Accanto a chi, ogni giorno, si prodiga per curare i corpi dei pazienti provati dal Coronavirus c’è anche chi, con altrettanto impegno, si preoccupa di curarne lo spirito e, se necessario, il ricordo.
Sono quattro angeli guidati da Luciana Ostellari, coordinatrice dei tecnici dell’unità di Neurofisiopatologia del Valduce e oggi anche referente di un progetto che parla di un’attenzione per nulla scontata, soprattutto in piena emergenza.
“Ora che gli ambulatori sono praticamente fermi – racconta – noi tecnici ci stiamo dando da fare per alleggerire il lavoro dei reparti Covid”.
E così, ecco due progetti di cui Luciana va giustamente orgogliosa: “Qualche giorno fa l’ospedale ha fatto un appello per ricevere prodotti monouso (sapone, ciabatte, spazzolini, dentifricio, pettini) per i pazienti ricoverati per Coronavirus. La risposta dei comaschi è stata immediata e ci ha lasciati senza parole”.
Dal Valduce appello a alberghi e aziende: servono prodotti monouso. Ecco quali
Soprattutto perché, accanto alle aziende, ci sono piccole storie di comuni cittadini che riempiono il cuore e fanno capire che, a essere donato, non è solo un oggetto ma un abbraccio vero e proprio: “C’è, ad esempio, un gruppo di ragazzi che sta raccogliendo i prodotti portati a casa dagli hotel durante le loro vacanze – racconta – ma è anche arrivato un sacchetto della spesa pieno di cruciverba e penne. Fa capire quanto ci si immedesimi nella solitudine di chi è chiuso in questi reparti per giorni interminabili ad aspettare di poter tornare a casa. È grazie a tutti questi piccoli gesti che riusciamo, anche solo idealmente, a superare quelle porte chiuse e a far sentire ai malati quanto affetto per loro c’è qui fuori”.
E se quello che manca è anche il calore della propria famiglia, ci pensano sempre gli angeli di Luciana: “Molte persone ricoverate sono anziani che non hanno dimestichezza con la tecnologia e i cellulari – spiega – per metterli in contati con le loro famiglie abbiamo predisposto un indirizzo mail a cui i familiari possono mandare un messaggio. Noi ci preoccupiamo di farlo avere ai pazienti e due dottoresse, nel pomeriggio, ora sono a disposizione per permettere a chi ne ha bisogno di fare una videochiamata a un parente ricoverato”.
Piccoli gesti che dimostrano una delicatezza e un’attenzione che arrivano anche a prendersi cura del dopo, di quello che succede quando un paziente non ce la fa e la sua famiglia non può nemmeno dargli un ultimo saluto.
“E’ un dolore enorme e quando tutto quello che si poteva fare è stato fatto, spetta a noi provare a dare un po’ di sollievo alle famiglie – spiega Luciana – ci prendiamo cura degli effetti personali e della biancheria di chi è mancato, li mettiamo in ordine e, dopo un periodo di quarantena, li restituiamo ai parenti. È un piccolo gesto che però speriamo possa ricucire almeno in parte questo strappo così doloroso, è il nostro modo per dire che ci siamo presi cura dei loro cari con amore fino alla fine”.
Un commento
Brave, è importante anche questa parte di lavoro, oltre a quella emergenziale.
Siete davvero degli Angeli ??