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Folle della domenica. I residenti: “Non si vive di soli tavolini”. Binda: “Dal mordi e fuggi nessuna ricchezza”

L’eventuale impatto del turismo di massa, di chi frequenta la città nel fine settimana per una gita “mordi e fuggi” riguarda anche i residenti del centro storico.

Lo spunto è, ancora una volta, un’affermazione del consigliere Vittorio Nessi secondo cui “Il fenomeno del turismo, che pure ha giovato in maniera rilevante all’economia del territorio, se non governato rischia di far diventare Como ostaggio di un flusso incontrollato di persone che snatura lo spirito dei luoghi e finisce per sottrarre la città ai suoi stessi abitanti”. Ma cosa ne pensano i comaschi che abitano in centro città?

Apocalypse Nessi: “Como cannibalizzata da orde di gitanti domenicali. Niente qualità, abitanti e luoghi snaturati”

“Nessuno nega che sia bello avere i turisti – spiega Chiara Bedetti – mi piace la città viva, per anni ci siamo lamentati che Como fosse una città morta. Ma questo turismo dà l’impressione di non essere governato. Capisco che dopo la pandemia le attività legate alla ristorazione abbiano bisogno di lavorare ma ci sono tavolini ovunque, la città non può vivere solo di questo perché alimenta un turismo usa e getta”.

Secondo la residente, ci sarebbero conseguenze anche su chi vive in città: “Il centro ormai si sta sviluppando sui b&b e di conseguenza i residenti vanno altrove a vivere – aggiunge – è vecchio e non offre nulla alle coppie giovani o alle famiglie, la nostra città così diventa una specie di parco giochi turistico. Inoltre c’è il discorso ambientale: Como non riesce a reggere le condizioni di traffico attuali, diventerà invivibile. La città sta andando verso una direzione incontrollata, la quantità non può essere il suo unico obiettivo”.

Una comasca che vive vicino a piazza Volta, Maria (nome di fantasia per tutelarne l’anonimato), osserva: “E’ giusto che le attività possano sfruttare anche i flussi di persone che vanno e vengono in giornata, non è pensabile fare differenze tra turisti di serie A e di serie B. Dato che la città è ormai meta di trismo mordi e fuggi, bisognerebbe semmai intervenire sul traffico: facilitare la viabilità, incentivare l’uso dei trasporti pubblici. A Como servono misure precise, non improvvisate ma studiate da tecnici che possano pensare a soluzioni a lungo termine per risolvere il problema”.

E’ Lorenza Ceruti a fare eco alle concittadine, spiegando: “La città non offre niente altro che tavolini e un lungolago che tale non è. Di conseguenza arrivano le masse che non portano economia, la città non riesce a sostenerle proprio perché sono un numero esagerato da gestire a Como. Non è un discorso classista ma di quantità, perché la città è strutturata male a livello di servizi. Io da residente sento che così si fa del male alla città, che ormai si trova in uno stato di degrado totale. L’amministrazione dovrebbe intervenire sistemandola, ma è una questione trita e ritrita da anni”.

Nini Binda: “Dal mordi e fuggi nessuna ricchezza”

Se a Como nomini la chiusura al traffico di viale Geno, evochi Nini Binda.

E non solo perché l’ex assessore alla Viabilità dell’era Botta vive lì da sempre, ma perché fu lui il primo a proporne la chiusura durante i weekend estivi. E come avrà accolto l’idea, presentata pochi giorni fa, di chiudere nei weekend ma solo in caso di necessità (leggasi ingorghi), alcune vie tra cui viale Geno? Naturalmente malissimo.

“E’ un taia e medega per non scontentare nessuno, invece ci vorrebbe coraggio – è il suo commento – viale Geno è pieno di contraddizioni, con ville stupende in un contesto di degrado e di traffico tale che in alcuni periodi sarebbe impossibile percorrerlo con i mezzi di soccorso. La soluzione però non può essere la chiusura a spot quando la situazione è ormai degenerata”.

Largo quindi, secondo Binda, alla chiusura nei weekend estivi a prescindere dall’emergenza. Cioè quanto fatto da lui quando era assessore: “Non era una soluzione improvvisata ma un piano studiato – spiega – con addetti ai parcheggi che segnalavano i posti liberi a chi azionava la sbarra e navette per gli ospiti degli eventi nella villa”. La Como senza orde barbariche domenicali sognata da Vittorio Nessi? “Sono d’accordo con lui – dice Binda – il turismo mordi e fuggi genera traffico senza portare ricchezza alla città. Il conflitto tra persone e auto è anacronistico, oggi abbiamo la possibilità di creare una città più ecologica, serve solo coraggio. Ogni volta che si prende una decisione forte, la gente protesta ma poi capisce e apprezza”.

Signorotto: “Turisti una risorsa che va gestita”

Patrizia Signorotto, residente nel centro storico di Como ed esponente di Legambiente, è chiara nella sua posizione: “Il turismo è una risorsa per Como che ha già perso molto del suo tessuto produttivo. Il problema sta tutto nell’organizzare e gestire i flussi turistici che arrivano da più parti: ci sono gli stranieri che vengono per trascorrere qualche giorno in città, ma anche le persone che risiedono in provincia o nei capoluoghi limitrofi che hanno voglia nel fine settimana di passare qualche ora sul lago”.

Ciò che invece non comprende Signorotto è la mancata gestione di questi flussi in arrivo in città che, di certo, non sono una novità. “Ovviamente non è né proponibile né auspicabile un blocco degli accessi alla città – spiega – ma Como per sua conformazione permetterebbe molto facilmente la chiusura della Convalle alle auto sfruttando i parcheggi di cintura e accompagnando i visitatori in centro con mezzi sostenibili quali le navette elettriche o spingendo le persone a utilizzare la bicicletta. In questo caso però questa Amministrazione non avrebbe dovuto bloccare per tutto questo tempo il progetto della ciclopedonale”.

Per l’esponente di Legambiente anche il centro storico si può gestire molto meglio. “Nelle nostre strade ci sono i tavolini, che sono fondamentali per le attività e fanno vivere le nostre vie, le bancarelle ma anche tante auto che non dovrebbero esserci, oltre ai furgoni delle consegne – conclude – altro che Ztl, il centro andrebbe pedonalizzato”.

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Un commento

  1. La verità è che non basta incentivare l’uso dei mezzi e facilitare la viabilità… Siamo arrivati al punto che è ora per chi governa la città di tirare fuori gli attributi e prendere decisioni forti… La convalle va chiusa ai non residenti punto e basta bisogna organizzare una cintura di parcheggi e autosilo per imporre di lasciare li l’auto e poi prendere i mezzi che ovviamente vanno ultrapotenziati. Ovviamente è un progetto che non richiederà 4 anni per essere realizzato ma se non si parte di sicuro non si arriva da nessuna parte e di sicuro non saranno i nostri attuali amministratori a cominciare!

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