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Como: “Intolleranza e astio del sindaco che si augura don Giusto vada via. Basta alimentare disprezzo e odio”

Anche Forza Italia, con il segretario cittadino Davide Gervasoni, si schiera con don Giusto, parroco di Rebbio e Camerlata. La storia si dipana da giorni, è esplosa dopo l’editoriale del sacerdote sul periodico della parrocchia (Il Focolare) dove ha scritto: “Como città disumana. L’intolleranza si fa strada nei quartieri. E facciamo fatica a identificarci con chi ci governa”.

Poi l’affondo del sindaco di Como, Alessandro Rapinese, seguito alla solidarietà della comunità parrocchiale e del vescovo di Como, il cardinale Cantoni e infine una petizione a favore del don, trovate tutto qui: Como, il sindaco aveva detto: “Se don Giusto va via è un bene per tutti”. Ma dopo parrocchia e vescovo ecco nuova solidarietà: “Firmate questa petizione”.

Dice Gervasoni in una Nota del partito:

Esprimiamo solidarietà a don Giusto della Valle, parroco di Rebbio e Camerlata, quotidianamente impegnato nell’aiuto ai più fragili e purtroppo bersaglio di minacce e attacchi. Pur se a volte le sue iniziative differiscono dalle modalità ordinarie, riconosciamo e sosteniamo pienamente il suo instancabile impegno nell’accoglienza, in particolare dei minori non accompagnati, innocenti che non possono essere lasciati soli in mezzo a una strada.

L’attenzione alle esigenze elementari degli ultimi, nel rispetto della legalità, è un preciso dovere politico. L’umanità è il valore che qualifica una comunità, e raccolgo pienamente il richiamo di monsignor Oscar Cantoni, Cardinale e Vescovo di Como, verso un agire politico di alto profilo morale e culturale. Purtroppo, troppo spesso, assistiamo invece a episodi che vanno in direzione opposta, come quando minori stranieri sono stati lasciati al freddo davanti alla questura con il cinico commento «Siamo saturi, vadano altrove».

Davide Gervasoni
Segretario cittadino di Forza Italia Como

Intanto, ieri sera ospite di Etv Rapinese ha rincarato: “Don Giusto? A Rebbio esasperati, da lui non ci serve niente”. Così stamattina ComoZero ha ricevuto un’ampia riflessione di Flavio Bogani, volto notissimo del volontariato cittadino, è in prima linea da anni per gli ultimi, i senzatetto e i migranti. Il pensiero di Bogani parte dalla recente morte di Mario Marangio e arriva a Don Giusto. La pubblichiamo così come l’abbiamo ricevuta:

Creativo, vitale, Giusto, disarmante.

In queste settimane ho spesso incontrato in città persone che mi chiedevano chi fosse Mario Marangio, e condividere la complessità di una Persona esprimendone la sua cifra, è un esercizio improbo, di fronte al suo universo. Sa, Signora, la Chiesa di san Bartolomeo gremita in occasione del suo funerale è stata qualcosa che riecheggia non solo per l’emozione; parla di una Comunità attenta alla fatica del vivere, ma lo fa con l’ammirazione per un uomo che non ostante la fragilità è stato Creativo, pur vivendo di grandi sofferenze. Chi ha seguito Mario nei suoi ultimi passi, nell’amarlo e servirlo in fraternità, ha restituito un Uomo conciliato e risolto al suo dolore, a memoria di come l’accoglienza e l’ascolto siano un fermento vitale per chi versa in condizioni difficili.

La compostezza solidale di così tanti concittadini è stata l’espressione di quante persone nel quotidiano si dimostrano vicine a situazioni di fragilità; c’è dunque una Città che all’interno di continue e laceranti tensioni testimonia che la bontà d’animo sia largamente diffusa e non conosca steccati politici, ideologici, religiosi.

Ci sono le guerre, la violenza, le incomprensioni ed una serie di drammi tali da influenzare anche la qualità della nostra vita personale e comunitaria.

E così uomini e donne che si accostano al servizio della Persona, sembra che siano afoni all’intolleranza ed all’astio del Sindaco. Un Servitore del popolo che arriva ad augurarsi che un suo cittadino lasci la città! Troppo grossa per essere vera, se non fosse che queste parole hanno portato alla reazione del Vescovo. Ricordo anni di mense, dormitori, sant’Eusebio, dove moltissime donne e uomini rispondono ancora oggi al fermento di don Renzo, di don Roberto, di migliaia di sventurati che hanno saputo tirar fuori la nostra parte più umana, nobile e fertile: la bontà disarmante di tantissimi comaschi.

Il Bene dovrebbe dividerci in una contesa a chi più ne fa Dono, non a rendere inviso don Giusto e la sua testimonianza. E in epoca di guerra anche verbale, la lacerazione tra Amministrazione comunale e cittadinanza attiva (purtroppo bersagliata in tanti frangenti della vita comune) non dovrebbe più contrapporsi con una bontà afona, ma faticosamente e fiduciosamente elevarsi anche in giustizia che comunica, rivela, condivide e semina politiche nuove.

Oggi non basta stimare e pedalare in silenzio, mi domando se questo tempo non ci chieda anche di donare parole nuove, non violente e disarmanti.

Una desistenza alla rabbia, ma senza contrapporsi come antagonisti dai denti affilati, sapendo che la crescita e lo sviluppo passano da una partecipazione non violenta a partire dalle parole con le quali scegliamo di esprimerci, senza il timore di metterci la faccia.

Alimentare disprezzo, esasperare i toni che da confronti diventano conflitti è porre le condizioni di lacerazione, divisione e odio.

Che bello sarebbe se potessimo assieme chiedere ai nostri amministratori: dimmi da chi vuoi partire, chi è il tuo Ultimo? E farlo nelle piazze, nei bar come nelle chiese, nelle sedi dei partiti, fino a te Alessandro che, ricordati, tu sei l’Unico di tutti.

Flavio Bogani

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