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Como, nella guerra tra Comune e associazione l’ostaggio incolpevole: “Liberate subito le opere di questo artista”

C’è una vittima collaterale nello scontro tra Comune e Associazione Carducci che, lo scorso 19 novembre, ha visto la Polizia Locale e i tecnici di Palazzo Cernezzi presentarsi a tempo record per mettere i sigilli ai locali al civico 5 e al piano superiore del civico 7 dopo l’accoglimento del reclamo contro l’ordinanza che, lo scorso settembre, aveva bloccato lo sgombero dell’edificio, e questa vittima è la mostra “Women”, 22 scatti del fotografo fiorentino Raffaele Sorbi in programma proprio al primo piano del Carducci dall’8 novembre al 14 dicembre.

La presidente del Carducci Forgione e il piano blindato

A denunciarlo è la curatrice, Maria Cristina Brandini, che parla di mostra “sotto sequestro”, oltre che di gravi danni d’immagine per l’artista, ma anche per la sua professionalità.

Il giorno della chiusura di una parte dei locali dell’associazione: la presidente Forgione e le forze dell’ordine

Di oggi, infatti, l’ultimo post nel quale, rivolgendosi direttamente al sindaco Alessandro Rapinese, scrive “Sesto giorno di reclusione per ‘Women’ la mostra di Raffaele Sorbi, fotografo fiorentino noto a livello internazionale, da parte del Comune di Como. Sindaco scusati con Raffaele Sorbi, lui non è comasco e non è abituato a scortesia, offesa, insulto, affronto personale. Lui è arrivato a Como con umiltà e grande rispetto, non si meritava un trattamento da avanzo di galera”.

Sorbi e Brandini

L’abbiamo quindi chiamata, per farci raccontare cosa sta succedendo e quando verrà risolta questa situazione.

Cosa è successo lo scorso 19 novembre, quando il Comune si è presentato a mettere i lucchetti a Palazzo Carducci dove era in corso una mostra curata da lei?
Ho saputo della decisione del Tribunale il giorno stesso, dalla presidente dell’associazione Carducci, Maria Cristina Forgione, e poche ore dopo il Comune si è presentato a mettere i sigilli senza darmi il tempo di smantellare la mostra in corso al piano superiore. A quel punto mi sono immediatamente attivata chiamando la Polizia Locale, i Carabinieri che erano intervenuti sul posto e il Comune stesso per poter recuperare le opere dicendo a tutti che entro un’ora sarei stata lì pronta a portare via tutto.

Il giorno della chiusura di una parte dei locali dell’associazione

E invece?
Nessuna risposta. O meglio, dal Comune mi è stato risposto che non avevo alcun diritto di entrare a smontare la mostra perché era stata organizzata senza chiedere a loro l’autorizzazione. Peccato che io la mostra l’abbia organizzata e allestita quando ancora valeva l’ordinanza di settembre, quella nella quale il giudice Abate aveva bloccato ogni forma di stop o sgombero del Palazzo intimando, oltretutto, al Comune di non mettere in atto alcuna forma di limitazione alle attività dell’associazione.

Maria Cristina Brandini: mostra al Museo della Seta

Lei sapeva della diatriba tra Associazione e Comune e del rischio che eventuali iniziative potessero subire uno stop forzato?
Quando ho iniziato a collaborare con l’Associazione e ho steso un programma ricchissimo di appuntamenti e mostre, immaginavo che il problema riguardasse solo il civico 5 e non anche il 7. Questa vicenda non mi riguarda e non contesto la decisione del Tribunale, contesto la presa di posizione del Comune che sta tenendo sotto sequestro un bene privato che nulla ha a che fare con il Carducci.

Che danni sta causando questa situazione?
Per prima cosa un danno d’immagine a Raffaele Sorbi, grande fotografo di fama internazionale che avevo già portato in alcune collettive a Milano e al Museo della Seta di Como, ma alla sua prima personale in Italia per la quale aveva preparato un lavoro importante, anche dal punto di vista tecnico. E poi si tratta indubbiamente anche di un danno d’immagine per la mia attività di curatrice. Di certo resta il fatto che, da una media di 66mila visualizzazioni, i miei contenuti sono passati a 88mila. Forse pubblicità per il fotografo, ma non certo per Como.

E adesso come intende procedere?
L’avvocato Forgione ha scritto una Pec al Comune chiedendo la possibilità di entrare a recuperare i materiali dei corsisti rimasti nel Palazzo e chiedendo con urgenza che potessimo procedere a portare via le opere dell’artista. Finalmente, dopo un lungo silenzio, il settore Patrimonio ha risposto di contattarli per concordare tempi e modi.

Dove andrà la mostra, ora?
Non so ancora se riusciremo ad allestirla al piano terra o se la porteremo definitivamente in un’altra sede.

Organizzerà ancora eventi a Como dopo questa esperienza?
Assolutamente no. Ho congelato anche tutti gli altri eventi che avevo in programma al Carducci. Anche perché non è la prima volta che il Comune distrugge il mio lavoro. Era già successo nel 2023, quando a due mesi dall’inaugurazione di una grande mostra del fotografo Andrea Varani al Broletto, il Comune mi aveva comunicato una novità: avremmo dovuto pagarci di tasca nostra sette addetti alla sicurezza. Risultato? Mostra saltata e grave danno economico e d’immagine. Però, se io posso trovare altri Comuni e altre associazioni con cui collaborare, a Como la realtà è che stanno distruggendo a poco a poco la città, una cosa mai vista.

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