sue poesie nella sua casa vicino alla cascata.
Nel Settecento, Canzo era un polo tessile di rilievo, con nove filande attive che impiegavano circa duecento persone, posizionandosi come secondo centro per importanza dopo il Lecchese. La seconda metà dell’Ottocento vide l’affermazione della filanda di Carlo Verza, che con 1300 dipendenti era tra le prime tre in Lombardia per produzione e qualità, al pari di quelle delle famiglie Gavazzi e Sormani.
Nel corso dei secoli, dal Seicento alla metà dell’Ottocento, Canzo si affermò come uno dei più ricchi e importanti centri manifatturieri della Lombardia. Il torrente Foce, di proprietà dei Verza, era fondamentale per l’industria: veniva parzialmente deviato per alimentare gli stabilimenti e il giardino all’inglese attraverso due caselli di raccolta, ancora oggi visibili.
Dal passato industriale alla rinascita artistica
Lo stabile della storica filanda Verza ha attraversato diverse epoche. Nel 1946, una parte dell’ala sud fu acquistata da Salvatore Fiume, uno dei massimi pittori italiani del Novecento, che ne fece il suo studio e, dal 1952, la sua residenza. L’altra metà dell’edificio è stata conservata e restaurata dalla famiglia Conti-Valsecchi, che ha continuato a utilizzare l’acqua motrice con la costruzione di una piccola turbina.
Oggi, gli antichi cortili della filanda si sono trasformati in tre cortili abitati, ma la memoria industriale del luogo rimane visibile, in particolare grazie all’antica ciminiera in mattoni.
Il confine dell’anima
Come scrisse Stendhal, il confine tra la Brianza e la Valassina non è un luogo fisico definito dalla cascata o dalle colline, ma è un sentimento profondo che “è scritto nel cuore e non si cancella”.
Non è la cascata di Vallategna il culmine estremo settentrionale della tua Brianza
il confine tra Brianza e Valassina è fluttuante
non è un luogo definito, né quella
cascata e nemmeno quelle colline,
ma è scritto nel cuore e non si cancella
Stendhal