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Como, telecamere con riconoscimento facciale: caso in Parlamento dopo lo scoop di Philip Di Salvo su Wired

Oggi il ricercatore e giornalista comasco Philip Di Salvo, con i colleghi Laura Carrer e Riccardo Coluccini, ha ricostruito per Wired (link qui sotto) la vicenda delle 6 telecamere installate dal Comune di Como ai giardini della stazione San Giovanni dotate di riconoscimento facciale.

Perché Como è diventata una delle prime città in Italia a usare il riconoscimento facciale

Un sofisticato sistema – di cui parlammo nel dicembre 2018 – che però, sempre secondo l’accuratissima ricostruzione di Di Salvo, Palazzo Cernezzi avrebbe spento nell’aprile scorso, dandone comunicazione allo stesso Garante della privacy, Antonello Soro, che già a inizio 2020 segnalò all’amministrazione Landriscina l’assenza di “basi legali per installare il sistema di riconoscimento facciale (qui il documento)”.

Giardini della stazione: 6 nuove telecamere. Riconosceranno i volti e chi “bighellona”

Troppi rischi per diritti, dati personali e privacy, probabilmente, anche sulla scorta del fatto che – citiamo sempre da Di Salvo per Wired – “il sistema di videosorveglianza comasco permette la visualizzazione in tempo reale di immagini, la funzione di riconoscimento facciale e quella di rilevamento automatico di loitering (bighellonaggio) e di oggetti rimossi”. Il tutto con “tecnologia, software e installazione del sistema [che] sono stati affidati ad A2a Smart City spa e Huawei Italia”.

Oggi, su questa vicenda, interviene la deputata comasca del Pd, Chiara Braga, che annuncia “insieme al collega Filippo Sensi” un’interrogazione al Governo “per verificarne gli aspetti di competenza”.

“L’inchiesta – spiega l’esponente dem – ricostruisce la genesi di questo insolito primato comasco mettendo in luce il ruolo del Comune di Como e delle aziende private A2a Smart City spa e della cinese Huawei Italia, assegnatarie del progetto tramite procedura in affidamento diretto per un importo di circa 40mila euro, unitamente alla scarsa attenzione per le ripercussioni di una tale scelta in termini di diritti e privacy”.

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“Non a caso, infatti – aggiunge la deputata del Pd – nel febbraio scorso il Garante della privacy ha emesso un provvedimento nei confronti del Comune di Como, dal quale emerge che mancano le basi legali per installare il sistema di riconoscimento biometrico. Nonostante questo l’amministrazione Landriscina non si è fermata. Anzi, dopo un primo test ha di fatto deciso di allargare la rete di questo tipo di videosorveglianza”.

Non manca un affondo decisamente più politico da parte di Braga: “Mentre su (quasi) tutti i fronti cittadini, l’amministrazione segna stalli e ritardi, su questa vicenda invece si procede a tutta velocità, senza dare alcuna rilevanza pubblica a un’iniziativa che invece incide così significativamente sulla vita delle persone. Tanto più che come emerge chiaramente dal dibattito anche internazionale la sorveglianza è un’interferenza seria nelle vite dei cittadini e non può essere affidata ad aziende private, il cui principale obiettivo sarà sempre quello di massimizzare i profitti”.

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4 Commenti

  1. Privacy? Riguarda solo chi ha qualcosa da nascondere! Spacciatori, tossici, ladri e politici (non necessariamente in quest’ordine).

  2. Il giorno che ci sarà un’aggressione in zona o un furto come in via indipendenza chiederemo a Braga e Soro?
    Per una cosa fatta per bene..

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