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Como, le penne all’infuriata di chef Colonna: “Posti solo al chiuso, delinquere per sopravvivere?”

Ristoranti grandi e piccoli, di paese e di città, storici o da poco aperti: tutti durante la pandemia sono stati fortemente penalizzati dalle restrizioni.

A queste si è aggiunto l’ultimo Dpcm che ha consentito, dallo scorso 26 aprile per la zona gialla, di tornare a servire i clienti in loco solo ai locali che hanno uno spazio esterno per i tavoli. Soluzione che ha escluso molti dalla possibilità di tornare a lavorare. Tra questi c’è Openissimo, dello chef romano Antonello Colonna che a ottobre 2020 aveva aperto il nuovo locale a Como in via Mentana.

Chef, anche voi siete stati penalizzati dal nuovo Dpcm. Cosa ne pensa?
Guardi, ormai penso che non abbia nemmeno senso lottare per posticipare il coprifuoco, piuttosto preferisco che vengano aperti i ristoranti all’interno con regole precise. Se ognuno si autocertifica e riducessero i coperti, almeno potrei lavorare. Sono stufo di continuare a interpretare i decreti, i colori. A Roma posso tenere aperto ché ho il ristorante dentro l’hotel, a Milano perché ho i dehors ma se piove non so cosa devo fare, a Como sono chiuso.

Tra l’altro, avevate appena inaugurato Openissimo lo scorso anno.
Abbiamo aperto il 15 ottobre e chiuso il 30, poi fatto qualche servizio quando era consentito ma solo a pranzo e a mozzichi e bocconi, come si dice a Roma.

Quindi questo decreto non è stato un passo in avanti per il vostro settore?
Assolutamente no, credo sia stato un passo falso e senza senso. Io sono contento per chi ha lo spazio all’esterno ma con Openissimo mi hanno scombinato tutti i piani. Pensavo di aprire il locale da ottobre a maggio, invece ora devo valutare cosa fare a giugno anche coi contratti dei dipendenti. Cosa dobbiamo fare per sopravvivere, delinquere e poi appellarci al Tribunale della libertà? Trattandosi non di leggi ma di decreti. Che poi vedi i vari centri commerciali aperti, la gente che scende in piazza per la vittoria dello scudetto dell’Inter…

Appunto, vogliamo parlare di quanto successo in piazza Duomo?
Ma no, perché poi facciamo la figura dei piagnoni. Io penso a quelli che hanno chiuso, a tutte le piccole realtà di Como e fuori città. Chi ha tanto posto all’interno eppure non può lavorare, ai tanti giovani che si sono approcciati a questo mestiere.

Si sarebbe aspettato di ritrovarsi in queste condizioni, dopo un anno?
No, ma se il 3 marzo ci avessero detto che prima di un anno e mezzo non si sarebbe risolto nulla, probabilmente ci saremmo suicidati. Invece sono stati bravi ad allungare il brodo, senza farci capire nulla. Farebbero più bella figura a mettere regole realmente severe, non dirci di chiudere senza avere la prova che i ristoranti sono i posti più pericolosi dove stare. Così non si ricostruisce un Paese ma si ammazza la ristorazione, il turismo. A fine pandemia dovrebbero pensare di aiutarci con le tasse abbassando le aliquote e non facendoci pagare l’Imu per un anno, è l’unico modo per respirare. Non siamo dei petrolieri.

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