Chiuderà il prossimo 31 marzo la Merceria di via Zezio 55 a Como, dopo quasi novant’anni di attività. L’annuncio, rimbalzato ovunque sui social, è arrivato oggi dall’ultima proprietaria (dal 2003), Simona Rizzo. E’ l’ennesimo pezzo di una Como che chiude e se ne va, come raccontiamo da molto tempo e con decine di testimonianze. Ma questa volta è, purtroppo, anche la cronaca di una fine quasi drammaticamente e tristemente annunciata.
Solo lo scorso 31 dicembre intervistavamo Simona: Via Zezio, Simona e i 90 anni in bilico della merceria: “E’ un’istituzione, vorrei salvarla. Ma è durissima”. La parole raccolte dalla nostra Chiara Taiana sono state una sorta di testamento annunciato. Ecco il racconto-intervista:
“Merceria”, un nome antico che ha il profumo della nonna che ti mandava a comprare la cerniera da riparare, di bottoni, di nastri ma anche di camicie da notte “della bella” e di biancheria scelta con cura, di quelle che duravano anni. Ed è esattamente questo che si prova entrando nella Merceria Simona di via Zezio 55, “l’ultima vera merceria di Como”, come la descrive la titolare Simona Rizzo. Proprio qui, tra il bancone e gli scaffali di questo piccolo negozio, Simona racconta la sua sfida per tenere in vita un sogno lungo vent’anni, ma anche l’ultimo pezzo di un mondo che si sta pian piano perdendo per sempre dopo che in città hanno chiuso quasi tutti i negozi di questo genere fino all’ultimo doloroso addio, giusto l’anno scorso, allo storico Brumana trasformatosi in un ristorante giapponese.
“Questa merceria esiste da quasi novant’anni, è una vera e propria istituzione del quartiere – racconta – io l’ho rilevata nel 2003, quando stavo cercando un lavoro che mi permettesse di stare più vicina alla mia famiglia e ho saputo per caso che l’amica di una mia amica la voleva cedere”. Un’avventura in cui Simona si è lanciata con entusiasmo costruendo, non senza fatica, un piccolo punto di riferimento per una clientela sempre più affezionata. Un mondo che però oggi, a pochi mesi dal festeggiare vent’anni di attività, rischia di chiudere: “All’inizio non è stato facile avviare l’attività ma poi, soprattutto grazie al passaparola, il lavoro ha iniziato ad andare bene – racconta – poi pian piano le vendite hanno iniziato a calare e oggi mi trovo in bilico tra continuare o chiudere per sempre”.
Le cause di questa crisi? Quelle che ormai mietono costantemente vittime tra le piccole attività di quartiere, vittime inevitabili di quello che ci siamo abituati a definire, quasi con indifferenza, “progresso” o “evoluzione del mercato”, ma che rischia nodi impoverire sempre di più le città e, inevitabilmente, la vita di chi le abita: “Un colpo importante l’ha dato sicuramente l’apertura dell’Esselunga al Dadone, dove si possono trovare molti articoli di merceria e biancheria, e se a questo aggiungiamo l’impossibilità di trovare parcheggi in questa zona, che è una delle ultime con le strisce bianche quindi costantemente occupate durante il giorno da chi viene a lavorare in città, è facile capire perché la clientela va altrove – spiega – inoltre la pandemia ha ulteriormente peggiorato le cose perché le persone si sono abituate a fare acquisti online e i rincari delle bollette sono stati l’ultima botta”.
E mentre gli occhi si fanno lucidi guardando gli scaffali del suo negozio, Simona prova a immaginare un futuro che le permetta di non cancellare vent’anni di passione e lavoro: “Quando penso che dovrei chiudere mi dico che questa merceria di Como deve rimanere in vita, ma è dura farcela quando i conti non tornano – dice – proverò a chiedere alla proprietà di venirmi incontro con l’affitto ma mi servirebbe davvero una ‘botta di vita’, un’idea che mi permetta di ridare energia a questa attività, ma sono da sola a gestirla e non posso neanche tenere corsi di cucito o laboratori creativi perché questo significherebbe chiudere il negozio”.
E anche se Simona non lo fa direttamente e si limita a raccontare quanto è difficile, a cinquant’anni, mandare decine di curriculum senza ricevere risposta, un appello lo facciamo noi per lei: se cercate biancheria, tovaglie, asciugamani, passamaneria, piccoli regali e oggetti realizzati con passione, ma anche se semplicemente volete riassaporare quell’aria di una volta e permettere a un sogno di continuare a vivere, fate un salto alla Merceria di Simona. E chissà che davvero si riesca a non perdere anche quest’ultimo pezzetto di anima della città.