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Crisi in Lombardia, l’azienda super tecnologica licenzia in un colpo quasi metà dei 140 dipendenti

La Lpe di Baranzate (Milano), azienda considerata strategica nella produzione di reattori epitassiali per semiconduttori, ha formalmente avviato una procedura di licenziamento collettivo per 57 lavoratori. La decisione, comunicata venerdì 10 ottobre, ha scatenato la reazione immediata del sindacato e dei dipendenti, che hanno indetto uno sciopero e un presidio di protesta davanti ai cancelli aziendali per martedì 14 ottobre, dalle ore 8:30 alle 11:30.

La notizia giunge a seguito di un periodo di forte incertezza e riorganizzazione interna che, secondo i timori iniziali di lavoratori e sigle sindacali, si è concretizzato in un drastico taglio del personale.

La Lpe di Baranzate: da “Golden Power” all’acquisizione olandese

La Lpe Baranzate impiega circa 140 dipendenti altamente specializzati nella produzione di reattori epitassiali per carburo di silicio e silicio, componenti essenziali per l’industria dei semiconduttori. Il suo ruolo strategico a livello nazionale è stato ribadito nel 2021, quando l’allora Governo Draghi esercitò la “golden power” – uno strumento normativo che consente al governo di tutelare asset nazionali strategici – bloccando il tentativo di acquisizione da parte di una società cinese.

Solo due anni dopo, l’azienda è stata rilevata dalla multinazionale olandese Asm, un’operazione formalizzata con un protocollo riservato siglato presso il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise).

Riorganizzazione e licenziamenti: i timori del sindacato

La crisi si è manifestata concretamente agli inizi di settembre, quando la nuova proprietà ha annunciato l’intenzione di procedere a una “forte riorganizzazione” del sito di Baranzate. Nonostante le mobilitazioni e gli incontri istituzionali promossi da lavoratori e sindacato per scongiurare i tagli e la potenziale messa in discussione del sito produttivo, l’azienda ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 57 unità, rifiutando, secondo le fonti sindacali, di discutere l’utilizzo degli ammortizzatori sociali.

La posizione di Fiom-Cgil: “Invece di investire, Asm preferisce licenziare”

La reazione del sindacato è stata netta. Marco Verga, della Fiom di Milano, ha espresso forti perplessità sulle motivazioni aziendali.

“È singolare che tra le motivazioni addotte per licenziare i lavoratori ci sia l’assenza di quella ‘camera bianca’ che avrebbe reso e potrebbe ancora rendere competitivo il sito di Baranzate,” ha dichiarato Verga. “Invece di investire, Asm preferisce licenziare, senza voler discutere di ammortizzatori sociali. Lpe era e resta un’azienda strategica per il paese e non può essere svuotata di professionalità e competenze.”

L’attenzione resta ora focalizzata sul presidio di martedì 14 ottobre, con l’obiettivo di trovare una soluzione che tuteli i posti di lavoro e la produzione strategica del sito di Baranzate.

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