Alla fine, è arrivato. E quasi certamente, da qui alla fine di luglio, ne resterà una sola. Di società, si intende. Il resto – tutto ciò che ai comaschi e non soltanto è conosciuto come “Como Nuoto” – rimarrà lì dov’è ma avrà un nuovo (e sarebbe rivoluzione) o un vecchio padrone(e sarà tradizione).
Già, perché il Comune di Como – sebbene con due anni di ritardo sulla scadenza originaria – ha pubblicato l’attesissimo bando per la nuova concessione della struttura al fondo di viale Geno. Polo che è ormai identificato da chiunque come “la Como Nuoto”, ma nelle carte ufficiali compare sotto un anonimo “IMPIANTO SPORTIVO A LAGO SITO IN VIALE GENO N 14”. Tecnicamente giusto, poi è ovvio che negli anni la sovrapposizione tra la società che materialmente lo gestisce e le strutture siano diventate un tutt’uno.
Eppure – in termini di possibilità – dal mezzogiorno del 27 luglio prossimo, quando chiuderà il bando di gara comunale, la storia (o almeno la denominazione) potrebbe cambiare. O essere riconfermata, naturalmente.
Stando alle premesse – che abbiamo raccontato con dovizia di dettagli qui – di sicuro dovrebbero essere due gli sfidanti: la storica Como Nuoto, per l’appunto, e poi la “costola ribelle”, alias “Pallanuoto Como”, fondata nel 2015 da Giovanni Dato, atleta di prima linea che dopo essersi candidato alla presidenza della Como Nuoto un paio anni prima, sconfitto, lasciò tra le polemiche le vasche di viale Geno.
Le carte, l’eventuale partecipazione di altri soggetti o la scoperta di inaspettati forfait, saranno scoperte tra una quarantina di giorni dalla commissione che dovrà poi valutare le offerte e stabilire il futuro (per i successivi 9 anni, eventualmente rinnovabili per altri 6) del polo sportivo e ludico. Canone annuo di partenza, 25mila euro.
E ora, tutti in acqua. Un lago di carte, si presume.
Un commento
25 Milano euro. E società come l’hockey Como che da anni sborsano centinaia di migliaia di euro alla CSU per un palaghiaccio fatiscente. Che i borghesucci della Como Nuoto, la Como Che Conta, inizino a pagare un canone adeguato non 25000 €