“Qui è crisi nera, ma nera. Ho voluto sdrammatizzare suonando il silenzio alle 18 per sottolineare come il coprifuoco imposto ai bar ci stia mettendo in ginocchio”.
E così l’immagine di Roberto Dotti che suona di fronte a un lago nero, piatto e deserto diventa icona plastica e perfetta di un territorio che comincia a fare i conti con le gravissime conseguenze economiche legate all’emergenza Coronavirus.
E, sia detto con affetto sincero, più che sdrammatizzare il video incornicia e mette in partitura una malinconia profonda. Quel senso di impotenza che poi è la cifra di molti racconti riportati su queste pagine negli ultimi giorni.
Di Dotti abbiamo raccontato molte volte, campione del mondo di ciclismo su pista, è uno dei personaggi chiave della vita di Argegno. Sa tutto, conosce tutti e tutti gli vogliono bene. Il suo Club Doge è uno dei bar che fanno da spartiacque tra basso e alto Lario. Chi passa da Argegno si ferma dal Roberto.
“In pochi giorni è cambiato tutto. Da qui a Lenno trovare dieci auto di passaggio è un miracolo, come sapete fino a una settimana fa era coda costante”. Strade deserte, pochi pendolari, nessuno svizzero e turisti in fuga. “Gli alberghi hanno perso almeno il 50% delle prenotazioni su marzo, qui in paese si arriva all’80. Il problema del virus c’è ma forse è stato troppo amplificato e il panico è andato a domino”.
Anche il Doge registra la crisi: “Un po’ al mattino si lavora ma non c’è più passaggio. Poi alle 18 ci fanno chiudere e l’aperitivo per noi era lavoro importante”.
L’economia del lago vive un equilibrio fragile, il turismo è fortissimo ma in assenza: “Non so cosa accadrà, sicuramente non possiamo permetterci di arrivare ad aprile in queste condizioni”.
2 Commenti
sono pienamente d’accordo co te Renato e’ una vergogna !!!
Quando all’una vanno a bere il caffe’ nei bar e a giocare a carte con la gente che fiata sul collo…quello non e’ niente.
Questa cosa della chiusura dei bar alle 18.00 è veramente incomprensibile. E i ristoranti sono aperti. Personalmente non chiuderei nessun esercizio pubblico. Resto del parere che questa epidemia provocherà più poveri che morti.