Quando comincia un nuovo anno, i buoni propositi sono d’obbligo per chiunque. E se per noi comuni mortali, l’ottimistico elenco si allunga tra promesse di diete e iscrizioni in palestra, cosa c’è nell’elenco delle cose da fare nel 2019 del direttore del Museo della Seta, Paolo Aquilini?
Cominciamo con qualche numero. Quanti visitatori avete avuto, quest’anno?
Il 2018 è andato benissimo, oltre le aspettative. Puntavamo a 10 mila ingressi e, invece, abbiamo superato quota 11mila (quasi 7.500 l’anno precedente). E, con la mostra dedicata a Rho, abbiamo portato qui i comaschi, non solo i turisti.
A questo punto servirebbe davvero una nuova sede. E’ tra i buoni propositi per il 2019?
Trovare una nuova sede non è nel libro dei sogni ma, assolutamente, nell’elenco delle cose da fare quest’anno perché ormai siamo arrivati a saturazione. Avremmo bisogno di almeno il doppio della superficie. E poi da troppo tempo faccio progetti non come se vivessi in una casa di mattoni ma in un caravan: ogni allestimento è pensato per poter essere eventualmente spostato altrove. E’ un modo di lavorare molto limitante.
Avete già in mente una possibile sede? La Santarella, magari.
La Santarella di per sé è piccola e avrebbe bisogno di uno spazio aggiuntivo. Ci sono altri posti in città ma vanno valutati e occorre trovare i finanziamenti necessari visto che, purtroppo non esiste un bando “Cambia la sede del tuo museo” cui partecipare. Nel 2019 mi auguro che si possa inaugurare un tavolo di lavoro intelligente tra i vari partner cittadini per cercare una soluzione concreta.
Nell’attesa, cosa avete in calendario per quest’anno?
A marzo chiuderemo la mostra di “Manlio Rho. Il senso del colore” e a maggio parteciperemo nuovamente al Festival della Luce con un’installazione dedicata al tema della luna a cui affiancheremo, probabilmente, una mostra di opere di artisti contemporanei.
E una nuova grande mostra?
Sarà, verso giugno, una importante retrospettiva dedicata allo stilista Lorenzo Riva che svelerà gli splendidi pezzi della sua collezione privata (un’anticipazione nelle foto centrali: seconda in alto a destra).
Poi?
A fine gennaio inaugureremo finalmente i nuovi allestimenti a cui stiamo lavorando da agosto e, in questi giorni, inizieremo i lavori per adeguare il museo per i non vedenti.
Di cosa si tratta?
Abbiamo vinto un bando del Rotary Club di Como e della Rotary Foundation e realizzeremo pannelli in braille, ma non solo. Quando il consulente dell’Istituto dei Ciechi di Milano è venuto in museo, ha annusato il torcitoio e mi ha detto “Sa di mani. Si capisce che l’hanno toccato tante persone” e così abbiamo pensato di selezionare per ogni tema una macchina o un pezzo che sarà possibile toccare. Sarà un modo diverso di fruire il museo anche per chi vede, spero. E poi abbiamo il tavolo interattivo sulla stampa serigrafica.
PER APPROFONDIRE
Santarella, ecco lo splendido sogno di tre architetti comaschi: “Una palestra per l’arte”
L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.
2 Commenti
Quando un museo è diretto (non succede a tutti i musei di Como) e ancor più se diretto da una persona capace succede questo… Io sono per spostare alla Santarella ristrutturata il Museo della Seta…
Ma se il direttore stesso ritiene lo spazio comunque troppo piccolo, proverei a valutare opzioni diverse dal Santarella: casa del Fascio, Politeama, villa Olmo?
Ce ne sono mille di posti prestigiosi in cerca di rilancio; a valutarli però deve essere chi se ne intende.