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“Como, multati i senzatetto sotto i portici di San Francesco”. La clamorosa denuncia dell’Abbondino d’Oro

“Senza dimora multati sotto i portici di San Francesco a Como”. La clamorosa denuncia arriva da una delle voci più autorevoli e impegnate del sociale in città, quel Luigino Nessi da sempre in prima linea per aiutare i più fragili, ex consigliere comunale e ora esponente di Sinistra Italiana, isignito per il suo instancabile lavoro dell’Abbondino d’oro, la massima benemerenza civica cittadina.

Ebbene, con un lungo racconto affidato a Ecoinformazioni, Nessi ha raccontato la vicenda delle sanzioni a 12 senzatetto sotto i portici della centralissima ex chiesa di San Francesco, accanto al Tribunale di Como.

Una zona dove per lunghi anni moltissime persone senza una dimora hanno passato le notti tra giacigli di fortuna e fuochi improvvisati per scaldarsi, ma dove non soltanto è stata vietata ogni possibilità di sosta per dormire (anche in base alle zone rosse introdotte dal nuovo Regolamento comunale di polizia urbana) ma si è anche ipotizzata la collocazione di una cancellata (fortemente voluta dalla Lega, con il sì del sindaco Alessandro Rapinese) contro i senzatetto.

Questo di seguito, ad ogni modo, il testo integrale di Luigino Nessi sulle multe comminate ai senza dimora.

Oltraggio a San Franesco: multati i senza dimors

Collaboro con un gruppo di persone che, ogni mattina, condivide la colazione con chi vive senza dimora nella nostra bella e ricca Como. Li incontriamo nei diversi angoli della città, spesso rannicchiati sotto le coperte, all’addiaccio. Alcuni di loro mi hanno segnalato che, in questi ultimi giorni, la Polizia Municipale ha elevato multe a chi dormiva sotto le volte di San Francesco, l’ex chiesa in via Cattaneo, angolo via Mentana, accanto al Tribunale.

San Francesco è un luogo che porta con sé una storia importante legata all’emarginazione nella nostra città. Molti ricorderanno quando, anni fa, don Roberto Malgesini fu costretto ad allontanarsi da lì, nonostante portasse ogni giorno latte e caffè a queste persone. Allora i senza dimora erano ancora più numerosi, e spesso le loro coperte venivano gettate via. Contro quella pratica nacque una manifestazione che vide una larga partecipazione di cittadini e attirò l’attenzione dei media nazionali.

Negli anni furono fatte alcune scelte significative per offrire a queste persone servizi e docce, ma la questione è sempre stata affrontata come un problema dalle varie amministrazioni cittadine, senza mai arrivare a una soluzione reale e duratura.

Con rispetto, ma anche con convinzione, mi permetto di chiedere: come si può multare persone – tra cui donne e tanti italiani – che non hanno un luogo dove ripararsi la notte? Soprattutto ora che le temperature si abbassano e le piogge sono frequenti.

Mi chiedo: come faranno mai a pagare queste multe, spesso anche esagerate (tra 50 e 100 euro) persone che non hanno nemmeno un lavoro, un permesso regolare, e dunque nessuna possibilità economica?

Credo che l’annullamento immediato di questi verbali non sia solo un atto atto dovuto, ma anche un gesto etico necessario.

E ancora: invece di mandare la Polizia Municipale a distribuire multe a poveri disgraziati, non sarebbe più giusto inviare operatori sociali che possano instaurare un dialogo, proporre soluzioni e costruire percorsi di reinserimento? Un tetto – primo passo fondamentale – può essere la base per restituire dignità e diritti, insieme ai doveri, a chi oggi vive ai margini.

Como non manca certo di spazi, appartamenti e immobili vuoti. Perché non partire da qui, piuttosto che punire chi già vive in condizioni di estrema fragilità?

Vorrei invitare chi prende queste decisioni a rileggere la Costituzione, quella stessa Carta su cui hanno giurato, in particolare gli articoli che sanciscono il diritto di tutti a una casa, a un lavoro, a una vita sociale dignitosa, all’accoglienza.

Solo così si può costruire una città davvero a misura d’uomo: una Como accogliente e solidale, che molti cittadini desiderano.

Un sogno? No. Un impegno comune da discutere e da realizzare insieme, per superare le disuguaglianze e l’abbandono.

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