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Il piccolo Leo, il rischio pressione, il percorso: Cavalli del Bisbino, la transumanza non sarà pubblica

Per la prima volta, a più di un decennio dell’inizio della vicenda, quest’anno la transumanza dei Cavalli del Bisbino (da Lanzo Intelvi al Monte Generoso) non sarà una manifestazione pubblica (molto frequentata non solo da volontari ma anche da numerosi appassionati), bensì un evento privato, che coinvolgerà solo i membri.

A comunicarlo è stata direttamente la presidente dell’omonima associazione Mariachiara Lietti, che dal 2010 si impegna a salvaguardare il leggendario branco, attraverso un post Facebook in cui ha spiegato le motivazioni di questa decisione: “La primavera è ritornata con tutta la sua poderosa bellezza e il richiamo verso i pascoli estivi si fa sempre più incalzante – scrive – Negli anni passati la transumanza è stata organizzata come una sorta di festa, in cui finalmente i cavalli potevano tornare liberi sui monti. Nel corso del tempo però abbiamo capito come in questo evento i protagonisti debbano essere solo i cavalli, con il loro ritmo di salita, le proprie soste e l’assenza di pressione da parte di persone e animali estranei al gruppo”.

Ma le problematiche che hanno portato l’associazione a questa scelta non terminano qui: “A farci propendere per una diversa transumanza senza aiuti esterni, sono state anche le diverse incognite che quest’anno si presenteranno – sottolinea – Il clima incerto, il cambiamento di una parte del percorso usuale e la presenza del giovane Leo (ultimo cavallo nato nel branco, ndr), che per la prima volta affronta la salita e l’esperienza del pascolo estivo, ci hanno fatto riflettere”.

Una decisione non facile, che però sicuramente potrà portare numerosi vantaggi per i Cavalli del Bisbino.

Ecco la lettera integrale del presidente Lietti:

I “Cavalli del Bisbino” pascolano in mezzo al verde, vivendo in stato semi-brado, come se l’uomo e la modernità non li riguardassero. Per salvaguardare il branco (oggi arrivato a 21 esemplari), è attiva dal 2010 l’omonima associazione, composta da una decina di volontari e guidata proprio dal veterinario Mariachiara Lietti che racconta questa storia al confine con la favola.

La storia di questi cavalli è ormai leggenda, ma è sempre un piacere ascoltarla un’altra volta.

L’avventura iniziò nell’inverno del 2009, quando un gruppo di cavalli del monte Bisbino, senza padrone, scese al cimitero di Rovenna per mangiare i fiori in preda alla fame. Gli animali iniziarono a creare non pochi problemi ai residenti pascolando in terreni privati, rompendo gli specchietti delle macchine e facendo altri piccoli danni. Poco tempo dopo si scoprì che il branco era molto più vasto e un altro gruppetto di cavalli era rimasto tra i pascoli del Bisbino. Allora, dopo alcune segnalazioni da parte di privati, il caso divenne noto in tutta la provincia e le associazioni animaliste iniziarono a prendersi cura di questi cavalli. Nel mentre le autorità locali cercarono a lungo il proprietario degli animali. Solo dopo qualche tempo si scoprì che quella persona, oltre a essere deceduto, non aveva denunciato gli animali a nessuna autorità. Nel mentre i cavalli iniziarono sempre più spesso a scollinare anche in territorio svizzero creando anche lì gli stessi problemi. Arrivati a quel punto si decise di aprire una tavola rotonda tra istituzioni, enti e associazioni per trovare una soluzione. Nel frattempo i cavalli furono assegnati, per eredità, a due signore del lago, parenti del vecchio padrone. Appena si seppe del cambio di proprietà, dai residenti di Rovenna cominciarono a fioccare denunce per i danni. Così, per risolvere la situazione e per gestire i cavalli, a marzo del 2010 nacque la nostra associazione. Inoltre abbiamo da sempre il supporto di gruppi animalisti, di molti enti e di privati cittadini. A quel punto unimmo i due branchi, li regolarizzammo e li spostammo, visto che i cavalli cominciarono ad aumentare sempre di più, a Lanzo Intelvi, grazie all’aiuto Comune del tempo (oggi Alta Valle Intelvi, Ndr) che ci offrì un comodato d’uso gratuito. Recintammo tutto e, con una transumanza epica di 32 km, trasferimmo i cavalli nella primavera del 2010.

Questa operazione avviene tutti gli anni, giusto?

Sì, in primavera li portiamo nei pascoli del monte Generoso e a inizio autunno li facciamo tornare a Lanzo.

Nel mondo d’oggi, animali e natura rischiano di passare in secondo piano nelle priorità dell’uomo. Secondo voi, perché è importante riportare questi temi al centro?

Il nostro impegno attuale è quello di mostrare alle persone come sia possibile una convivenza uomo-animale che si basi su un rispetto reciproco e non sulla convenienza. Oggi i cavalli, ma non solo, sono visti come uno strumento per produrre cibo, tessuti o divertimento. Lo stesso avviene anche con cani e gatti che vengono addomesticati per soddisfazione personale o per la compagnia. Anche quello è una sorta di sfruttamento. Gli animali hanno una propria individualità e una propria coscienza socio-cognitiva. Li rispettiamo e diamo loro tutto ciò di cui hanno bisogno attraverso un’interazione libera. Dai cavalli non ci aspettiamo niente in cambio. Per evitare di fare un allevamento abbiamo castrato tutti i maschi, in modo tale da non far crescere ulteriormente il branco. Tra loro ci sono anche linee di parentela, che conosciamo, e questo li rende una famiglia a tutti gli effetti. La loro vita è totalmente indipendente, certo noi li accudiamo, ma cerchiamo di interferire il meno possibile.

Progetti per il futuro?

Fino a quando riusciremo ad andare avanti dal punto di vista economico e logistico, vogliamo continuare a salvaguardare il branco nella sua interezza. I volontari attivi si possono contare su due mani. Non accettiamo esemplari dall’esterno, perché siamo nati solamente per salvare questi cavalli. Vorremmo inoltre continuare a diffondere sempre di più a livello mediatico questa nuova modalità di gestire i cavalli, non come animali ma come individui.

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