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Chiesa, monastero e tintostamperie: Como, il progetto-sogno per la rinascita di quattro tesori (abbandonati)

A Como c’è un cassetto pieno di sogni che, se riuscissero a essere realizzati, potrebbero davvero cambiare il volto di tanti angoli della nostra città e ridare vita a luoghi abbandonati da così tanto tempo da essere ormai quasi diventati invisibili.

Si chiama “I luoghi per la città” ed è una riflessione, prima ancora che un progetto, sul ruolo di alcuni edifici abbandonati della città e sulle possibilità di una loro rigenerazione che va oltre il semplice (e semplicistico) “Facciamone dei condomini” ma prova a immaginarli vivi e strettamente legati alla città e alle sue esigenze anche sociali e culturali, oltre che economiche.

A raccontarcelo è Bruno Rampoldi, direttore della cooperativa Consorzio Abitare Como che nel 2019 ha già realizzato il sogno di recupero dell’ex Pastificio Castelli in via Pastrengo, una sorta di prova generale di una modalità di lavoro che lì ha dato splendidi frutti.

“In questo momento possiamo dire di essere a metà strada tra il sogno e la fattibilità – spiega – abbiamo sul tavolo diversi progetti di recupero di immobili degradati in città in cui vorremmo realizzare residenze, attività commerciali ma anche spazi per housing sociale e attività culturali, un po’ sul modello del Pastificio”. Ma quali sono queste piccole “Ticosa” pronte a rinascere alla prima occasione?

Ex monastero di San Lorenzo, via Dante (angolo via Maurizio Monti)

Bello, bellissimo, enorme, con chiostri risalenti al Cinquecento. E totalmente abbandonato. Solo un cartello che vieta il gioco del pallone in cortile ricorda che qui, una volta, c’erano vita e bambini che giocavano mentre ora quell’enorme complesso di quasi 3500 metri quadri accanto al Valduce, che fino a non molti anni fa ospitava ancora la sede della Croce Azzurra, sembra addormentato, svegliato appena da qualche auto che parcheggia oltre la sua sbarra chiusa.

“Abbiamo già aperto un dialogo con la Congregazione delle Suore del Valduce, proprietaria dell’immobile e ora siamo in attesa di capire se verrà approvata la variante al Piano Regolatore che permetterebbe di modificarne la destinazione d’uso, oggi ospedaliera, in residenziale”, racconta Rampoldi.

Obiettivo? Realizzare una struttura residenziale di senior housing a due passi dal centro con uno spazio caffetteria aperto alla città e un’ala destinata alla ricezione turistica. Non una casa di riposo, quindi, ma una modalità già sperimentata con successo in Italia e all’estero che offra a persone anziane una soluzione abitativa più adatta alle loro esigenze.

“Si tratterebbe di bi o trilocali autonomi a cui, però, si aggiungerebbero spazi comuni e la possibilità di usufruire a propria discrezione di servizi aggiuntivi come le pulizie, la lavanderia, la preparazione dei pasti o il servizio di accompagnamento per effettuare visite mediche, ma anche per fare la spesa o andare al cinema o a teatro – racconta – inoltre prevedremmo anche spazi aperti alla città con un centro diurno”.

Ex chiesa di S. Antonio Abate, via Rezzonico

Prima chiesa, poi magazzino, cinema a luci rosse (lo storico Embassy) infine negozio di antiquariato. Probabilmente non esiste in città un edificio con una storia più insolita di quella della ex chiesa cinquecentesca di S. Antonio Abate che oggi sfida l’abbandono e le preoccupanti crepe che la attraversano aspettando di sapere quale sarà il prossimo capitolo della sua vita.

“Come Consorzio siamo già intervenuti nel recupero di una porzione dell’edificio residenziale accanto alla chiesa, l’ex convento, e ora sogniamo di riuscire a salvare anche quest’ultima dal degrado”, spiega Rampoldi.

E cosa realizzare in questo gioiellino da 1500 metri quadri a due passi da piazza del Duomo, dalla Casa del Fascio, dalla stazione e dal lago? “Abbiamo in mente di trasformarlo in un hub che abbini attività commerciali e direzionali a spazi flessibili per la cultura – spiega Rampoldi – l’idea è quella di affiancare attività di ristorazione e vendita, su modello di Eataly per intenderci, a uffici e spazi a disposizione di eventi comprensivi di un auditorium da 200 posti”.

Ex Tintostamperie Napoleona e Valmulini

Dopo il recupero dell’ex Pastificio Castelli, il quartiere delle Caserme potrebbe cambiare definitivamente volto se il Consorzio Abitare Como riuscisse nell’impresa di dare nuova vita anche alle ex Tintostamperie Napoleona di via Pastrengo e Valmulini, sull’omonima via appena sotto la Napoleona. Un complesso enorme, oltre 4000 metri quadri la prima e altrettanti la seconda, oggi vuoto se non regno dei writers e ricovero di fortuna di qualche senzatetto.

“Si tratta di un progetto a cui teniamo molto sia perché darebbe continuità a quanto abbiamo già iniziato con il Pastificio Castelli, sia perché interverrebbe ulteriormente su un quartiere ancora un po’ ai margini della città ma che ha enormi potenzialità – racconta Rampoldi – anche qui vorremmo realizzare spazi residenziali e di housing sociale ma anche spazi disponibili per altre attività, studi professionali, laboratori d’arte o artigianali, scuole e attività culturali o socio-ricreative. La posizione nel verde ma a un passo dalla Napoleona è strategica e la disponibilità di posti auto è un plusvalore importante”.

Il recupero dell’immobile prevedrebbe, inoltre, una grande attenzione al verde con la creazione di un giardino di alberi da frutto, orti e spazi verdi per lo sport e i giochi dei bambini ma anche l’ipotesi di realizzare una struttura museale. Sogni destinati a rimanere nel cassetto? “Il dialogo con le istituzioni, con i proprietari e con possibili investitori è aperto – conclude Rampoldi – non sono progetti facili ma da qualche parte bisogna pur cominciare per ridare vita a tanti angoli della nostra città”.

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

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3 Commenti

  1. Buona sera io ora donna e mamma di 42 anni sono proprio una bambina che abitava nel vecchio monastero di San lorenzo in via monti… che non sempre rispettava quel cartello…. io e la mia famiglia siamo vissuti lì fino i miei 15 anni.. quanto vorrei poterlo rivedere aperto… rivedere il cortile …e i lavori? Non procedono mi sembra…

  2. Superlativo!!!
    Ben venga. Tutti luoghi che meritano davvero, di rinascere ?

    Qualche perplessità però per l’idea di S.Antonino in via Rezzonico. In una zona con traffico già densissimo su strade poco spaziose, dove spesso si creano “tappi” e code, aggiungere un’ulteriore polo di attrattività per altre auto, come un hub commerciale, non mi pare ideale… anzi. La zona è carente di verde. Non si potrebbe immaginare qualcosa che arricchisca e non depauperi ulteriormente i pochissimi spazi rimasti ancora liberi nel quartiere?

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