Venerdì prossimo 5 marzo sarà il giorno decisivo per sapere se l’intera Lombardia o alcune aree finiranno in zona rossa, lasciando la già restrittiva classificazione di “arancione rafforzato”.
I dati fino a ieri non sono incoraggianti, almeno come tendenza, come peraltro dimostra la scia di provvedimenti calati ad hoc sull’intera provincia di Como, sulla provincia di Brescia, su molti comuni tra i territori di Cremona, Mantova, Pavia e Milano.
Secondo i numeri, il Comasco ha già superato la soglia critica di casi in rapporto a 100mila abitanti: per la Regione Lombardia è a quota 158, per la provincia di Como l’incidenza è già “volata” a 279 casi ogni 100.000. Ovvero, numeri da zona rossa, il che significherebbe sostanzialmente lockdown completo.
In generale, oltre i 250 casi settimanali ogni 100 mila abitanti si entra in un regime di misure rafforzate. E allargando l’analisi oltre il Lario, Brescia ha già un’incidenza di 482 casi, mentre ad esempio “tengono” la provincia di Milano con 206 e la città capoluogo di regione con 192.
Va però considerato, però, in ambito lombardo, l’aumento complessivo dei ricoveri, con le terapie intensive che ieri hanno segnato l’aumento più consistente dell’ultimo periodo (+35). In totale sono 476, di cui 57 ricoverate nell’hub della Fiera.
E per tornare alla provincia di Como, soltanto poche ore fa l’Asst lariana ha lanciato un chiaro segnale del peggioramento netto del quadro.
Come detto, il momento determinante sarà venerdì prossimo, quando si riunirà la cabina di monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità. Se l’indice Rt dovesse superare quota 1,25 si potrebbe aprire lo scenario da zona rossa per l’intera regione.
Un commento
È evidente che siamo da Zona Rossa. Inutile tirarla per le lunghe.