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Como, il giudice dà ancora ragione al Carducci: “Niente sfratto, via lucchetti e ostacoli all’associazione”

Nuova vittoria dell’Associazione Carducci in Tribunale sul tema dello sgombero annunciato – e in parte materialmente tentato – dal Comune di Como alla fine dello scorso luglio.

Sulla scia dell’ordinanza già emessa allora, infatti, il giudice Abate (prima sezione Civile del Tribnale di Como), dopo aver raccolto le posizioni di entrambe le parti lo scorso 2 settembre, ha riconfermato in pieno lo stop a ogni forma di sgombero o sfratto dall’associazione dai locali di viale Cavallotti. E viene anche intimato a Palazzo Cernezzi di non mettere in atto forme di limitazione, ostacolo o divieto dell’occupazione da parte del Carducci, almeno fino alla decisione di merito della causa in corso, fissata per il prossimo novembre.

L’amministrazione, per conto suo, insisteva (e continuerà a farlo) sul fatto che la presenza dell’associazione cagionasse danni sia a sé, sia al Conservatorio di Como che – sulla base di un finanziamento statale – dovrebbe occupare l’immobile eventualmente ‘liberato’ (istanze non ritenute particolarmente fondate, per assenza di danni realmente comprovati e per l’utilizzo pressoché inesistente da parte del Comune dei locali già a disposizione).

Inoltre, Palazzo Cernezzi  ha ribadito di non voler togliere i lucchetti apposti a luglio sul cancello che dà sulla pubblica via, nonostante questo possa rendere più difficoltosa l’uscita in caso di emergenza.

Ad ogni modo, il giudice ha espressamente autorizzato l’Associazione Carducci a rimuovere i lucchetti apposti dal Comune alla fine di luglio, così come ogni altro impedimento per l’accesso ai locali utilizzati dall’associazione.

Ordinato, di conseguenza, anche il ripristino di tutte le condizioni di sicurezza e tutela dell’incolumità pubblica per il normale svolgimento delle attività culturale e sociali del Carducci.

Questo fino a qui, dunque. A novembre, poi si entrerà nel merito per un verdetto definitivo sul ‘duello’ tra il sindaco Alessandro Rapinese e la presidente dell’associazione Maria Cristina Forgione.

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