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Como, il clamoroso caso dei nidi tra chiusure e scioperi: “La città era avanguardia, ora vergognoso passo indietro del sindaco”

L’annuncio della chiusura di due nidi a Como, i sindacati sul piede di guerra per le mancate assunzioni, l’accusa di silenzio al sindaco Rapinese e alla vicesindaco e assessore ai Servizi sociali Roperto, lo sciopero. La vicenda anima le cronache da tempo in città e c’è la manifestazione in programma per il 18 giugno (anticipato rispetto alla prima data programmata per il 20): qui i dettagli.

In città la questione è pesante e certamente sentita. Interviene sul tema la lista Civitas con un’ampia e dura riflessione. Eccola:

Civitas prende atto della decisione assunta dall’assemblea sindacale dei dipendenti del Comune di Como di promuovere il provvedimento estremo della proclamazione dello sciopero per il prossimo 18 giugno.

La Giunta e il Sindaco non hanno ritenuto né doveroso né necessario il confronto con i dipendenti, con modalità non diverse da quelle utilizzate con i cittadini utenti dei servizi ai quali le scelte operate sono state semplicemente comunicate senza alcuna disponibilità ad accoglierne istanze e proposte.

Come più volte ribadito Civitas considera il servizio dei nidi comunali un patrimonio della città, non dimentica i grandi investimenti fatti nel tempo che ne hanno permesso il sorgere e il crescere facendo della nostra città un’avanguardia. Tali investimenti hanno riguardato strutture (che oggi insensatamente si vogliano abbandonare o, forse, cedere a terzi) ma anche la costruzione di una preziosa e delicatissima elaborazione educativa. Sembra che tutto ciò non appartenga al bagaglio culturale di questa amministrazione che ne ignora il valore e la potenzialità.

Il vergognoso passo Indietro dell’attuale amministrazione tradisce la Storia della città con l’affidamento progressivo dei servizi a personale di cooperative. Ciò significa semplicemente risparmio sul personale pagato con contratti non equivalenti a quelli dei dipendenti comunali senza alcuna garanzia di continuità e spesso anche di qualità del servizio.

Esprimendo vicinanza ai genitori e ai dipendenti comunali concludiamo questo comunicato con una ulteriore annotazione.

Come riportato anche nella delibera della Giunta comunale di Como n. 66 del 7.03.24,  il Comune di Como “è ente capo fila del coordinamento pedagogico territoriale afferente l’ambito di Como al quale aderiscono i servizi per l’infanzia (asili nido e scuole dell’infanzia del Territorio)” e il Sindaco di Como esprime (anche nel voto) la maggioranza assoluta all’interno dell’Assemblea dei sindaci dell’organismo istituzionale che ne delibera indirizzi, obiettivi e che ne approva bilancio e ripartizione delle risorse.

Per adempiere all’obbligo posto dalla legge n. 234 del 30 dicembre 2021 (ovvero una disponibilità di posti-nido non inferiore al 33% dei minori di 3 anni) l’ambito territoriale (Piano di Zona), che vede il Comune di Como “capo fila del coordinamento pedagogico territoriale“, dovrebbe fornire non meno di ulteriori 300 posti-nido.

PER APPROFONDIRE SUI NIDI, QUANDO COMO ERA L’ESEMPIO IN ITALIA

Quando gli asili nido di Como erano l’esempio d’Italia. “La ricetta ‘magica’. I privati? Ragionano per il profitto”

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