Mentre nell’ultima campagna ideata dal Ministero del Turismo, la Venere “influencer” promuove il Lago di Como mangiando una pizza sullo sfondo di Bellagio come fosse sul lungomare di Napoli, c’è chi invece vede nella cucina del nostro territorio un tesoro prezioso da proteggere e, soprattutto, da valorizzare facendola conoscere a quei turisti (e non sono pochi) che vogliono scoprire anche a tavola l’unicità dei luoghi che visitano.
E tra i ristoranti che hanno fatto della tradizione, spesso rivisitata in maniera sorprendente, il loro fiore all’occhiello, pochi hanno radici antiche e profonde come il Crotto del Sergente a Lora, un nome da secoli (letteralmente) nel cuore dei comaschi e inaspettata wunderkammer culinaria per un numero sempre maggiore di stranieri, tanto da essere recentemente nominato tra i cento migliori ristoranti d’Italia nella classifica del sito The Fork (di cui solo sedici in Lombardia).
“Questo crotto esiste dal 1730 e da quasi 150 anni, dal 1880, è ristorante – racconta il titolare Massimo Croci – la nostra idea di cucina si basa sulla valorizzazione di prodotti del territorio andando alla ricerca, con un lavoro minuzioso, di piccole eccellenze locali come olio, pesce di lago, formaggi, miele ma anche i vini del Consorzio Terre Lariane che spesso neanche i comaschi stessi conoscono”.
E così, sotto le antiche volte di mattoni e tra le grate d’epoca, nascono piatti tipici della tradizione, come i bolliti o la cazoeula, ma anche una cucina nuova in cui gli ingredienti vengono rivisitati e valorizzati in modo inatteso e studiato con attenzione minuziosa: “In menù adesso abbiamo il ‘pescato del giorno’, che è un piatto di cui non rivelo nulla finché il cliente non l’ha consumato e mi ha detto se gli è piaciuto oppure no – dice – in realtà si tratta di filetti di pesce siluro affumicati e cotti a bassa temperatura serviti con salsa sapa, un piatto dal gusto particolare realizzato con un pesce che ormai sta infestando il nostro lago e che andrebbe debellato ma che, se cucinato bene, può diventare un ottimo ingrediente per nuovi piatti ed essere, di conseguenza, pescato maggiormente”.
E i turisti, ovviamente, apprezzano. “Gli stranieri, purtroppo, spesso fanno di tutta l’erba un fascio e si aspettano di mangiare gli stessi piatti in tutta Italia, un po’ come facciamo anche noi italiani quando andiamo all’estero, così molti locali scelgono la via più facile, servendo una cucina uguale a quella che puoi trovare ovunque, se non addirittura multietnica – continua Croci – sia chiaro, è un tipo di offerta che deve esserci e va benissimo, ma ricordiamoci che i turisti chiedono sempre più spesso esperienze ‘local’, legate alla particolarità del territorio che hanno scelto di visitare, e quando le trovano ne restano estasiati. Per questo, secondo me, sarebbe davvero necessario approfittare maggiormente del brand Lake Como, che ormai è conosciuto in tutto il mondo, anche per far conoscere i nostri sapori. Dopotutto, a nessuno in Toscana verrebbe in mente di chiedere i pizzoccheri, e anche noi dovremmo iniziare a educare chi visita il nostro lago ai sapori più autentici”.
E fu così che, entrata al Crotto del Sergente chiedendo di mangiare una amatriciana, una famiglia di turisti restò incantata dagli spaghettoni all’aglio orsino raccolto nei boschi, missoltino e pistacchi, “una sorta di aglio e olio in salsa locale”, scherza Croci. Con buona pace della pizza vista lago della Venere “influencer”.
2 Commenti
6 grande pandelun
Joyeux anniversaire. Un de mes endroits préférés à visiter et à manger. Le maintien des traditions Slow Food a besoin d’une affiche !