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Da fabbrica abbandonata a spazio di comunità: studenti e architetti da Milano e Firenze ripensano il futuro dell’ex Speri

Il 27 giugno si terrà presso l’Ostello Oasi di Baggero a Merone la mostra dei progetti sulla ex Speri a cura degli studenti del Laboratorio di Design degli Interni del Politecnico di Milano. Il lavoro verrà presentato durante l’evento “Cura dei luoghi e bellezza rigenerativa. Etica, estetica e futuro del paesaggio“, organizzato dalla Scuola del Design del Politecnico di Milano e dal Dipartimento di architettura dell’Università degli Studi di Firenze, con il patrocinio di ADI Lombardia, in collaborazione con Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per province.

Si tratta di una giornata dedicata allo studio dei temi sulla rigenerazione e sviluppo locale, del benessere delle persone e dell’ambiente, in una cornice sistemica che privilegia l’importanza delle relazioni. La sessione mattutina inizierà alle 9.15 presso “sala bosco” in via Cesare Battisti 17 a Merone. L’evento si concluderà alle 17 presso la sala “loggia delle Monache” ai Mulini di Baggero in via Mazzini.

“Risolvere problemi e trovare spazi che possano creare sentimenti”

Negli ultimi 50 anni il mondo si è trasformato a causa dell’esplosione del commercio globale, della crescita dei consumi e della popolazione umana, nonché di un enorme aumento dell’urbanizzazione. La realtà contemporanea, sempre più complessa e interconnessa, ha generato i cosiddetti wicked problems: problemi sociali o culturali che sono difficili o impossibili da risolvere, come la crisi climatica, le migrazioni, le guerre, la povertà.

Siamo di fronte alla necessità di trasformare una visione antropocentrica pericolosamente ingenua e unilaterale in una visione in cui gli esseri umani si considerino non più in opposizione alla natura e al di sopra di essa, ma come parte di un insieme planetario in cui rivestono responsabilità uniche e speciali. La straordinarietà della situazione impone un ineludibile cambiamento delle priorità, l’assunzione di un quadro di riferimento che preveda uno sviluppo fondato sulla riduzione dello spreco di risorse, sul senso di appartenenza, sulla prossimità, sul mutualismo e sull’inclusività.

La cultura del progetto deve fare propria una visione che da più parti sottolinea una crisi dell’architettura e la necessità di un nuovo paradigma in grado di inventare un uso diverso dello spazio, che si proponga di “risolvere vincoli e problemi e trovare spazi che possano creare usi, emozioni e sentimenti“, che invece di realizzare nuove architetture consumando materiali e suolo sostituisca le costruzioni con delle installazioni, dando valore alla dimensione allestitiva dell’effimero, del temporaneo, dell’immateriale.

Per mettere al centro della progettazione il benessere delle persone, riducendo i livelli di stress, ripristinando le risorse cognitive e promuovendo una sensazione generale di comfort, l’architettura d’interni e il design possono trarre utili indicazioni dalle più avanzate ricerche della psicologia ambientale e del restorative design, indirizzando l’attenzione verso dimensioni che sappiano valorizzare il paesaggio italiano, coniugare i materiali e il saper fare tradizionale con modalità abitative contemporanee e ibride in cui mobilità, residenza, lavoro e svago non abbiano più confini netti. Inoltre, il coinvolgimento delle persone attraverso pratiche collaborative e reti locali dovrebbe promuovere un cambiamento negli stili di vita e di lavoro orientando la produzione e il consumo verso un approvvigionamento locale sostenibile, favorendo un equilibrio che permetta di “produrre ciò che consumiamo e consumare ciò che produciamo”.

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