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Caso Carducci, ecco il documento del 1930: “A carico del Comune il riscaldamento e l’illuminazione fino a quando (l’associazione) avrà vita”

Tiene banco da giorni in città, e non solo sulle pagine dei giornali, la vicenda che vede una netta contrapposizione tra il Comune di Como e l’Associazione Carducci cui l’amministrazione ha intimato la restituzione delle chiavi del Museo di Scienze Naturali Casartelli, parte della sede al civico 7 di viale Cavallotti, e preteso il pagamento delle bollette arretrate per un totale di 113mila euro, vertenza avviata nel 2021 dal sindaco Landriscina e ora portata avanti dal successore Rapinese. Tra gli ultimi interventi (qui le cronache) quello del fondatore della lista Civitas, l’ex consigliere comunale e assessore, Bruno Magatti, con lui ha preso la parola l’avvocato Giorgio Livio che da un lato ha denunciato “gli accanimenti dell’amministrazione comunale”, dall’altro, con enorme ricchezza di informazioni, dati storici e dettagli, ha sottolineato “l’infondatezza giuridica della pretesa” del Comune di Como e rimarca “che lascia perplessi e attoniti la inopportuna e inspiegabile scelta della Amministrazione sul piano politico” (qui l’intervento integrale).

Livio cita, tra l’altro, tre passaggi del documento vergato il 13 febbraio 1930. Ed è su questo punto che ci concentriamo perché oggi possiamo mostrare alcune pagine dell’originale. Questa la copertina:

Veniamo dunque ai passaggi sottolineati dal legale comasco:

“Sarà obbligo del Comune di mantenere a permanente completa libera e gratuita disposizione dell’Associazione per la Coltura del Popolo, rimanendo a carico del Comune il riscaldamento e l’illuminazione e fino a quando questa avrà vita, i seguenti locali: quello ad uso Segreteria e la sala ad uso delle Biblioteche, entrambi a piano terreno del primo fabbricato con carico della manutenzione di essi e dei servizi inerenti alla Associazione per la Coltura del Popolo.”

“Sarà obbligo del Comune di dare in uso gratuitamente riscaldato e illuminato, sempre quando non adibito per bisogno della Scuola Magistrale, alla Associazione per la Coltura del Popolo, per tutte le sue manifestazioni culturali, artistiche, musicali, il salone “Brambilla” e l’organo in esso esistente.”

“Sarà in obbligo del Comune di dare in uso gratuitamente, con carico allo stesso della illuminazione e del riscaldamento, alla Associazione per la Coltura del Popolo, le aule necessarie ai corsi che saranno indetti dalla Associazione stessa; e questo compatibilmente con le esigenze del R. Istituto Magistrale, indicato dalla Direzione dell’Istituto stesso”.

Livio poi sottolinea la centralità di quanto scritto: “Fu quindi espressamente e dettagliatamente previsto l’obbligo del Comune di accollarsi i costi di illuminazione e di riscaldamento dello immobile ceduto”.

Ed ecco dunque il documento, in particolare pagina 24:

E’ doveroso poi ricordare come il sindaco Alessandro Rapinese, ospite di Etv, abbia evidenziato rispondendo indirettamente all’associazione che tramite la nota diffida ha rivendicato la validità del documento del 1930 e quindi la titolarità sui locali: “Io non sono un avvocato  ma a quel tavolo c’erano seri professionisti del Comune che avevano ben studiato le carte e io quando sono uscito dalla riunione con il Carducci temevo che dopo un po’ mi dicessero anche che Villa Olmo fosse loro. Sappiamo bene che quegli spazi erano stati ceduti all’Università dell’Insubria, francamente non li capisco. Sto tutelando i soldi dei cittadini e qui qualcuno era abituato ad avere 22 gradi pagati con i soldi dei cittadini senza un perché. C’erano spazi e contratti che a noi sembrano chiari e abbiamo semplicemente detto loro che c’è un aspetto economico, visto che i soldi li abbiamo chiesti tutti, alle associazioni sportive e agli evasori”.

