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Como, il Comune all’Associazione Carducci: “Restituite le chiavi del museo”. Forgione: “Rapinese vuole annientare tutti i sodalizi”

E’ scoppiato un nuovo “caso” sedi associazioni storiche a Como, dopo quello della bocciofila di via Balestra. E il nome della realtà coinvolta fa davvero rumore, perché si tratta dell’Associazione Giosuè Carducci, fondata nel 1903 e che da sempre ha sede in viale Cavallotti. Realtà viva più che mai, grazie al sostegno dei tanti soci, organizza un gran numero di eventi e appuntamenti culturali gratuiti e aperti al pubblico. Una lettera inviata nei giorni scorsi dal dirigente del Settore Patrimonio, Valentino Chiarion, chiede la consegna delle chiavi di accesso al Museo “Casartelli” entro il 9 febbraio (la lettera è del 25 gennaio e dà tempo 15 giorni per ridare le chiavi). Entro la data il Comune chiede che vena effettuato anche un sopralluogo in cui verrà redatto un verbale della consegna ed effettuato un inventario della collezione Casartelli. Il Comune chiede insomma la riconsegna del Museo che occupa una sala primo piano della sede del Carducci e anche la sala antistante.

La reazione dell’Associazione non si è fatta attendere. Ecco quindi una diffida al Comune e richiesta di accesso agi atti sottoscritta dall’avvocato Massimo Forgione, segretario e consigliere del Carducci:
DIFFIDA E RICHIESTA ACCESSO AGLI ATTI
La tesi del documento è che tutti i locali di Palazzo Carducci non possono essere messi a disposizione per atto notarile dal Comune (proprietario) ad altri che non siano l’associazione stessa e l’Istituto Magistrale. L’associazione chiede quindi a chi il Comune vorrebbe dare le chiavi del Museo “Casartelli” che si trova in una stanza del Palazzo.
“Probabilmente il sindaco Rapinese vuole annientare tutte le associazioni storiche del territorio – commenta la presidente dell’Associazione Carducci, Maria Cristina Forgione – Noi non abbiamo intenzione di dichiarare guerra al Comune, chiediamo solo che venga rispettato l’atto notarile del 1930 che sancisce l’utilizzo perpetuo dei locali all’associazione o alle scuole Magistrali. Noi abbiamo le chiavi da sempre di quei locali. La collezione Casartelli venne portata a Como da Parigi, acquistata dall’ingegnere Enrico Musa. E’ sempre stata sotto la nostra tutela, come la biblioteca e il salone. Non abbiamo mai ricevuto un euro dal Comune di Como, facciamo praticamente tutti gli eventi a ingresso libero e gratuito, mi chiedo cosa voglia farci il Comune della nostra sede. Forse un secondo Politeama?”.

La presidente Forgione denuncia poi la difficoltà di dialogo con Palazzo Cernezzi. “Non si riesce mai a parlare con nessuno. Anche l’utilizzo dei locali da parte dell’Università dell’Insubria è stato in violazione del contratto del 1930, ma noi non ci siamo opposti. Ora perché questa vicenda delle chiavi? Si tratta di una richiesta inaccettabile e ci difenderemo nelle dovute sedi, così come ha fatto l’Associazione in passato sotto la presidenza di Manlio Siani” conclude l’avvocato Maria Cristina Forgione.

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9 Commenti

  1. L’associazione ha titolo a starsene lì per sempre.
    Il comune porti le chiavi che mancano.
    Il contenuto dell’atto notarile va accettato, punto. Qualcuno lo spieghi al sindaco….
    Cose da pazzi….

    1. Non ha letto l’articolo? Pare che “l’altra campana” sia orda e non risponda, come al solito…..

  2. Se cominciassimo a leggere tutto questo come una serie di campanelli d’allarme, chiunque potrebbe porsi l’unica domanda che vale la pena farsi di fronte al modo di amministrare una comunità complessa messo in campo da Alessandro Rapinese: “A chi tocca domani?”
    Ma davvero la fascinazione di ordine e decoro (peraltro ben lontani dall’essere mantenuti sempre e ovunque) bastano a giustificare queste continue prove di forza?

  3. Ecco cosa sa costruire… Sa spianare tutto in modo “decoroso” e ci facciamo magari un bel parcheggio?? D’altronde qualcuno lo ha votato ed evidentemente si sente così ben rappresentato ..

  4. Di certo il museo Casartelli è un gioiello che andrebbe valorizzato di più. Ad oggi mi risulta sempre chiuso o comunque difficilmente visitabile.

      1. Magari si potrebbe aprire al pubblico con una biglietteria, magari nei weekend e ampliare l’offerta culturale della città, visto che è un bene pubblico. Se invece vuoi fare solo opposizione va bene così..

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