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Como, grido d’aiuto sul confine con la Svizzera: “Fate presto, prima che questo quartiere muoia. Speriamo nel supermercato”

Passano gli anni, si susseguono le amministrazioni ma c’è un quartiere di Como dove i problemi sembrano rimanere sempre immutati o, al massimo, peggiorano.

Colpa della situazione economica generale, colpa di alcuni interventi a lungo attesi ma non ancora realizzati, colpa di malcostume e inciviltà, rimane il fatto che Ponte Chiasso, aspetta da tempo, forse troppo tempo, di potersi rilanciare.

Il vicino confine con la Svizzera e i relativi clienti che da oltre dogana arrivano a fare shopping, rimangono ancora una delle poche ancore di salvezza per chi qui vive e soprattutto per chi qui resiste ancora con un negozio aperto.

Ma non basta. Quello che viene domandato da chi passeggia per queste vie è una maggiore attenzione alla voce dei residenti e alcuni interventi – anche minimi – ma necessari.

Partendo dalla vicina Svizzera, è subito chiaro Lorenzo Gagiardo della storica macelleria di quartiere Bianchi. “Ponte Chiasso vive per gli svizzeri. E lo fa ancora oggi con la franchigia che è stata dimezzata”.

Il riferimento è al fatto che il Governo elvetico dal primo gennaio 2025 ha previsto la riduzione della franchigia doganale da 300 a 150 euro nel tentativo di limitare i viaggi dei consumatori svizzeri nei supermercati e negozi italiani dove i prezzi sono più bassi.

Inoltre, in Italia è stato anche ridotto il limite per il rimborso IVA (da 154.95 euro a 70), andando nella sostanza a ridurre l’impatto di quanto deciso in Svizzera.

“Per fortuna ci sono ancora loro. Purtroppo, la situazione economica da questa parte del confine non è delle migliori e la loro presenza, è innegabile, aiuta. Certo bisognerebbe agevolarli magari creando dei parcheggi per la sosta breve che qui nel quartiere mancano da sempre e che continuiamo a chiedere”.

L’importanza dei clienti elvetici è testimoniata anche da un altro fattore. Al punto di uscita di Ponte Chiasso, Global Blue ha attivato due nuovi kiosk digitali adibiti alla validazione delle fatture Tax Free, per processare più rapidamente le richieste avanzate dai turisti extra-UE che vogliono ottenere il rimborso dell’IVA sui propri acquisti prima di lasciare l’Italia.

“Ovviamente è giusto che vigili e ausiliari della sosta controllino il regolare flusso dei veicoli nel quartiere ma qui proprio non c’è dove parcheggiare e allora a volte non capisco l’accanimento verso chi, magari, lascia l’auto in sosta con le 4 frecce a margine della corsia dei bus – l’unico spazio a disposizione – per ritirare un pacco o per fare un rapido acquisto. Questione di minuti. Se il cliente non trova un posto dove fermarsi potrà al massimo fare due giri della zona ma poi se ne andrà e con lui il nostro guadagno. Lo svizzero avrà pure più soldi del comasco ma non è certo contento di vedersi appioppare una multa ogni volta che scende dall’auto”, dice Lorenzo.

Il tema parcheggi è da anni al centro delle necessità primarie del quartiere. Un miglioramento si potrà forse avere in futuro qualora venisse ultimato il progetto di creazione di una nuova Esselunga. L’area in questione – di circa 10mila metri quadrati – è quella dell’ex Lechler, in via Bellinzona, e dovrebbero ospitare un supermercato e una serie di opere pubbliche a beneficio del quartiere nord di Como, che da tempo soffre problemi di traffico e di parcheggi.

In base alle ultime informazioni, risalenti però a inizio anno, Esselunga, in una nota ai media svizzeri, confermava l’interesse per il progetto che “si farà”, pur non essendoci novità sostanziali su tempi e modi.

“Si, per noi commercianti sarebbe certamente utile. Ma non conosciamo i dettagli. Ho solo visto alcuni camion che si muovevano in un’area della zona interessata, ma nulla più – racconta un altro storico commerciante del quartiere Tommaso Giudici titolare del negozio di calzature S.T.E.P Shoes, a poca distanza dal confine – Purtroppo i problemi, anno dopo anno, rimangono irrisolti. Oltre ai parcheggi, la progressiva scomparsa di negozi nel quartiere è inarrestabile. Siamo rimasti in pochi e, oltre a vetrine vuote, quelle che si riempiono sono a gestione straniera e c’è un rapido riciclo”.

Quello che poi rattrista sempre di più è vedere come “mese dopo mese, anno dopo anno Ponte Chiasso si stia svuotando. I negozi di un tempo non ci sono più. Se si fanno due passi su via Catenazzi non c’è praticamente più nulla – dice sempre Tommaso – una tristezza e un vero peccato perdere l’anima di un quartiere”.

Tommaso Giudici

E parcheggi mancanti a parte c’è “poi anche il problema che sempre più spesso quei pochi che ci sono vengono, nella maggior parte dei casi, utilizzati dai frontalieri che lasciano qui tutto il giorno l’auto per andare poi a lavorare oltre la dogana. Così facendo si levano posti proprio a quelle persone che magari verrebbero qui da noi a comprare ma che non trovano mai parcheggio e così alla fine decidono di andare altrove facendo così sprofondare sempre di più il commercio”.

Fortunatamente – come conferma anche Tommaso – gli acquirenti svizzeri resistono anche se “la situazione è però rischiosa. In passato mi ero offerto persino di pagare la multa a una cliente arrivata per acquistare una borsa in saldo che aveva lasciato per pochi minuti la vettura davanti al negozio sulla corsia dei bus, ovviamente con le quattro frecce accese”.

Sono soluzioni “ovviamente limite che denotano la nostra necessità di trattenere i clienti ma anche l’urgenza che chi può, intervenga per migliorare la vivibilità del quartiere”.

Anche da parte di Tommaso l’auspicio è che possa aprire il nuovo supermercato perché “quando arrivano simili poli si rivitalizza l’area in cui sorgono. Certo, magari ci potranno essere intoppi viabilistici nella fase realizzativa ma poi attirerebbero sicuramente molta gente. Basta pensare a zone di Como quali via Pasquale Paoli e a cosa accadrà con il nuovo Decathlon ormai in arrivo”.
Insomma “bisogna fare presto prima che muoia definitivamente il quartiere”.

 

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