In base poi ai documenti, come ha ricordato Stefano Ferrari sul quotidiano La Provincia, a questo punto è in dubbio anche la cessione del piano terra dello stabile (il civico 5 un tempo sede dell’Insubria) al Conservatorio (qui i dettagli). Il Comune, stando a quanto vergato, non avrebbe la possibilità di agire senza consenso dell’Associazione Carducci.

E’ di tutta evidenza che la faccenda è diventata un caso legale a tutto tondo. E il contenzioso, date le opposte ragioni solidamente sostenute da ambo le parti, chiederà con ogni probabilità una decisione della giustizia civile.

 

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14 Commenti

  1. Rapinese non è capace di gestire le situazioni complesse con il grano salis che un sindaco dovrebbe avere. Invece di trovare soluzioni, crea continui scontri: caccia la Bocciofila, caccia il Luna Park, caccia i Balocchi, chiude l’asilo di Ponte Chiasso, aumenta le spese delle associazioni, si mette contro alle altre amministrazioni pubbliche, per non parlare dei poveracci senza tetto… Dove occorrerebbe dialogo, abbiamo sempre lo scontro. Soltanto con taxisti e commercianti è un agnellino.

  2. Qualsiasi Accordo a tempo illimitato può essere messo in discussione. Ci mancherebbe altro. Quello che è necessario fare, invece di utilizzare i muscoli che non servono a nulla, è proporre all’altra parte un ulteriore Accordo in cui si pongano dei termini temporali e anche relativi alle utenze. I 22°C di cui il Sindaco ha parlato a ETV non sono sicuramente previsti dall’Accordo siglato nel 1930. Rapinese Sindaco dovrebbe mettersi al tavolo e discutere come, del resto, dovrebbe fare con quei Concessionari che, con giustificazioni a dire il vero assai curiose, evitano sistematicamente di onorare i patti sottoscritti durante la gara con cui hanno ottenuto, alcuni con qualche strascico giudiziario, la loro Concessione. È sufficiente organizzare un incontro. Basta poco. Si vedrà quanto saranno disponibili i vertici di Associazione Carducci a farsi carico di parte dei costi futuri (sul passato senza Accordo non si fa nulla!) e si vedrà quanto l’Amministrazione Rapinese sarà disponibile a concedere e motivare ulteriori deroghe ai Concessionari che non hanno ancora ottemperato ai loro obblighi. Non serve fare proclami, basta parlare!

  3. Il fatto che sia un atto del 1930 non significa nulla. A meno che non sia stato modificato da un’atto successivo, quell’atto ha un valore giuridico ineccepibile, pensate che noi siamo obbligati a pagare il canone rai in base ad un Regio Decreto del 1938 che stabiliva il pagamento di una tassa di possesso di apparati radio riceventi in favore dell’allora EIAR.

  4. Il museo Casartelli è di proprietà comunale i documenti parlano molto chiaro e l associazione lo sa bene ..

  5. Questa amministrazione non può continuare ad impoverire la città. Perché non sosteniamo l’associazione con una raccolta firme?

  6. Ma nulla in cambio? La cultura, la condivisione è nulla???Forse il Nulla è davvero nelle nostre menti. Poi c’ è modo e modo di parlare.. Anche se è materia sconosciuta a Rapman, in democrazia esiste il confronto pacifico.

  7. Si ma chiaramente questo atto non vale nulla all’oggi. È evidente come sia completamente a svantaggio della collettività, della comunità, del pubblico. Come ci ricorda spesso l’Unione Europea questo genere di concessioni non sono proprio corrette…

    1. Esatto.
      Da quanto si legge, richiesta di Rapinese delle chiavi ineccepibile.
      Sulle bollette… vale ancora un patto degli anni di Mussolini?
      Vincerà il comune. Adios…

      1. Il sindaco Rapinese , dovrebbe occuparsi dei vari appartamenti comunali ,inclusi anche dirigenti dove pagano affitti ridicoli , in centro città

  8. Dopodomani, 13 Febbraio 2024, ricorrenza delle stipula dell’atto, qualcuno dovrebbe portare l’acqua con le orecchie in via Cavallotti, andando a canossa…..

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