Svegliarsi al mattino e aprire le finestre su una gigantesca discarica. E’ quanto accade ai residenti di Muggiò, dove il Comune di Como ha trasformato piazza d’Armi in una enorme distesa di fango, terra, detriti e rifiuti dopo il maltempo dello scorso settembre (per le vostre segnalazioni dai quartieri e documentare i problemi: whatsapp redazione 335.8366795 o la mail redazionecomozero@gmail.com).


Il problema è che a due mesi di distanza dall’emergenza e dal recupero di ogni genere di materiale alluvionale in città, quell’enorme discarica realizzata dall’amministrazione ancora occupa una superficie gigantesca. E nessuno sa quando il materiale sarà portato via.

Eppure l’alluvione è terminata da un bel po’, l’esasperazione dei residenti cresce e i cittadini chiedono risposte immediate all’amministrazione. Anzi, più chiedere si invoca la rimozione in tempi celeri dell’ammasso che occupa centinaia di metri quadrati a poca distanza da finestre e palazzine.

“Chiediamo che venga smaltito questo materiale, senza attendere oltre – sbotta Franca Schena, la portavoce dei residenti – Io abito nelle case di fronte, da quando ci sono questi cumuli ho sempre mal di gola. Non sappiamo cosa respiriamo da settembre”. Le fa eco – come potete vedere nel video integrale sotto – un altro abitante: “Non sappiamo nemmeno cosa c’è in mezzo a quel materiale, magari anche cose tossiche. Non si può attendere oltre”.
Al maxi problema sotto gli occhi di tutti, si aggiunge il famigerato detto che ‘degrado porta degrado’. “Siccome il cancello è sempre aperto – prosegue la signora Schena – c’è chi ne approfitta e viene qui a usare la zona come discarica personale”. E infatti, accanto a tronchi e terra, spuntano tendoni abbandonati, materassi, mobili fatti a pezzi, vasche da bagno e tanti altri rifiuti.

“Qui entrano anche bambini, magari anche solo per curiosare o per giocare e rischiano di farsi male – prosegue la residente – Il Comune? Nessun contatto, non sappiamo nulla. Abbiamo sentito che fino a primavera potrebbe rimanere tutto qui ma se così fosse io non ci sto! Non ci sto!”.

“Qui ci stiamo ammalando – conclude – la richiesta è una sola: togliere questo materiale, punto e basta, costi quel che costi. Sindaco, noi le tasse le paghiamo. Ci venga incontro, tolga questo scempio totale dopo che ci hanno già tolto tutto, a cominciare da piscine e palazzetto dello sport”. Ora ‘la linea’ passa a Palazzo Cernezzi.