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Comaschi in fuga verso la Svizzera. Galli (Confartigianato): “Salari più alti al confine e meno tasse”

Contrastare la fuga di manodopera e professionalità nostrane in Ticino. La missione, visti i salari d’oltreconfine (i numeri), non è certamente delle più semplici. E gli stessi numeri certificano come il dato relativo ai frontalieri sia in costante aumento come scrivevamo solo ieri (l’analisi). Ma la necessità di trattenere in Italia, nelle zone di confine nello specifico, la forza lavoro sta diventando sempre più impellente. “L’emergenza è reale e ovviamente non è recente, esiste da tempo. I numeri confermano come ci sia questo esodo – spiega il presidente di Confartigianato Como Roberto Galli – Purtroppo un costo del lavoro sempre più alto per l’impresa, al quale non corrisponde una redditività per il dipendente porta a queste storture. E tutti i comparti ne sono investiti”. I rimedi a questa situazione, che rischia di desertificare il tessuto produttivo locale, sono sempre più necessari.

Nel 2018 Confartigianato Varese e Como avevano avviato una collaborazione che portò a un progetto di Legge denominata “Aree di Confine” che puntava ad aumentare il netto in busta paga a favore dei dipendenti italiani occupati nelle aziende con sede entro i venti chilometri dal confine con il Canton Ticino. E, di conseguenza, limitare il dumping salariale elvetico e la fuga delle professionalità nel cantone svizzero di lingua italiana. “Purtroppo questo disegno di legge ha poi subito uno stop”, dice Galli che  ribadisce – visto che da Varese si è alzato, nelle ultime ore, il medesimo allarme e si sta cercando di far ripartire il progetto di legge o comunque di chiedere interventi analoghi – come “siamo pronti se Varese ci contattasse a riprendere il discorso insieme. Si tratta di un tema decisivo per il nostro territorio”.

Si sta parlando di due zone fortemente proiettate verso la Svizzera, rispettivamente con 108 e 114 comuni entro i venti chilometri dal confine e un totale di 84 (40 Varese e 44 Como) compresi addirittura entro i dieci chilometri dal Canton Ticino. “L’allarme disoccupazione e mancanza di lavoro è reale. E’ qui tra noi. E molti forse per questo cercano di trovare fortuna in Svizzera. Bisogna lavorare sull’abbassamento del cuneo fiscale, non ci sono alternative e prevedere incentive negli stipendi dei lavoratori che vanno resi più alti e attrattivi”, specifica sempre Galli.

“Qui stipendi da 1.400 euro, in Svizzera quasi 9mila”. La fuga di infermieri da Como (e Lombardia)

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3 Commenti

  1. Le rispondo in merito alla sua riflessione. Lo sappiamo da decenni che gli stipendi svizzeri non sono paragonabili a quelli italiani, non ci siamo accorti solo ora. Ma proprio per questo la fuga di manod’opera oltre confine è allettante mettendo dall’altra parte in difficoltà imprese italiane per mancanza di addetti.
    F. To Presidente Confartigianato Delegazione Lago e Valli

  2. Vivi complimenti, si è accorto adesso? Sono 40/50 anni che è così. Comunque i guadagni dei frontalieri generano anche i ristorni per i comuni. Se un Italiano guadagna in CH è molto probabile che spenda in Italia, quindi……

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