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Cucinare al fresco con Arianna. Bello, giusto il magazine scritto e voluto dietro le sbarre

C’è un luogo in cui nessuno vuole entrare: il carcere. Arianna Augustoni, esperta di comunicazione, lo ha fatto volontariamente, quasi per caso, come fosse una sfida per combattere i suoi timori.

Ne è nato qualcosa di meraviglioso. Si chiama “Cucinare al Fresco” ed è un ricettario con le specialità preparate dai detenuti che settimanalmente partecipano al laboratorio “Parole da condividere” che Arianna tiene nelle strutture penitenziarie.

Quattro per il momento: Como, Bollate, Varese e Opera. Ogni gruppo ha anche voluto darsi un nome “a tema”: rispettivamente i “Mandato di cottura”, il “Diario dei sapori”, “Assapori(amo) la libertà”. A Opera, iniziando la prossima settimana il laboratorio, non c’è ancora un nome in quanto sono i detenuti stessi a sceglierlo.

“Non avevo idea di quello che mi aspettava una volta entrata in carcere ma avevo voglia di insegnare qualcosa in quel luogo – racconta Arianna – Quando varchi il cancello non ti aspetti quello che poi troverai”.

E racconta: “Acquisisci poco per volta la fiducia dei detenuti, all’inizio cercavano solo di capire cosa volessi. Poi a un certo punto hanno cominciato a raccontarmi le loro storie e quello che davvero non ti aspetti”.

La cosa più importante però quando si sceglie di entrare in carcere per lavorare con i detenuti è portare qualcosa che davvero li possa aiutare, in qualsiasi modo.

“Ho scelto la cucina perché è un argomento che mette d’accordo tutti, non importa se si arriva da Paesi diversi o si ha un livello d’istruzione più alto o più basso – prosegue la comasca – Il cibo li accomuna e li fa parlare del loro mondo”. Un odore li può riportare, anche solo per qualche minuto, a casa.

I partecipanti al laboratorio si mettono in gioco: c’è chi propone la ricetta tradizionale di Natale, il piatto tipico del Paese d’origine, la pietanza preferita. E per realizzarle nel migliore dei modi si arrangiano con quello che hanno a disposizione nella struttura penitenziaria.

“Usano davvero l’inventiva. Non hanno ovviamente a disposizione una cucina, di solito usano un fornellino da campeggio. Particolarmente ingegnosa è l’invenzione del forno realizzato con una sorta di cupola di carta stagnola e complicati circuiti d’aria calda che, attraverso bombolette vuote modificate ad arte, diffondono il calore all’interno della cavità- spiega Arianna che però ci tiene a precisare – non è solo un modo per far passare il tempo, le cose devono essere fatte bene, soprattutto in carcere”.

Il laboratorio infatti non si limita a farli cucinare, i detenuti devono curare e raccontare la ricetta prescelta nei dettagli e comunicarla scrivendo per il ricettario.“Quando abbiamo iniziato, abbiamo pubblicato un ricettario artigianale e autofinanziato. Oggi invece, grazie alle sponsorizzazioni, abbiamo anche un magazine che viene stampato stagionalmente: racchiude le ricette dei quattro gruppi che seguo nei diversi carceri”.

Ad oggi il magazine viene finanziato dai Lions Club di Cernobbio mentre la BCC di Cantù si è impegnata economicamente per il prossimo ricettario in uscita in 150 copie all’inizio di dicembre. “Una parte di queste verranno vendute a un prezzo accessibile alla libreria Ubik di Como, che è nostro partner. Tutto quello che ne ricaveremo verrà riutilizzato per i progetti in carcere” spiega Arianna.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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