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“Dall’antica filanda a laboratorio di futuro”. La sfida della storica azienda comasca contro la crisi degli artigiani

Da una vecchia filanda a un laboratorio di idee, arte e futuro. A Erba l’artigianato non è soltanto un mestiere da tramandare, ma una missione da reinventare. Ne sono convinti Giorgio ed Enrico Zappa, eredi dell’azienda di famiglia Falpe, fondata nel 1965 e specializzata in tapparelle, serramenti, porte, finestre e sistemi di automazione.

“Abbiamo ricevuto da nostro padre un luogo del lavoro – racconta Giorgio – e la nostra sfida è stata quella di mantenerlo vivo, ma in un modo più attuale, aperto ai giovani e alla contaminazione con la cultura. Così è nata l’idea dell’Opificio: creare un centro dove l’artigianato potesse dialogare con la cultura, la musica, i giovani”.

“Gli artigiani stanno sparendo e con loro un patrimonio immenso”

Zappa non usa giri di parole: “La crisi dell’artigianato è sotto gli occhi di tutti. I numeri parlano chiaro: ogni anno ci sono meno artigiani, meno botteghe, meno ragazzi disposti a raccogliere il testimone. Ma non è solo statistica, è qualcosa che viviamo sulla pelle tutti i giorni. Quando un artigiano va in pensione e chiude, si porta via un patrimonio enorme di competenze. E spesso non c’è nessuno pronto a raccoglierlo”.

Il nodo principale, secondo Giorgio, è il passaggio generazionale: “Il problema non è solo economico, è culturale. Gli artigiani hanno sempre fatto ognuno per sé, senza collaborazione, senza trasmettere davvero. E oggi paghiamo questo prezzo. La nostra missione è ribaltare questa mentalità: aprirci, condividere, creare spazi comuni. L’Opificio nasce proprio per questo”.

Dalla filanda all’Opificio

Dal 2013 i fratelli Zappa hanno trasformato l’antica filanda di famiglia nell’Opificio Zappa, spazio culturale e artigianale che mescola co-working, sala studio, eventi e laboratori. Il percorso però non è stato facile. “Quando abbiamo iniziato, nel 2013, nessuno capiva cosa stessimo facendo – ricorda – Dicevano: ma perché due artigiani si mettono a fare eventi culturali e corsi di lingue? Ma noi sentivamo che quella era la strada giusta. Non volevamo che la filanda diventasse un rudere vuoto. Volevamo che restasse viva, che producesse idee oltre che tapparelle“.

Così sono nati i primi progetti, una sala studio aperta agli studenti, i tavoli linguistici con madrelingua e tante altre iniziative culturali: “Abbiamo organizzato di tutto – racconta Giorgio – una volta per ringraziare una madrelingua americana che ci aveva aiutato con le conversazioni in inglese abbiamo organizzato il Thanksgiving, è stato un successone e da quella volta è diventata una tradizione che sta a cuore a tutti. È una piccola follia, ma è stato bello vedere giovani e famiglie condividere culture diverse. Questo è un esempio dello spirito di comunità che anima l’Opificio“.

“L’artigianato non è vecchio, può essere figo”

Per Giorgio la parola chiave è contaminazione: “L’artigianato non va messo in una teca, ma fatto evolvere. Qui portiamo avanti la tradizione contaminandola con la creatività, la musica, la cultura. In Brianza e nel Comasco ci sono realtà straordinarie, ma serve uno spazio fisico che dimostri che l’artigianato può avere un futuro. L’Opificio vuole essere proprio questo. Fare l’artigiano significa creatività pura, e se lo sai comunicare può diventare attraente anche per i ragazzi”.

Un lavoro che passa anche dalla comunicazione: “Molti pensano che l’artigiano sia un mestiere vecchio, polveroso. Noi cerchiamo di dimostrare il contrario. Raccontiamo cosa significa costruire, progettare, lavorare con le mani ma anche con la testa. Ai giovani vogliamo far vedere che questo mondo può dare soddisfazioni enormi”.

Un messaggio per i giovani

All’Opificio, ogni iniziativa ha un obiettivo: avvicinare i ragazzi. “Io dico sempre che l’artigianato non è un lavoro come gli altri, è una missione. Devi metterci testa, cuore e mani ma quando costruisci qualcosa di tuo, che resta nel tempo. Ai giovani vogliamo dire: venite all’Opificio Zappa, vivete questo mondo. Non è facile, richiede impegno e sacrificio, ma può dare soddisfazioni enormi. E soprattutto, può essere figo: non è vero che l’artigianato è vecchio, se lo sai comunicare e aprirti alle contaminazioni può essere attuale e stimolante”.

Lo dimostrano anche gli eventi più recenti, come “La filanda della creatività”, organizzato a marzo dell’anno scorso e dedicato alla chiusura della “Lake Como Creativity Week” la settimana che ha riunito a Como una serie di workshop e incontri con i rappresentanti delle altre città Creative dell’Unesco. “È stata la prova che anche gli artigiani, se uniscono le forze, possono proporre idee nuove e attrarre generazioni diverse. Non dobbiamo arrenderci all’idea che l’artigianato stia morendo: dobbiamo reinventarlo”.

“Non c’è solo Fondazione Prada, a Erba c’è l’Opificio Zappa”

Zappa chiude con una battuta: “Non c’è solo Fondazione Prada a Milano: a Erba c’è l’Opificio Zappa. Certo, in scala più piccola, ma con lo stesso spirito: unire presente e passato, dare dignità all’artigianato mettendolo a contatto con la cultura. Non vogliamo fare nostalgia: vogliamo costruire futuro”.

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