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Don Giusto e quella lettera aperta sui giovani (senza sconti agli adulti): “Sono veramente liberi nella loro incredulità religiosa?”

C’è sempre amore, c’è sempre intensità e c’è sempre pensiero mai ordinario o disorientato nelle parole di don Giusto Della Valle, parroco di Rebbio e Camerlata. Si tratti di migranti, senzatetto, politica o religione il sacerdote, che non per forza deve piacere, imbandisce la tavola ancora una volta offrendo prospettiva, un punto di analisi e di onesta partenza. Lo fa come spesso accade sulle pagine del periodico della parrocchia, Il Focolare, in un editoriale dedicato ai giovani che non li rinchiude nella solita bolla indefinita dove li si infila per tacciarli una volta di qualunquismo e l’altra di menefreghismo o indifferenza. No, la riflessione di don Giusto è una lettera aperta piena di interrogativi sinceri che coinvolgono prima di tutto gli adulti, gli osservatori, la società. Molti i dubbi, una la mano tesa e con proposta finale.

Ecco:

Quando mi metto a contare i pochissimi giovani che la domenica partecipano alla vita delle nostre Comunità di Rebbio e Camerlata mi chiedo con realismo e senza angoscia come potranno essere le nostre Parrocchie tra 20 anni. Chi le guiderà? Chi tirerà il carro?

E’ evidente la spaccatura generazionale. Quello che in senso cristiano vale per i genitori sessantenni non vale per i loro figli e ancor meno per i giovanissimi. Ma la domanda è ancora più profonda: il Dio di Gesù Cristo interessa ai nostri giovani o e dominante anche da noi l’indifferenza religiosa? Gli studiosi chiamano quella dei giovani d’oggi la prima generazione incredula.

Sono poi giuste le altre domande che ci poniamo come Comunità adulta-

  • Il nostro annuncio del Vangelo è attraente? Siamo credibili?
  • Sono veramente liberi i giovani nella loro incredulità religiosa oppure sono trascinati da una corrente culturale che li vuole così? Pensano di essere liberi e invece sono marionette pilotate dall’alto da chi ha deciso che in tal modo devono essere?

Condivido poi altre due riflessioni che da tempo mi interpellano:

  • Ogni generazione deve farsi da sé e ciò vale anche per la comunità cristiana, non si vive di sola eredità del presente e del passato. I giovani guidati dallo Spirito Santo sapranno inventare “cose nuove”, una comunità nuova?
  • E’ anche vero che i giovani – parlo di quelli educati nella comunità cristiana ed anche delle giovani coppie – potrebbero abdicare ed in un certo senso tradire il Vangelo e la comunità come alcuni già fanno.

I giovani sono in bilico tra rinnovamento della Chiesa, il tradimento e l’adeguamento poco libero alle nuove spinte culturali in senso religioso. Cosa sceglieranno?

Ps: ho scelto questo modo impersonale di parlare ai nostri e dei nostri giovani sapendo che Il Focolare è poco letto dagli stessi. Potremmo pensare come comunità adulta di scrivere a più mani una Lettera ai Giovani sul futuro delle nostre comunità di Rebbio e Camerlata?

Saluti cari e buona ripresa della scuola

Giusto Della Valle

© RIPRODUZIONE RISERVATA

8 Commenti

  1. Io Chiara Maria Moretti e altre persone con disagio di vita abbiamo lanciato messaggi a una chiesa morta ma voi ci avete cacciato o fatto rinchiudere! Che volete ancora cattolici del 2022??

  2. Oh Giorgio, leggo il tuo commento disarmante.
    Se in Chiesa ci vai per noia sei messo malissimo. Specialmente se hai 60 anni!
    Non pensare per gli altri, come fossi nella testa degli altri.
    Concordo con quanto ha scritto Andrea P e Stefano che fotografano la realtà.
    Aggiungo che, una saggia giuda nel percorso spirituale serve.
    Tutti/tanti ora cercano percorsi alternativi e sono nati centri di meditazione e yoga per trovare la pace interiore, consapevolezza di sè…il senso di pace di una Chiesa, anche vuota, è migliore, ma sconosciuta a tanti. E’ parte della nostra cultura e fede.
    Certe tragedie, anche familiari, non accadrebbero, alcuni fatti di cronaca si potrebbero evitare se ci fosse più inserimento in un contesto di comunità religiosa.

  3. Magari non serviva a niente , ma trovarsi a giocare in oratorio, salutarsi fuori da messa, avere un parroco che ti conosce e sentirsi parte di una comunità ti faceva crescere molto più sereno. Non credo che i ragazzi di oggi crescano sereni come ho fatto io.

  4. A me sembra che tra la gioventù (di cui faccio parte) ci sia un gran senso di vuoto, paura, smarrimento, solitudine e attaccamento a figure discutibili. I dati di abuso di alcol e le recenti vicende legate alla droga (seppur coinvolgano anche persone “meno giovani”) fanno comprendere quanto sia esteso il disagio. Chi sopravvive, spesso lo fa vedendo l’altro come avversario e non come fratello. Seguire il Vangelo è un modo per riempire di senso la propria e altrui vita; aiuta a comprendere che nulla ci è dovuto e tutto è un dono; ad intrecciare relazioni autentiche; insegna a perdonare.

  5. È noto: più un popolazione è acculturata e meno è religiosa (e viceversa).

    Invece di domandarci come mai i giovani non siano attratti, dovremmo farci la domanda opposta: ma i 60enni dopo così tanto tempo, cosa ci trovano ancora nella chiesa? Vanno per abitudine, per noia o c’è qualche motivo reale?

    1. E Mircea Elide muto.
      Più che “è noto”, cosa vuol dire per lei “acculturata”? Io vedo solo grande ignoranza (e ubris) che mette a tacere l’innato senso religioso dell’uomo.

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