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Covid, così la Svizzera sceglie chi curare e chi no in terapia intensiva: età, patologie, decorso. Il documento

In caso di sovraccarico degli ospedali e in particolare delle terapie intensive, chi curare? A chi dare la precedenza. Oltreconfine, in questo senso, sono pubbliche dal 20 marzo scorso le linee guida dell’Accademia svizzera delle scienze mediche (ASSM) e della Società svizzera di medicina intensiva (SSMI) che mettono alcuni punti fermi sulle decisioni riguardanti il triage dei pazienti in terapia intensiva.

E’ stata in qualche modo statuita una sorta di scala di priorità che, visti anche i numeri pesanti della seconda ondata di emergenza sanitaria nella Confederazione, potrebbero tornare d’attualità in questi giorni.

Dunque in caso di emergenza di difficile gestione, innanzitutto è stabilito che non si facciano differenza tra pazienti arrivati in ospedale perché affetti da Covid e altri pazienti che debbano fare ricorso alla terapia intensiva. Stessi criteri.

Però, si legge, “se le risorse a disposizione non sono sufficienti, occorre prendere decisioni di razionamento”.

E quindi, ecco i primi parametri per la scelta, testualmente: “Se a causa di un totale sovraccarico del reparto specializzato si rende necessario respingere pazienti che necessitano di un trattamento di terapia intensiva, il criterio determinante a livello di triage è la prognosi a breve termine: vengono accettati in via prioritaria i pazienti che, se trattati in terapia intensiva, hanno buone probabilità di recupero, ma la cui prognosi11 sarebbe sfavorevole se non ricevessero il trattamento in questione; in altri termini, la precedenza viene data ai pazienti che possono trarre il massimo beneficio dal ricovero in terapia intensiva”.

E ancora: “L’età in sé e per sé non è un criterio decisionale applicabile, in quanto attribuisce agli anziani un valore inferiore rispetto ai giovani e vìola in tal modo il principio costituzionale del divieto di discriminazione. Essa, tuttavia, viene considerata indirettamente nell’ambito del criterio principale «prognosi a breve termine», in quanto gli anziani presentano più frequentemente situazioni di comorbidità. Nelle persone affette da Covid-19, peraltro, l’età rappresenta un fattore di rischio a livello di mortalità, occorre quindi tenerne conto”.

Qui l’elenco dei fattori che possono decidere il non accoglimento in terapia intensiva

 

Qui invece l’elenco dei fattori che possono decidere il non proseguimento della terapia intensiva

QUI IL DOCUMENTO INTEGRALE 

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4 Commenti

  1. In svizzera, chi non ha l’assicurazione va direttamente dal Creatore, fiero di essere in un paese, l’Italia, pieno di difetti, ma dove la persona viene prima dell’economia.

  2. Per una corretta informazione ai lettori e prevenire nazionalistici perbenismi, sarebbe utile leggere quanto riportava la SIAARTI – Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva pubblicando proprio Documento “RACCOMANDAZIONI DI ETICA CLINICA PER L’AMMISSIONE A TRATTAMENTI INTENSIVI E PER LA LORO SOSPENSIONE, IN CONDIZIONI ECCEZIONALI DI SQUILIBRIO TRA NECESSITÀ E RISORSE DISPONIBILI”:
    “In una situazione così complessa, il medico può trovarsi a dover prendere in breve tempo decisioni laceranti da un punto di vista etico oltre che clinico: quali pazienti sottoporre a trattamenti intensivi quando le risorse non sono sufficienti per tutti.
    Non è la SIAARTI, con questo Documento di Raccomandazioni, a proporre di trattare alcuni pazienti e di limitare i trattamenti su altri. Al contrario, sono gli eventi emergenziali che stanno costringendo gli anestesisti-rianimatori a focalizzare l’attenzione sull’appropriatezza dei trattamenti verso chi ne può trarre maggiore beneficio, laddove le risorse non sono sufficienti per tutti pazienti”.
    Purtroppo la pandemia e la metodologia scientifica non hanno confini.

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