“In un Paese come l’Italia, dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada, l’aumento record dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori”. A sottolinearlo è la Coldiretti Como Lecco che evidenzia come tutto ciò abbia inevitabilmente ripercussioni sull’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione, per arrivare al carrello della spesa delle famiglie dove, purtroppo, il conto è sempre più salato.
E così, anche per i cittadini comaschi, torna “la lista della spesa”: quattro famiglie su dieci, infatti, per risparmiare attuano un’attenta programmazione di quanto comprare al negozio e al supermercato, dove si va a caccia delle promozioni (38%), si guarda con più attenzione anche al rapporto prezzo/kg di prodotto degli alimenti (47%) e si taglia il superfluo (48%) a tavola. Sono dati che emergono dall’analisi della Coldiretti relativi alle strategie adottate dagli italiani secondo Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo e alimentare), di fronte all’aumento dei prezzi alimentari che a fine maggio per l’Istat è stato del 7,1%. Tra i comportamenti virtuosi segnalati dai consumatori spicca la riduzione degli sprechi che riguarda ben il 68% delle famiglie.
Ed è in questo modo che anche sulle tavole lariane sono tornati i piatti del giorno dopo che nascono dalla tradizione contadina come polpette, frittate, focacce farcite. Se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove “più di un’azienda agricola su 10 (11%) – continua la Coldiretti Como e Lecco – è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione”.
In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio. Con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea (Centro di ricerca alimenti e nutrizione).
L’impatto dell’impennata dei costi per l’insieme delle aziende agricole supera i 9 miliardi di euro. In difficoltà è però l’intera filiera che si è trovata a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi come il vetro, che costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra un incremento anche del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, sempre secondo l’analisi Coldiretti. Inoltre i prezzi degli ordini cambiano ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%.
“Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni” osserva il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi che sottolinea inoltre come “nell’immediato bisogna intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione con interventi immediati, per salvare aziende e stalle, e strutturali, per programmare il futuro. Oltre alla necessità di avere risorse per sostenere il settore in un momento in cui si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare”.