Anche se ComoZero ne aveva anticipato largamente l’esito il 12 ottobre scorso con l’indiscrezione su Stefano Molinari, e anche se pochi giorni dopo era stato il coordinatore provinciale di Forza Italia, Mauro Caprani, a indirizzare pubblicamente e in maniera roboante la partita, oggi si compie definitivamente una parabola: finisce formalmente l’esperienza politica di Mario Landriscina a sindaco di Como. Tecnicamente il suo cammino iniziato nel 2017 proseguirà – salvo colpi di testa improvvisi e non prevedibili -, ma, appunto, per i prossimi mesi si tratterà soltanto di questione meramente tecnica. Politicamente, rien ne va plus.
Certo, per arrivare a questo esito, benché nell’aria da tempo, la differenza di stile tra il forzista Caprani (che pur di evitare un bis dell’attuale primo cittadino si era detto disposto a dar fuoco a chi l’avesse proposto) e l’aplomb odierno del tandem dalla sagacia politica luciferina Alessio Butti-Stefano Molinari (con quest’ultimo che oggi si è definito “solo il candidato sindaco del partito, non della coalizione”), dicevamo, la differenza di savoir-faire tra i due partiti del centrodestra balza all’occhio come non mai.
Ma questa – per quanto non trascurabile – è pur sempre un’altra questione di forma. Quella che conta è la sostanza del messaggio politico espresso da entrambe le sigle, e quella non cambia minimamente: è iniziato il dopo Landriscina nel centrodestra comasco.
E con l’ultima carezza letale, Fratelli d’Italia non mette fine in maniera ultimativa solamente a ogni possibilità che Landriscina faccia un bis come sindaco; i meloniani assestano anche un pizzicottone all’ex ministro nonché attuale assessore regionale della Lega, oltre che ex vicesindaco di Como, Alessandra Locatelli. Cioè l’unica che ancora in tempi recentissimi aveva ribadito di ritenere più che valida l’esperienza di questi anni di governo della città, tanto da dichiararsi convinta di una sua possibile riedizione caricata ancora sulle spalle dell’ex capo del 118. Ebbene, anche quella suggestione – peraltro, secondo fonti più che ben informate, non gradita più di tanto nemmeno a tutta la Lega comasca e non soltanto comasca – oggi è arrivata al capolinea.
E adesso quindi?
Adesso, in realtà, se la politica continuerà a seguire i suoi eterni schemi – e nove volte su dieci lo fa – la candidatura “di partito” di Stefano Molinari per Fratelli d’Italia dovrebbe già iniziare il suo programmato tramonto. Ma proprio qui sta l’astuzia di Butti e dello stesso Molinari: giocarsi una carta del tutto consapevolmente non definitiva né tantomeno su cui “impiccarsi” politicamente, con un duplice scopo superiore ben preciso. Intanto, azzerare il campo degli ultimi quattro anni. E poi da qui ripartire per discutere a tavolo sgombro con gli alleati e possibilmente – secondo i desiderata anche di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi – farlo per arrivare a convergere su un nome condiviso per ripresentarsi compattamente in coalizione al voto della prossima primavera. Se poi addirittura fosse davvero Molinari il nome capace di convincere tutti e fare da collante, allora per FdI sarebbe un bingo storico. Ma appare difficile.
Ad ogni modo, se è vero che – seguendo la sua stessa incendiaria metafora – il forzista Caprani aveva già gettato benzina attorno a Palazzo Cernezzi e recuperato una scatola di cerini per un falò purificatore – oggi i diabolici Butti&Molinari hanno acceso la capocchia del fiammifero e, dopo una elegante boccata di fumo, hanno fatto ardere la pira. Dalle ceneri emergerà un centrodestra se non diverso strutturalmente, almeno con nomi differenti per la corsa al nuovo sindaco di Como.