Una raccolta firme sulla nota piattaforma Change.org per esprimere solidarietà a don Giusto Della Valle, il parroco di Camerlata e Rebbio al centro di un botta e risposta con il sindaco di Como Alessandro Rapinese che ha visto prendere la parola anche il vescovo Oscar Cantoni. E’ questa l’iniziativa lanciata poche ore fa da Enzo Cresta, segretario del Circolo PD Como Sud, che scrive:
Le recenti critiche mosse a don Giusto della Valle da parte dell’Amministrazione Comunale di Como sono profondamente ingiuste. Don Giusto opera con dedizione nella Parrocchia di San Martino a Rebbio promuovendo valori di accoglienza, umanità e solidarietà che sono alla base di una società giusta e pacifica.
A Como, sempre più persone riconoscono il significato del lavoro incessante di Don Giusto. La sua opera non si ferma solo alla comunità parrocchiale, ma si espande a tutta la città, offrendo supporto ai più vulnerabili, siano essi poveri, emarginati o in difficoltà economica. È un pastore che ha scelto di essere tra la gente, vivendo la quotidianità dei suoi parrocchiani e condividendo le loro gioie e difficoltà. I valori evangelici di accoglienza, amore al prossimo e aiuto alle persone più fragili sono incarnati nel suo operato quotidiano. Don Giusto non solo parla di solidarietà, ma la pratica attivamente, costruendo ponti tra diverse comunità e culture e promuovendo la pace.
È tempo che la città di Como e tutti noi riconosciamo e apprezziamo l’immenso valore sociale e morale della missione di Don Giusto. Egli rappresenta un esempio luminoso di cosa significhi vivere i valori del Vangelo nel mondo moderno. Difendiamolo dalle critiche ingiuste e sosteniamo il suo operato per il bene comune. Firma questa petizione per esprimere solidarietà a Don Giusto della Valle e riconoscere il suo inestimabile contributo alla nostra società.
A scatenare la polemica, la risposta del sindaco Rapinese a un editoriale pubblicato sul periodico parrocchiale Il Focolare nel quale il sacerdote definiva Como “disumana” alla luce del silenzio delle istituzioni di fronte all’appello per un aiuto alla popolazione ucraina e per ristabilire i contatti con le due città gemellare Nablus (Palestina) e Netanya (Israele), ma anche per il “bassissimo profilo dialogico dei consigli comunali” e la crescente intolleranza nei quartieri “per i bambini che giocano e fanno rumore sotto casa, per i giovani rumorosi che giocano a pallone nei nostri quartieri, per chi fa animazione di quartiere accompagnata a ‘rumore positivo’”.
La replica del sindaco, come prevedibile, non si era fatta attendere: “Posso garantire che a Rebbio non vedono l’ora che a don Giusto trovino un’altra destinazione – sono state infatti le parole del primo cittadino riportate dal quotidiano La Provincia di Como – i rebbiesi non riconoscono più il loro quartiere e non si riconoscono nemmeno nel suo caotico e disordinato modello di accoglienza e, francamente, appena dovesse essere trasferito, anch’io sarò più sereno considerate le lagnanze che mi continuano ad arrivare dal quartiere. Mi chiedo ancora a che titolo gestisse prodotti commestibili come i cocchi o se tutte le persone che accoglie lo siano nel rispetto di tutte le leggi sanitarie che valgono della nostra Repubblica”.
Da qui le prese di posizione dell’Assemblea della Comunità Pastorale di Rebbio a favore del parroco fino a quella del vescovo Oscar Cantoni che ha espresso “un caloroso invito a una profonda pacificazione, alla rimozione di ogni ostacolo e di ogni espressione verbale che impedisce o scoraggia la costruzione di una Città di tutti”, ricordando come don Giusto abbia “una funzione di supplenza rispetto a un’urgenza sociale il cui peso, viceversa, ricadrebbe interamente sulla società civile e sulle istituzioni dello Stato”.