Il mondo del lavoro è oggi più che mai in costante trasformazione e la digitalizzazione sta ormai prendendo il sopravvento. Ma non proprio tutti sembrano seguire questa tendenza. È il caso di Dalila Brambilla e il marito Massimo Toretti, che, a marzo 2021, hanno lasciato i rispettivi lavori per aprire “Red Cow”, piccola azienda casearia a conduzione famigliare a Laino Intelvi, località Castello.
“Ero stanca di essere soltanto un numero – racconta Dalila – e di non avere più soddisfazioni personali. Questa scelta mi ha cambiato la vita”.
Una storia davvero particolare, soprattutto se si considera che questa vicenda ha inizio in piena pandemia.
“Io lavoravo in una fabbrica che produceva farmaci e mio marito faceva l’idraulico, ci siamo licenziati e in pieno lockdown e abbiamo aperto. Siamo sbalorditi da come sia andata, la pandemia non ci ha quasi toccati – racconta ancora Dalila – Sia io che mio marito veniamo da famiglie che hanno sempre avuto animali da allevamento e quindi non siamo partiti proprio da zero. Abbiamo acquistato il terreno e quasi un anno fa abbiamo iniziato ad allevare tre capre, ora ne abbiamo quaranta e arriveremo presto a produrre 140 litri di latte ogni giorno. All’inizio ho dovuto contattare un esperto francese che mi ha insegnato le basi del mestiere e tutti i suoi trucchi”.
I mesi passano e “Red Cow” riscuote un successo straordinario: “Abbiamo avuto un riscontro incredibile, sia da parte dei residenti che di tutte le attività, riforniamo infatti sia ristoranti che punti vendita, tutti ci hanno dato grande fiducia – spiega – all’inizio facevo solo prodotti molto semplici, ora anche formaggi con pistacchio e miele. In futuro vorrei preparare anche yogurt, budini e panna cotta, ma dovrò comunque fare ancora qualche corso per imparare”.
Inutile sottolineare che i prodotti dell’azienda di Dalila e Massimo sono molto diversi da quelli che si possono trovare solitamente al supermercato.
“I nostri formaggi sono un ritorno alle origini: sono a kilometro zero e usiamo latte Bio al 100%. Certamente costa di più e durata molto più breve, ma rispetto a quello di una grande catena non c’è paragone a livello di sapore e qualità”.
Il sogno di Dalila e Massimo non finisce qui, e con il tempo stanno cercando di allargare sempre di più la loro attività.
“La nostra azienda non si limita al punto vendita – raccontano – la nostra stalla è visitabile e abbiamo costruito una piccola area giochi in modo tale che i bambini possano entrare in contatto con gli animali. In futuro, se sarà possibile, vorremmo fare anche uno spazio aperitivo, dove i clienti possono godersi la natura degustare i nostri prodotti”.
Insomma una storia molto particolare, soprattutto se si considera la loro particolare scelta contro ogni tendenza: “Abbiamo fatto un passo indietro rispetto mondo di oggi, tornando, in un certo senso, alle origini – dice Dalila – dobbiamo risollevare il nostro territorio, continuando a mantenere le tradizioni senza stravolgere la nostra realtà; solo non perdendo la nostra identità possiamo far riaffiorare la Valle Intelvi”.
Una vicenda, quella di Dalila e di suo marito marito, che ha veramente un sapore di altri tempi e fa riaffiorare un passato che non c’è più.
“Per il futuro, a volte, bisogna anche guardare indietro e ognuno deve fare la sua parte. Mi rendo conto che è un modo diverso di vedere la realtà, è un lavoro faticoso ma alla fine ne vale la pena perché si sta bene con se stessi. Mi auguro che i miei figli un giorno possano mandare avanti l’attività”.
Un commento
Molto interessante e innovativo ! Anche i miei nonni a Porlezza e i miei suoceri a Grandola hanno sempre avuto mucche e capre. Se capita l’occasione vengo a trovarvi!!!