Vacanze in città. Ovvero il gusto agrodolce di chi, per diverse ragioni, trascorrerà l’estate a casa. Abbiamo provato, tra il serio e lo scherzoso, a tratteggiare tre identikit per scoprire le strategie di sopravvivenza a questa strana estate dei comaschi che, quest’anno, faranno i “turisti a casa propria”.
I fuggitivi
Di ragioni per scappare dalla calura cittadina ce ne sono a bizzeffe, ma se sei un medico che ha trascorso mesi nei reparti Covid, il bisogno di respirare aria di vacanza è ancora più forte. Di Magda D’Astuto avevamo già raccontato durante il lockdown su questo sito: anestesista rianimatore in un ospedale cittadino, in prima linea giorno e notte durante l’emergenza e con marito e figli a casa a districarsi tra smart working e lezioni online.
E ora che la situazione sembra tornata alla normalità ma le meritate vacanze, purtroppo, sono ancora un miraggio lontano, che fare? Quello che, come lei, hanno fatto tanti altri comaschi: scappare dalla città. “Abitiamo in centro, senza nemmeno un balcone – racconta – avevamo bisogno di uno sfogo, di natura”.
La soluzione? Una casa nel bosco a Brunate per tutto il periodo estivo: “Io vado avanti e indietro dall’ospedale, mio marito lavora da casa e i ragazzi sono rinati, stanno fuori tutto il giorno, si arrampicano sugli alberi, hanno un’autonomia che in città non avrebbero – dice Magda – e poi abbiamo ghiri sul tetto, la lepre che incontriamo sulla strada di casa, la volpe che passa in giardino di notte. È un paradiso e l’estate la passeremo qui”.
I fortunati
Già abitare a Como è un colpo di fortuna, di questi tempi. Esci di casa, fai pochi metri (o pochi chilometri, nel peggiore dei casi) e sei in riva al lago ed è già aria di vacanza. Ma c’è chi è ancora più fortunato perché il lago ce l’ha praticamente in casa e in vacanza vive tutto l’anno, direttamente dal salotto.
Manuela Nuti, stilista con casa pied dans l’eau a Laglio (e piscina e parco meraviglioso e chi più ne ha più ne metta), è esattamente quanto di più vicino all’incarnazione dell’invidia collettiva ci possa essere oggi. Ma il bello è che lei, a vivere in paradiso, non ci ha mai fatto l’abitudine.
“Abito qui dall’‘85 e ancora non ho smesso di scattare foto – racconta – abbiamo acquistato questa casa quando ancora nei paesi del lago ti guardavano come un forestiero, anche se venivi da Como. Mi dicevano tutti che ero matta, che per il mio lavoro sarebbe stata più comoda Milano ma la bellezza di tornare qui dopo una giornata di lavoro è impagabile, c’è aria di vacanza tutto l’anno. E quest’estate la trascorro qui con la mia famiglia, possiamo fare a meno di usare la macchina perché in paese si trova tutto e abbiamo la fortuna di goderci questo lago eternamente bello, con qualsiasi tempo”.
I weekender
“E per fortuna viviamo a Como”, si consolano così Adriana e suo marito Adrian Malaj, assistente alla poltrona in uno studio dentistico cittadino lei e dipendente di un’utensileria lui che hanno visto sfumare le loro vacanze di fronte alla lentezza della ripresa post lockdown.
“La ditta in cui lavora mio marito quest’estate non chiuderà per approfittare di ogni possibile occasione di lavoro che potrebbe arrivare e lui ha utilizzato le ferie durante il periodo di chiusura in cui è rimasto a casa – spiega Adriana – quindi passeremo l’estate qui a lavorare”.
Sistemati i figli, giustamente desiderosi di godersi le vacanze, Adriana e suo marito provano a vedere il lato positivo di un’estate in città: “Nostra figlia andrà via con la nonna e suo fratello è già stato in vacanza con i suoi amici e ora rimarrà a casa con noi – dice – però siamo fortunati perché viviamo in una città meravigliosa e in un attimo possiamo essere in posti bellissimi. È vero, lavoriamo ma, nel weekend, possiamo andare in bici a Cernobbio o in funicolare a Brunate. Se abitassimo in una città come Milano sarebbe tutto più difficile e pensare di trascorrere l’estate lì sarebbe quasi un incubo, non possiamo proprio lamentarci”.
Roberta: “Vedo i battelli vuoti e piango”
“Ci aspettavamo un 2020 indimenticabile, eravamo già in overbooking a fine 2019 invece ora è saltato tutto”, parla così Roberta Caprani presidente dell’associazione Guide e Accompagnatori di Como e Provincia che solo pochi giorni fa festeggiava sulla pagina Facebook dell’associazione l’arrivo in città del primo pullman di turisti.
“Si è trattata di un’eccezione – spiega – arriveranno ancora un gruppo di francesi e qualche visita individuale ma il resto è tutto rinviato all’anno prossimo. Americani e russi, i nostri clienti principali, non possono venire in Italia ed è il deserto. Basti pensare che Como era la tappa di almeno 180 gruppi in arrivo e in partenza per crociere fluviali e marittime che ora sono spariti. Un disastro per tutto l’indotto”.
Inutile, secondo Caprani, contare sui turisti italiani: “Non sono mai stati il nostro punto di riferimento neanche in passato e non lo sono adesso – commenta – e comunque quando sento parlare di ripresa del turismo resto sbalordita. Tra distanziamento e numero ridotto di passeggeri è un attimo vedere code alla funicolare o all’imbarcadero ma si tratta poco più che di un’illusione ottica e quando vedo attraccare i battelli vuoti ad Argegno mi viene da piangere”.