Da un lato il maxi restyling dei Giardini a lago, un progetto che risale addirittura alla giunta Lucini e che, proroghe permettendo, dovrebbe concludersi il prossimo 24 aprile consegnando alla città un parco nuovo di zecca tra aiuole ridisegnate, illuminazione ad hoc, la nuova “Battery” che ospiterà bar e spazi polifunzionali e ampie aree relax. Dall’altro l’eterno cantiere del lungolago, 17 anni di sofferenze, inaugurazioni e rinvii che dovrebbero concludersi (il condizionale è d’obbligo) quasi in contemporanea, in un giorno X della prossima primavera.
E poi il sogno del nuovo Sinigaglia, di cui per ora è stato mostrato solo un rendering piuttosto generico e dettagli molto vaghi che vanno da “riqualificazione del verde urbano in armonia con il paesaggio urbano e razionalista” e “nuove aree pedonali intorno” che, oggettivamente, dicono tutto e niente, ma fanno ben sperare.
Obiettivo? Senza intoppi, settembre 2028. E in mezzo loro, le Cenerentole dimenticate, scorci non proprio nascosti dei giardini a lago che, mentre si sognano futuri scintillanti e tagli del nastro da costruirci campagne elettorali per i prossimi decenni, nessuno pensa di sistemare e stanno lì così, pronti a fare da sfondo ai selfie dei turisti in arrivo e alle passeggiate dei comaschi ormai assuefatti all’incuria. A renderle ancora più brutte di quello che già sono, ci penseranno loro, i nuovi vicini di casa tirati a lustro.
Il retro del Monumento ai Caduti
A meno che qualcosa sia sfuggito tra le innumerevoli varianti che si sono susseguite negli anni, questa zona non rientra nel cantiere dei nuovi Giardini a lago che, ultimati i lavori attualmente in corso nella zona centrale, prevedrebbe una seconda fase con la sistemazione dell’area tra il Tempio Voltiano e la foce del Cosia.
Quindi, quale sarà il destino di questa zona? Se ne occuperà il Comune in tempo per non farla sfigurare accanto ai nuovissimi e pettinatissimi giardini, anche se a oggi non risultano impegni in tal senso da parte dell’Amministrazione? Aspetterà di vedere se verrà inclusa, tra tre anni almeno, nel progetto del nuovo stadio? Oppure resterà così, tra cordoli crollati da tempo immemore, lastre di contenimento delle aiuole, parte del monumento, pericolosamente inclinate, se non addirittura rotte, e fondo indecente in terra battuta, più simile a un’aia che a un’area preziosa come questa, sul quale le erbacce stanno prendendo il sopravvento su ciò che resta della ghiaia?
La zona ex pista delle macchinine
Da sogno di una notte di mezza estate con tanto di fontana a area fitness, fino alla recente variante al progetto che l’ha stralciata dal cantiere dei Giardini condannandola al limbo eterno, per permettere, qui, il posizionamento delle barriere mobili durante le partite. La parabola discendente dell’area verde a ridosso dello stadio, lungo viale Vittorio Veneto è tutta lì, in quella striscia di cemento dove ancora campeggia, abbandonata, la biglietteria della pista delle macchinine a gettoni, nell’area cani delle dimensioni di un pollaio, nelle panchine strappate dai basamenti in mezzo alle quali passa, indifferente, la cancellata anti-scontri che da “mobile”, qui è diventata “eterna”. Farà parte della “riqualificazione del verde urbano” che accompagnerà la realizzazione del nuovo stadio? Probabilmente sì, ma quando? E intanto che si fa? La sistemiamo o la teniamo così, memento mori per chi siederà ai tavolini della Battery o passeggerà un metro più in là nel verde curatissimo delle nuove aiuole?
Lungolago Mafalda di Savoia
Né nuovo lungolago né nuovi Giardini, questo tratto di marciapiedi non l’ha voluto nessuno, è oggettivo. Quindi, salvo progetti di cui ancora non è dato sapere nulla, quando i due cantieroni vicini verranno conclusi quasi in contemporanea, e qui arriveranno telecamere, autorità e fasce tricolori, lei sarà lì a rovinare la festa a tutti, come la vecchia nonna un po’ matta a cui avevi chiesto di restare in camera mentre avevi ospiti, con i suoi buchi rattoppati, le mattonelle sconnesse e gli storici parapetti rappezzati con griglie modello tombino. E tralasciamo le condizioni della diga, che è meglio.
Muretto dell’Hangar
Letteralmente spezzato a metà, con blocchi di pietra rovinosamente franati sul marciapiede, chiaramente in procinto di crollare. E neanche una transenna a segnalare il pericolo. Queste sono le condizioni in cui versa, da giorni, uno dei due muretti che delimitano lo scivolo a lago degli idrovolanti.
Peccato che, oltre a essere adiacente al marciapiedi, si tratti di uno dei punti preferiti dai bambini, che si arrampicano qui per vedere decolli e ammaraggi, o dei turisti che ci si siedono sopra per mangiare un panino guardando il lago. Una piccola cosa? Probabilmente sì, al netto del pericolo oggettivo, ma sicuramente il simbolo di come, abbagliati dai maxi cantieri, ci si dimentichi che basta una brutta cornice a rovinare un bel quadro (e a far fare una figuraccia chi l’ha appeso).