Acque al veleno più che al cloro. Un braccio di ferro indiretto che passa per documenti, avvocati, richieste di accesso agli atti e antichi rancori. Una storia in cui, peraltro, le (mancate) risposte del Comune di Como nel corso del tempo hanno contribuito soltanto a aumentare la tensione fra le parti. Al centro le piscine di viale Geno 14 (fino a oggi gestite dalla storica ComoNuoto), un piano di rientro per debiti passati, una concessione scaduta dal 31 dicembre 2016 e un bando ma pubblicato che, forse, arriverà a fine maggio.
“Sono stata incaricata dalla Pallanuoto Como – spiega l’avvocato Lucia Margheritis – di cercare aree idonee a far crescere la società”. La Pallanuoto Como è stata fondata nel 2015 da Giovanni Dato, atleta di prima linea che dopo essersi candidato alla presidenza della ComoNuoto un paio anni prima, sconfitto, lasciò tra le polemiche le vasche di viale Geno.
“Ho verificato diverse aree in scadenza di concessione o scadute – spiega il legale – perché La Pallanuoto Como potesse partecipare ai Bandi di assegnazione. Quando ho analizzato la documentazione relativa a Viale Geno è emerso chiaramente come l’ultima concessione, senza necessità di disdetta, sia scaduta il 31 dicembre 2016. Quindi la società avrebbe dovuto lasciare libero l’immobile. Poi dovrebbe, ma non ho trovato documenti a riguardo, esser stata concessa una proroga fino a ottobre 2017. Da quel momento non sono arrivate ulteriori estensioni”.
Fatto confermato dall’attuale assessore al Patrimonio. Francesco Pettignano. “Al momento la ComoNuoto occupa i locali senza titolo. Ovviamente non potevamo concedere proroghe ulteriori visti i debiti con il Comune”.
E’ sulla questione passivi che l’avvocato Margheritis interviene con forza.
“Per quanto ho potuto ricostruire la ComoNuoto avrebbe dovuto saldare alcuni canoni arretrati con l’amministrazione comunale, precisamente relativi al 2008 e al 2009. 11.712 euro nel primo caso. 11.946 nel secondo. Secondo gli accordi anche un solo ritardo avrebbe comportato l’automatica decadenza di ogni diritto di occupazione. Il 22 settembre scorso ho presentato una richiesta di accesso agli atti al Comune di Como per capire se le rate di rientro fossero state coperte”. Ma, beffa, da Palazzo cernezzi hanno risposto: “Si comunica che non esiste agli atti la documentazione che si intenderebbe visionare”. “Ho sollecitato incontri per chiarire – prosegue Margheritis – senza mai ottenere risposta”.
“Se vi sono debiti io credo vi sia un danno erariale. Nessuno vuole parlare o spiegare. Inoltre l’assenza di un bando è un danno non solo per i miei clienti ma per tutte le società che avrebbero diritto di partecipare. La legge è chiara da molto tempo, quando scade una concessione deve essere indetta una gara aperta a tutti, in questi anni non sono certo mancate le manifestazioni di interesse”.
In questo senso l’assessore Pettignano, garantisce: “Il bando arriverà entro maggio, abbiamo affrontato giusto ieri (12 aprile) la questione in giunta”. Sulla situazione debitoria, altre garanzie: “La società ha chiesto al centesimo il calcolo di ogni pregresso e ha garantito che il saldo arriverà la prossima settimana”.
Saldo necessario proprio in vista del Bando, un debito aperto infatti impedirebbe la partecipazione.
La conferma arriva dal presidente della ComoNuoto, Mario Bulgheroni. “Si tratta di 57.800 euro che verseremo entro qualche giorno, ben prima di quanto previsto dal piano di rientro concordato con il Comune che avrebbe dovuto concludersi nel 2019”.
Per quanto riguarda i pregressi citati dall’avvocato Margheritis Bulgheroni Garantisce: “Siamo sempre stati in regola nel pagamento delle rate anche a proposito dei canoni 2008, 2009, se ci son stati ritardi si è sempre trattato di pochi giorni”. Resta la questione della concessione scaduta da fine 2016. “Non ho trovato carte che ci concedessero proroghe per lo scorso anno – spiega il numero uno dell’associazione – quindi, sì, occupiamo i locali senza titolo ma è anche vero che paghiamo ogni utenza e soprattutto effettuiamo la manutenzione di un impianto che, senza cura, andrebbe a rovinarsi in poco tempo. Anche noi aspettiamo il Bando”.
La sensazione che più delle carte, più dell’assenza di un Comune che dal primo gennaio 2017, amministrazione Lucini, non ha pensato di indire la gara, più delle situazioni debitorie, pesino antiche ruggini tra chi è rimasto e i transfughi. “Non c’ero all’epoca – spiega Bulgheroni – sono presidente da marzo 2017, non ho vissuto lo scollamento”. Ma non converrebbe fare pace? “Io problemi non ne ho, tendo la mano. E’ vero, devo passare da un consiglio, ma credo non si debba fare guerre sulla pelle di giovani atleti. Sono disponibile per trovare una soluzione anche perché, lo sapete, il 2019 sarà il nostro centenario”.
La mano è stata tesa.
Un commento
Ma adesso come si comporterà il Comune in attesa del tanto atteso bando? Lascerà la gestione dell’impianto ad una società priva di regolare proroga di affidamento?