In consiglio comunale, ieri sera, si è dibattuto per circa 3 ore di molti argomenti. Non tutti essenziali per i destini del mondo, ma nello stesso tempo piccoli spicchi della realtà di cittadina.
Per pura casualità, in discussione erano 4 mozioni presentate dal gruppo “Rapinese sindaco”: una (bocciata) per istituire un lasciapassare d’ingresso per la Biblioteca comunale e contrastare le non raccomandabili frequentazioni attorno e dentro la struttura; una seconda (anch’essa bocciata) per ampliare le aree camper in città; una terza (ancora una volta bocciata) per ripristinare le vecchie panchine rotonde attorno alle piante di Villa Olmo.
La quarta (che tornerà in discussione il 28) sui famosi bagni chiusi da tempo immemore ai giardinetti di via Vittorio Emanuele, con la provocatoria proposta di Alessandro Rapinese di mettere a disposizione di grandi e piccini la toilette del sindaco a Palazzo Cernezzi (documento affiancato nella discussione dalla contestatissima contromozione firmata da tutti gli altri capigruppo, a sua volta superata dall’annuncio del vicesindaco Alessandra Locatelli che i bagni del parchetto riapriranno, risistemati, entro il 4 giugno prossimo).
Mentre tutto questo accadeva – in un dibattito che nei 180 minuti non ha prodotto alcun atto concreto – fuori da un Palazzo Cernezzi ben illuminato, una senzatetto dormiva avvolta tra piumini e coperte. Esattamente sotto le finestre dell’amministrazione, distesa sulla panchina all’ingresso e del tutto indifferente ai duelli verbali di maggioranze, minoranze, sindaco e assessori.
Frammento singolo di un altro corale affresco triste, a pochi metri di distanza: sotto il porticato dell’ex Chiesa di San Francesco, accanto al Tribunale. Qui, però, erano almeno una ventina i senza dimora letteralmente “accatastati” tra volte e colonne per passare la notte al riparo dal resto del mondo.
Il Municipio e i dintorni del Tribunale: due luoghi simbolo della Como da cartolina, famosa nel mondo. Due luoghi simbolo della politica e della giustizia, più in generale, e che invece parevano tradire la vocazione originaria limitandosi a sbirciare, muti, le distese di corpi senza dimora. Afflosciati a terra, come fagotti immobili ad aspettare l’alba e l’immancabile caffè caldo dei volontari.
Contraddizione forte quel doppio accostamento tra i templi laici delle virtù e le sagome profane gettate attorno. Contraddizioni di una città ricca e bellissima che però, evidentemente, dentro di sé – senza voler lanciare accuse general-generiche a destra e a manca – ancora non è in grado di bilanciare in maniera accettabile politica, giustizia e povertà.
Intanto, tra due lunedì, il consiglio comunale di Como si riunirà ancora. All’ordine del giorno, sempre le due mozioni sui bagni del centro e quello del sindaco. Difficilmente, c’è da credere, si parlerà di chi ha fatto della strada la sua doccia gelata quotidiana.