Una giornata di sole, il lago scintillante e il desiderio di rinfrescarsi. È così che molti turisti, attratti dal fascino del lungolago davanti al Tempio Voltiano, decidono di immergersi in acqua. Peccato che in quel tratto la balneazione sia vietata: i cartelli che lo segnalano ci sono, ma spesso passano inosservati o vengono ignorati.
Il motivo non è soltanto la pericolosità ma soprattutto la qualità dell’acqua: analisi recenti hanno evidenziato la presenza di residui chimici e persino tracce di feci. Così, invece di continuare a pubblicare foto dei bagni proibiti abbiamo parlato direttamente con turisti e gitanti, per capire quale sia la consapevolezza.
Nonostante ciò, la tentazione è forte. Come racconta Simona, arrivata dalla Germania con la famiglia: “È il nostro primo giorno qui. Abbiamo visto questo posto, ci è piaciuto subito e mio figlio si è tuffato direttamente. Non avevamo notato i cartelli: volevamo solo bagnarci i piedi, non nuotare davvero. Certo, avrei preferito saperlo prima. Sarebbe utile avere segnali più grandi o spazi sicuri per i bambini”.
C’è anche chi, pur consapevole del divieto, sceglie comunque di entrare in acqua.
Essat, Mine e Fedi, in vacanza dall’Egitto, ammettono senza esitazioni: “Sì, i cartelli li abbiamo visti, ma fa caldo e sappiamo nuotare. Non ci sembra un problema. Anche se l’acqua è inquinata, volevamo fare il bagno lo stesso”.
Tra i bagnanti ci sono anche Michael e Karina, dall’Ucraina ma al momento vivono al confine con l’Ungheria: “Non avevamo visto i cartelli. Ci sono tante persone che nuotano, anche bambini, quindi non abbiamo pensato che ci fossero dei problemi”.
Un gruppo di giovani tedeschi, Nadine, Ferdi, Michi, Leo, Basti e Insami, raccontano di essersi informati online prima di arrivare: “Abbiamo cercato su internet un posto per nuotare senza dover spendere soldi – spiega Nadine – e abbiamo trovato questo. Pensavamo di poter fare il bagno e goderci la giornata al lago, non abbiamo notato i cartelli. Le piscine costano troppo e questo è l’unico punto che abbiamo trovato. Anche i lidi e i posti privati sono troppo cari, e non tutti possono permetterseli. Il fatto che l’acqua sia sporca non ci spaventa, continueremo a fare il bagno, forse è il nostro spirito tedesco. Certo, sarebbe utile avere cartelli più chiari e indicazioni precise su dove si può fare il bagno in sicurezza. Anche spazi gratuiti, perché 5 euro per una sola entrata al lido sono davvero troppi”.
Molti dei turisti intervistati sottolineano lo stesso problema: la mancanza di informazioni chiare. Non tutti notano i cartelli di divieto e in tanti si sentono disorientati. In un contesto in cui il lago di Como è diventato una destinazione internazionale, complici social media e campagne turistiche, il rischio è che l’immagine da cartolina si scontri con una realtà meno idilliaca.