Ben 16 euro per due bottigliette d’acqua da mezzo litro. Il maxi scontrino emesso in piazza Cavour a un povero ciclista assetato, ha tenuto banco nelle cronache locali per diversi giorni (qui la vicenda). Sui social si è scatenata la polemica tra chi giudica il prezzo esagerato, se non addirittura folle, e quanti invece si sono schierati con l’esercente, a patto che avesse comunicato regolarmente il costo dei diversi prodotti poi acquistati (per segnalazioni, foto e video scrivere a redazionecomozero@gmail.com o alla pagina facebook).
A prescindere da come si possa eticamente valutare un conto di 16 euro per un litro d’acqua, la domanda più pressante, in piena stagione turistica, è se una pubblicità simile possa o meno nuocere all’immagine di Como e del lago.
Prima di sentire il parere di Fabio Fossati, ristoratore e membro del direttivo di Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi Como), va subito specificato come il ciclista, sulla presenza o meno di un menù dove leggere i pressi, sia stato chiaro, dicendo “un menù fuori c’era. Non lo abbiamo guardato perché di solito vado lì quando mi alleno e faccio tappa a Como, non ho mai visto o pagato una cifra del genere. Parlo di quest’inverno, inizio primavera. Sarà perché adesso ci sono i turisti, capisco il guadagnare col turismo ma così è veramente troppo, una bottiglia d’acqua (bottiglia di plastica da 500ml, costo al supermercato 60centesimi) non può costare come un succo di frutta, otto euro”.
Ma cosa ne pensa allora il rappresentante del direttivo Fipe? “La prima constatazione necessaria che va fatta è che il cliente dovrebbe sempre guardare in anticipo il menù o la carta dei prezzi esposta, o chiedere. Eticamente si può discutere sull’opportunità o meno di far pagare tali cifre per dell’acqua ma in concreto ciò che è fondamentale – soprattutto in luoghi come la città di Como meta sempre più ambita dai turisti e dove i prezzi posso subire oscillazioni particolari – è rendersi conto in anticipo di quanto si andrà a spendere”, spiega Fabio Fossati. “Che i costi siano in costante aumento è un dato di fatto. Basta vedere, banalmente, quanto si paga una bottiglia d’acqua seduti al ristorante. Oggi, non solo in città ma anche in provincia, si possono spendere anche 4 euro a bottiglia”, prosegue Fossati che però vuole immediatamente evidenziare un elemento.
“Magari ci può pure essere qualche esercente che se ne approfitta, la classica pecora nera. Non parlo nello specifico di questo caso ma di alcuni che provano a fare i furbi ma la maggioranza dei baristi e dei ristoratori lavorano sempre con la massima professionalità. Espongono i prezzi, che possono poi essere giudicati in vari modi, e seguono le regole. Il turista ma anche il semplice cittadino qualora dovesse imbattersi in prezzi che possono essere considerati eccessivi, deve rivolgersi altrove. Vedo le polemiche e il dibattito che si è aperto ma oggi, se le norme vengono rispettate a partire dal menù ben visibile, è responsabilità di chi pagherà”, precisa Fossati. La conclusione poi è molto chiara: “Insomma a me pare che si sia montata una polemica inutile e potenzialmente dannosa per il territorio che rischia di mettere in difficoltà quanti lavorano bene. E sono sicuramente la maggioranza”.
14 Commenti
Sono tutti sullo stesso gradino altro che pochi. Abito in provincia di Lecco “che non è da meno” e a Como ci vado spesso, ma da dopo il COVID stanno esagerando. Prima o poi la corda si spezzerà cari negozianti.
Giustissimo. I prezzi si guardano prima. Soliti piagnucoloni italici che vogliono tutto semigratis. Siamo messi proprio malissimo anche perché i famosi turisti che si sono lamentati sono quelli che pretendono la luna semigratis. Io li denuncerei per danno di immagine. Se sono dei ciucci e non leggono i prezzi ben gli sta.
la domanda più corretta è questa: responsabilità del negoziante o responsabilità del cliente?
Se è vero che certi prezzi (da un certo punto di vista) appaiono ingiustificati è altrettando vero che se ci si reca in un bar e non guardare (prudenzialmente) i prezzi applicati.
Se le fontanelle fossero aperte e funzionanti i ciclisti non sarebbero derubati
Il tormentone dell’estate…
Approfittarsi così della buona fede delle persone facendo pagare 16 euro un litro di acqua sarebbe da punire come reato.
Sul lungolago di Lecco costano meno. Ah peccato che è considerato migliore di quells di Como. Ahhh ma Lecco non ha il il lago “Vangeli del Nulla”.
Non puoi difendere l’indifendibile. Propongo un nuovo cartello per chi entra in piazza Cavour “Attenzione questa è una trappola per turisti, entra a tuo rischio e pericolo”
Prezzo vergognoso a prescindere.
Quando c’era il covid piangevano e chiedevano ristori ogni minuto, pagati dai contribuenti, oggi con la scusa del turismo li spennano.
Quando la bolla si esaurirà tanti piangeranno lacrime amare.
Personalmente sono cresciuto a Varenna, le condizioni di quel paese sono a dir poco desolanti.
E posso permettermi altro che l’acqua a 8 euro.
Pregate che George non venda..
Non mi sembrano aumenti giustificati dalla contingenza. Forse sarebbe meglio tappezzare la citta di cartelli a caratteri cubitali, per informare i turisti di controllare i prezzi prima di accedere in Bar e Ristoranti, è vero non tutti sono uguali ma bastono pochi per far “deragliare il turismo”.
Spero le abbia riconsegnate, con l’augurio
al povero commerciante di fallire nell’arco di una settimana.
Il titolare di quel locale tra poco dovrà lasciare la conduzione.per cui carpe diem
Più che altro prendi la borsa e scappa!
Poche le pecore nere? Mi sembra la difesa ad oltranza di una categoria che ha perso la bussola